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“Migrare dovrebbe essere una scelta libera, ma spesso non lo è”

"Poiché le risorse mondiali non sono illimitate - ammonisce il Papa -, lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione che si riesce a generare tra tutti i Paesi. Fino a quando questo diritto non sarà garantito – e si tratta di un cammino lungo – saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore"

Lo ha affermato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del prossimo 24 settembre

Papa Francesco

«Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è». Con questa denuncia Papa Francesco ha aperto il messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si terrà il 24 settembre sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”: «Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente – constata il Papa – l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire. Già nel 2003 San Giovanni Paolo II affermava che costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria patria. I flussi migratori dei nostri giorni sono espressione di un fenomeno complesso e articolato, la cui comprensione esige l’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza migratoria, dalla partenza all’arrivo, incluso un eventuale ritorno».

Il Papa, tra l’altro, ha dedicato il suo messaggio «alla libertà – sottolinea – che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra». A tal proposito, il Pontefice ha citato il titolo di un’iniziativa di solidarietà promossa qualche anno fa dalla Cei “Liberi di partire, liberi di restare” «come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee. La fuga della Santa Famiglia in Egitto – denota il Santo Padre – non è frutto di una scelta libera, come del resto non lo furono molte delle migrazioni che hanno segnato la storia del popolo d’Israele».

Quindi Papa Bergoglio è passato ad analizzare le cause alla base della migrazioni attuali: «Persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria – osserva – sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione. Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate, è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune».

Quindi Papa Francesco ha proposto alcune azioni per rendere quella di migrare una scelta libera: «Bisogna sforzarsi – esorta il Papa – di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale. Solo così si potrà offrire ad ognuno la possibilità di vivere dignitosamente e realizzarsi personalmente e come famiglia».

Da qui l’appello rivolto ai governi che sono chiamati a gestire questo fenomeno: «È chiaro – ribadisce Papa Bergoglio – che il compito principale spetta ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare la buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili. Essi però devono essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne tese a favorire gli interessi di pochi. E lì dove le circostanze permettano di scegliere se migrare o restare, si dovrà comunque garantire che tale scelta sia informata e ponderata, onde evitare che tanti uomini, donne e bambini cadano vittime di rischiose illusioni o di trafficanti senza scrupoli».

Non è mancato anche un riferimento al prossimo giubileo ordinario della Chiesa del 2025: «La celebrazione del giubileo per il popolo d’Israele – ricorda Francesco – rappresentava un atto di giustizia collettivo. Tutti potevano tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Mentre ci avviciniamo al Giubileo del 2025, è bene ricordare questo aspetto delle celebrazioni giubilari».

Quindi il nuovo appello del Santo Padre: «È necessario uno sforzo congiunto dei singoli Paesi e della comunità internazionale – rilancia -, per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra. Si tratta di un diritto non ancora codificato, ma di fondamentale importanza, la cui garanzia è da comprendersi come corresponsabilità di tutti gli Stati nei confronti di un bene comune che va oltre i confini nazionali. Poiché le risorse mondiali non sono illimitate, lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione che si riesce a generare tra tutti i Paesi. Fino a quando questo diritto non sarà garantito – e si tratta di un cammino lungo – saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore».

Infine il Pontefice ha chiesto di andare in profondità quando si ha a che fare con i migranti: «Riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà – auspica Bergoglio -, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta. Mentre lavoriamo perché ogni migrazione possa essere frutto di una scelta libera, siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante. E ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare. Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno».

Questa l’indicazione finale del Santo Padre per affrontare al meglio il fenomeno migratorio: «Il percorso sinodale che, come Chiesa, abbiamo intrapreso – conclude -, ci porta a vedere nelle persone più vulnerabili – e tra questi molti migranti e rifugiati – dei compagni di viaggio speciali, da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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