“Nel Giappone delle donne sulle ali dello Haiku”
Una poesia breve e essenziale da sempre dominata dagli uomini, diventa il mezzo attraverso cui le donne giapponesi del '900 riacquistano una voce
Nonostante il maltempo, si è registrata una buona affluenza alle 16.30 di ieri pomeriggio nella sala Consiliare del Comune di Pescara, in cui il Centro Italiano Femminile, con la collaborazione dell’associazione Lo Spazio di Sophia e il patrocinio del Comune di Pescara, ha presentato “La donna tra Oriente e Occidente. Il senso dell’haiku”. «Nel progetto del Cif comunale, donne di diverse nazionalità si raccontano e si confrontano per creare ponti di comunicazione e integrazione», così ha esordito Luciana Passeri, presidente del Cif comunale di Pescara, che ha spiegato l’interesse del Centro per l’interazione multietnica, alla base proprio di una serie di incontri di approfondimento culturale. «Abbiamo intenzione di seguire un filo geografico e siamo partiti dall’Oriente e dal Giappone – chiarisce la presidente –, infatti questo primo appuntamento è dedicato alla rappresentazione della donna nella poesia Haiku giapponese, con risvolti nei confronti della cultura occidentale».
Accanto al Cif in questa avventura c’è Lo Spazio di Sophia, un’associazione nata nel 2011 per offrire un modo diverso di incontrarsi, quello del caffè filosofico, dove tutti i partecipanti sono invitati a esprimere la propria opinione sugli argomenti trattati. Lo Spazio di Sophia, come afferma il presidente Tino Di Cicco, «ha un importante legame con la filosofia e la cultura giapponese», per questo motivo si è resa promotrice e parte attiva nell’incontro di ieri.
Dopo gli interventi delle associazioni e i saluti dell’assessore alla cultura Maria Rita Carota, la parola è passata a Cristina Banella, traduttrice e ricercatrice sulla poesia giapponese all’Università di Tokyo, che ha basato il suo discorso sul racconto dell’evoluzione della donna giapponese nei secoli, attraverso le figure di alcune poetesse Haiku. «Lo Haiku – spiega Cristina Banella – è un particolare componimento di sole diciassette sillabe, tipico del Giappone, che fu dominato dagli uomini per tre secoli. Agli inizi del 1900, però, la scuola di poesia del maestro Kyoshi aprì sulla sua rivista “Il cuculo”, dedicata alla pubblicazione degli Haiku, una sezione dedicata solo a quelli scritti da donne. Immediatamente le donne, felicissime dell’iniziativa, lo inondarono di Haiku».
«Le donne giapponesi – fa ancora presente la ricercatrice – introdussero in un componimento aulico solitamente legato alla contemplazione della natura, temi nuovi e più quotidiani, come la cucina, l’amore, i figli. La mia maestra di Haiku, che è molto anziana, mi raccontava che per tutte le donne era importante fare Haiku, perché ritrovavano una voce che non avevano mai avuto». In questo contesto, è stato possibile anche analizzare il ruolo contemporaneo della donna giapponese in relazione al lavoro, al matrimonio e anche all’apertura nei confronti degli usi occidentali.
Gli ultimi due contributi sono stati quello di Grazia Di Lisio, socia Cif, che ha condiviso con la platea alcuni Haiku scritti di suo pugno, sottolineando anche la difficoltà per un nativo occidentale di accostarsi alla poesia orientale, e una relazione scritta dall’assente Giovanna De Vivo de Lo Spazio di Sophia, e letta dalla socia Roberta Marchegiani: «In associazione abbiamo avuto modo di capire che quello orientale è un pensiero non molto lontano da valori che sono stati all’origine della cultura occidentale, infatti alcuni temi tipici della cultura giapponese sono presenti anche nei filosofi presocratici».