Lavoro: “La Chiesa c’è, non abbandona i giovani davanti alla precarietà”
"Oggi da imprenditore - sottolinea Fioravante Allegrino, imprenditore - vedo con grande ammirazione i giovani in generale, questa sera ne abbiamo avuto una dimostrazione, ma anche i giovanissimi, perché voi giovani avete una marcia in più. Purtroppo spesso non sapete di averla, non vi accorgete di quello che potete eventualmente esprimere nel mondo del lavoro. È importante che i giovani abbiano la consapevolezza di quanto possono esprimere loro stessi nel mondo del lavoro"
In risposta al messaggio della Conferenza episcopale italiana per la Festa dei lavoratori vissuta ieri, incentrata sul tema “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”, venerdì 28 aprile – nel piazzale adiacente la parrocchia di San Gabriele Arcangelo a Collecorvino – l’Ufficio di Pastorale sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne e il Progetto Policoro, hanno dato vita ad un interessante confronto tra giovani, amministratori, imprenditori e lavoratori sul futuro dell’occupazione nel territorio del Pescarese.
L’appuntamento, moderato dalla giornalista Benedetta Pisano, intitolato “Giovani & lavoro: talk & music show” è stato caratterizzato dall’alternanza di testimonianze e delle canzoni della “Music and hope band”, a partire dall’intervento del sindaco di Collecorvino Paolo D’Amico: «Dopo questo periodo di pandemia – premette il primo cittadino -, il mondo del lavoro inizia a muoversi e lo fa abbastanza velocemente, anche proprio sotto il profilo della delle tipologie di lavoro e delle professionalità. Così, secondo me, siamo in una fase in cui i giovani dovrebbero cogliere l’attimo. È questo l’invito che faccio ai ragazzi, perché siamo in un buon periodo. Di contro, è emerso anche un aspetto negativo che è quello della precarietà. Infatti, a mio parere, la vera piaga di questo periodo, per i nostri giovani, non è tanto l’occupazione quanto la tipologia di occupazione e quindi la precarietà e di conseguenza la dignità della del ragazzo, che ad un certo non può progettare il suo futuro e quindi non può sognare a lungo termine».
Da qui le proposte del sindaco di Collecorvino: «Io penso che come amministrazione – rilancia D’Amico -, quello che possiamo promettere ai nostri giovani è innanzitutto di accorciare il più possibile il divario tra loro e l’istituzione, che spesso viene vista come un qualcosa di lontano e inavvicinabile. Da noi troverete sempre una porta aperta. Invece, sotto il profilo dello sviluppo economico, dovremmo cercare di snellire la burocrazia per le imprese, favorendo la nascita di nuove cercando di migliorare i servizi. Dobbiamo essere sempre più a disposizione delle imprese, perché se riusciremo ad attrarle, creeremo un indotto e di conseguenza anche posti di lavoro per i giovani del nostro territorio, i quali non saranno costretti a dover andare fuori potendo restare, per quanto ci riguarda, a Collecorvino. Questo è ciò che ci auguriamo».
Ma fare impresa a Collecorvino è già possibile. Lo ha dimostrato la testimonianza del giovane imprenditore agricolo Luca Patacca: «Diciamo che forse l’agricoltura viene vista ancora troppo all’antica – osserva il giovane trentunenne –. Si pensa ancora alla figura del vecchio contadino, che oggi non esiste più. Sì, io ho intrapreso questa strada. Ho studiato a Bologna e mi sono laureato in Tecnologie agrarie. D’altra parte, la nostra zona è comunque vocata al settore agricolo. I miei genitori non facevano apertamente questo lavoro, ma poi è passato a fare anche lui l’imprenditore agricolo e così ho proseguito l’azienda familiare. Anche se attualmente abbiamo due imprese in parallelo per ampliare il mercato e la possibilità di agganciarci a diversi mercati. Nel periodo invernale ci occupiamo della coltivazione di spinaci, bietola, cicoria e verze, ma in modo particolare di spinaci, che esportiamo nel mercato nazionale e poi produciamo semilavorati per la grande distribuzione organizzata. La nostra è un’azienda di ampio spettro, che nel periodo di maggiore attività impiega 12 dipendenti, i quali scendono della metà nel periodo estivo. Le sfide da affrontare sono molteplici. Un imprenditore agricolo deve avere una mente molto elastica per affrontare problemi di tutti i tipi, che possono variare all’amministrativo all’ambito operativo. Bisogna essere molto “smart”, senza abbattersi ed essendo resilienti di fronte ai problemi, nonché caparbi. Per cominciare bisogna avere un’idea di base e un piccolo fondo d’investimento, diciamo non grandissimo, però bisogna averlo. Poi, comunque, c’è anche la possibilità di fruire aiuti a livello nazionale ed europeo. Chiaramente, più si è qualificati e maggiormente arriveranno gli aiuti, in quanto molti si sviluppano in graduatorie. Ad esempio, il fatto che io fossi laureato in Agraria mi ha aiutato, perché salivi in graduatoria essendo già del settore».
Anche la giovane dietista Micaela Gentilucci ha raccontare la sua esperienza, contraddistinta da trasferimento dall’Abruzzo a Milano – passando per Firenze – per motivi di studio prima e lavoro poi, riuscendo infine a coronare il suo sogno lavorativo nuovamente nella sua terra natia: «Sono tornata in Abruzzo da 5 mesi – racconta – e sto cercando di riportare qui quello che ho imparato fuori, dando il mio contributo come dietista. Attualmente lavoro alla Asl di Pescara, occupandomi sia di educazione alimentare con i bambini e di progetti con le scuole, sia di ristorazione scolastica più in generale. Per tornare a casa ne ho dovuti fare di sacrifici, ma sono contenta di quello che è stato il mio percorso, seppure un po’ in salita. Posso dire che occorre sicuramente tanta tenacia per inseguire certi obiettivi. La mia idea è sempre stata quella di tornare, anche se ad un certo punto l’avevo un po’ accantonata, ma una voce nel cuore mi diceva di rientrare e ho fatto il concorso per la Asl».
Dopo questi due giovani lavoratori, è stata la volta di un grande imprenditore pescarese come Fioravante Allegrino, titolare dell’azienda “Sogeda” operativa in undici regioni italiane oltre che in Polonia e in Romania, a dare la sua visione dell’imprenditoria e del lavoro per i giovani d’oggi: «Non è facile essere imprenditore – riflette Allegrino -, ci sono tante responsabilità. È molto bello sfidarsi ogni giorno, ma sfidarsi con la giusta misura, quindi senza esagerare per poi, magari, fare dei voli pindarici che magari non portano a risultati. Oggi da imprenditore vedo con grande ammirazione i giovani in generale, questa sera ne abbiamo avuto una dimostrazione, ma anche i giovanissimi, perché voi giovani avete una marcia in più. Purtroppo spesso non sapete di averla, non vi accorgete di quello che potete eventualmente esprimere nel mondo del lavoro. Infatti, quando Don Antonio mi ha parlato di questa serata, io ho dato subito la mia adesione. Mi è già capitato qualche volta di parlare, un paio di volte all’università, un paio di volte anche nelle scuole superiori, e lo faccio volentieri perché, appunto, è importante che i giovani abbiano la consapevolezza di quanto possono esprimere loro stessi nel mondo del lavoro. L’impresa ha bisogno di collaboratori in generale e ha bisogno soprattutto dei giovani. Nella nostra azienda, in Italia, al momento abbiamo bisogno di 45 collaboratori nelle varie sedi, anche qui a Pescara, e di in questi 45 collaboratori, 15 sono all’interno di un progetto specifico che ho avviato due mesi fa. Si chiama “Linfa nuova” e prevede che questi 15 ragazzi debbano avere meno di 30 anni se laureati e meno di 25 anni se diplomati. L’obiettivo è proprio quello di inserire all’interno dell’azienda una linfa nuova. Ne abbiamo anche tanti di ragazzi, ma non a sufficienza per quello che il giovane può effettivamente dare. Il giovane spesso è immaturo, però quando riesce a percepire qual è il suo ruolo all’interno dell’azienda, ha un entusiasmo che può poi rinvigorire anche i meno giovani. Questa sera qui siamo prevalentemente lavoratori, quindi ognuno di noi magari ha un impegno lavorativo e ha anche accanto, non sempre, ma la fortuna di avere qualche giovane che va aiutato, addestrato anche, molto spesso può essere risorsa anche per i colleghi stessi, non solo per l’azienda».
Dopo un intervallo musicale, l’equipe di Pastorale sociale e del Lavoro ha distribuito un questionario ai giovani presenti, affinché emergesse un ascolto del territorio. Infine è intervenuta Annarita, nuova animatrice di comunità del Progetto Policoro per l’Arcidiocesi di Pescara-Penne, che ha ricordato il valore dell’iniziativa spiegando cosa fa la Chiesa per i nostri giovani: «Il Progetto Policoro – spiega l’animatrice – è un’iniziativa della Conferenza episcopale italiana, attivo in 15 regioni italiane e in varie diocesi. In Abruzzo è attivo nelle diocesi di Pescara, Avezzano e Lanciano-Ortona ed è volto ad affrontare la problematica della disoccupazione giovanile e per valorizzare i giovani lavoratori cercando delle opportunità e crenando delle opportunità nel territorio, favorendo l’imprenditoria giovanile».
Un altro tema fondamentale è quello della sicurezza sul lavoro: «Che ad oggi non sembra essere nelle priorità di chi di dovere – osserva Annarita -. Da pochi giorni è stato pubblicato il bollettino per il trimestre gennaio-marzo 2023 e, ad oggi, conta 196 morti sul lavoro in Italia». Un quadro che, riferito all’Abruzzo, è ancora più preoccupante: «Nei primi quattro mesi dell’anno – denuncia don Antonio Del Casale, direttore della Pastorale sociale del lavoro dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne – nella nostre regione si contano già 13 morti sul lavoro, mentre in tutto il 2022 ce ne sono stati 16. La cosa non deve spaventarci o farci pensare che lavorare sia pericolo per tutti, ma non dobbiamo neanche essere superficiali laddove bisogna fornire delle garanzie per chi lavora».
Al termine, il presbitero non ha mancato di rilanciare il messaggio della Chiesa di Pescara-Penne a chi si avvicina al mondo del lavoro: «Noi – sottolinea don Antonio Del Casale – non vogliamo abbandonare i giovani davanti alla precarietà del lavoro o alle difficoltà che il lavoro può offrire, ma seguirli, essere presenti e come Chiesa locale vogliamo farlo. Vogliamo vivere proprio questo impegno, come ci chiedono i vescovi, per ridare la speranza. Ed è un momento in cui abbiamo sentito i nostri imprenditori, questa speranza c’è, questa possibilità di lavorare c’è. C’è tanto bisogno di ripartire e tanti anche posti che possono essere occupati da chi, magari, si mette in gioco anche diversamente dai suoi progetti, perché abbiamo ascoltato tanti giovani che a partire da alcuni progetti, poi hanno scoperto invece un lavoro diverso, anche un lavoro magari più appagante. In questo senso, dobbiamo aiutare i giorni proprio nel discernimento. Come diocesi ci mettiamo a disposizione e come ufficio di pastorale sociale, cerchiamo di venire incontro a tutti. L’auspicio è che il lavoro che dà dignità all’uomo e alla persona, possa essere quel lavoro che magari il giovane inventa o che sa riportare da esperienze lavorative compiute fuori regione, per cui può essere nuovo nei nostri territori, ma perché il giovane ha saputo essere nuovo lì dove vive».