“Pescara sia modello di convivenza, civile e pacifica, e condivisione”
"Forse ci vuole sul serio, anche se il cammino è molto complesso e molto difficile - osserva l'arcivescovo Valentinetti -, una conversione del cuore personale, delle comunità, della socialità, del mondo intero. Eh sì, perché altrimenti la strada non è normale, può essere una strada molto in discesa"
Come da tradizione, stamani è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a presiedere, sul palco allestito nel piazzale antistante la parrocchia pescarese, la santa messa in onore del patrono dei pescatori Sant’Andrea apostolo, concelebrata dal parroco Padre Carlo Mattei. Una liturgia molto partecipata dalle autorità civili e militari, su tutti il sindaco Carlo Masci e il prefetto Giancarlo Di Vincenzo, e dai fedeli che hanno occupato tutti i posti a sedere.
Il presule, nell’omelia, si è soffermato dapprima sull’analisi del Vangelo domenicale: «Gesù – premette – sta compiendo un lungo cammino verso Gerusalemme e domenica scorsa è stato interrogato, secondo la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, da un discepolo perché gli insegnasse a pregare. Ma visto che Gesù camminava, e nel frattempo insegnava, c’è un tale che dalla folla pone una questione, oserei dire quasi di grande attualità. Perché un uomo si vede defraudato nella spartizione di un’eredità. Casi comuni anche oggi. Molto spesso le famiglie si dividono a causa di questo problema. Mentre i beni familiari dovrebbero essere qualcosa di condiviso e soprattutto qualcosa che possa unire, molto spesso sono causa di divisione. Perché? Perché dietro, molto spesso, c’è la cupidigia di qualcuno. E la legge mosaica prevedeva che l’eredità intera andasse al primogenito maschio. Gli altri avevano dei benefici. Avevano dei benefit, diciamo così, qualcosa spettava anche agli altri. Evidentemente quest’uomo che interroga Gesù aveva diritto a qualche cosa e questo qualcosa gli veniva negato da chi aveva preso tutto, da chi per cupidigia – probabilmente – aveva scartato anche gli altri fratelli. Ma Gesù non vuole entrare nel giudizio, anche perché sa che quella legge mosaica è profondamente ingiusta. Non può spettare tutto al primogenito. Giustamente l’eredità va divisa equamente per tutti. Gesù, dunque, dice “Chi mi ha costituito giudice e mediatore sopra di voi?” E poi annuncia la sentenza, cioè annuncia quale deve essere la verità. “Il cuore deve essere libero da un cupidigia, perché anche se l’uomo è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che possiede, ma dipende da qualcos’altro“».
Quindi l’arcivescovo Valentinetti ha fatto un paragone con la realtà attuale: «Lo sappiamo molto bene – constata -. Si possono accumulare beni su beni, ma all’improvviso si devono lasciare. Diceva in una battuta Papa Francesco, alcuni anni fa, che non aveva mai visto un funerale con un camion dietro al feretro con tutte le cose che appartenevano a colui che era morto ed è vero, verissimo, carissimi fratelli, carissime sorelle. Fa eco a questa parola la parola del Qoelet, “Vanità delle vanità. Tutto è vanità”. Che vale fare tanto per poi accumulare, per poi lasciare questa terra, per poi sapere molto bene – e qui la Lettera ai colossesi ci aiuta – che dobbiamo cercare le cose di lassù e non quelle della terra? Che dobbiamo essere rivolti più ad un cammino di eternità che non ad un cammino di precarietà? Ma tant’è. Sperimentiamo costantemente quanto questa parola sia contraddetta. È una Parola che è contraddetta a livello personale, ma che purtroppo è contraddetta a livello anche sociale molte volte».
A tal proposito l’arcivescovo di Pescara-Penne ha citato degli esempi particolari: «Ci sono lobby finanziarie ed economiche – denuncia – che accumulano tesori ingentissimi di denaro e che governano anche alcune situazioni politiche, che governano le realtà sociali. È la verità. Ma perché forse, non credo di scandalizzare nessuno per quello che sto per dire, dietro conflitti più o meno piccoli, più o meno grandi, come quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi, non ci sono le lobby che hanno bisogno di esercitare pressioni finanziarie ed economiche? Particolarmente la lobby delle armi e quella che sarà la lobby della ricostruzione. Le guerre, molto spesso, si fanno anche per questo motivo, ma pagano il prezzo i poveri, gli ultimi. Coloro che tutto vorrebbero, eccetto che ci fosse distruzione e morte. Quelli che si ricordano molto bene che “vanità delle vanità, tutto è vanità”. Che vanità delle vanità è un non capire che forse ci vuole sul serio, anche se il cammino è molto complesso e molto difficile, una conversione del cuore personale, delle comunità, della socialità, del mondo intero. Eh sì, perché altrimenti la strada non è normale, può essere una strada molto in discesa. Non voglio essere assolutamente profeta di sventura, ma voglio fare eco sempre di più alle parole di Sua Santità Papa Francesco, che in questi ultimi tempi ci ricorda, sempre di più e sempre meglio, che c’è una sola strada per poter vivere serenamente sulla faccia della terra ed è la strada della pace e della condivisione dei beni della terra».
Da qui l’auspicio finale: «Che il signore ci aiuti – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -. Che Sant’Andrea interceda per noi, interceda per questa città perché sia modello nuovo di convivenza civile, di convivenza pacifica, di condivisione. Ne siamo capaci, ne abbiamo le potenzialità, ne abbiamo le forze. Mettiamoci realmente a servizio di questa idealità, che sicuramente irrobustirà le nostre mani fiacche e i nostri cuori abbattuti e ci farà avere speranza, non solo nel mistero del Regno di Dio che viene in mezzo a noi, ma anche in un mondo più giusto, più umano, più vero. Amen».
Al termine della santa messa, dopo due anni di stop a causa della pandemia, è tornata a svolgersi la processione in mare dell’effige di Sant’Andrea, imbarcata sulla motonave “Nicola Padre”, dopo il tradizionale corteo a piedi sulle strade di Borgo marino nord (via Bologna, via Venezia, via Gobetti, via Galliani, via Puccini, via Buozzi), unitamente alle autorità tra cui lo stesso arcivescovo Valentinetti. Dal molo sud il corteo di imbarcazioni ha deposto le tradizionali corone di fiori, nel tratto di mare prospicente il Teatro D’Annunzio a sud e piazza Duca degli Abruzzi a nord mentre una terza è stata lanciata a tre miglia dalla costa, in memoria dei caduti in mare. Quest’ultimo è stato il momento culminate dei festeggiamenti dato che domani sera, per motivi tecnici determinati dal deterioramento di una scala sulla diga foranea e vista l’impossibilità di trovare una sede alternativa sicura, i fuochi pirotecnici sono stati annullati.