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100 anni di scoutismo a Penne: “Siamo qui per costruire alleanze di bene”

"Il mio auspicio - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti - è che ci si impegni sempre più seriamente nella scelta di fede, da tenere presente in continuazione di fronte ai cambiamenti epocali che stanno accadendo. E poi la dimensione della formazione educativa dei capi, perché se i capi non hanno una solida formazione da un punto di vista umano, religioso, spirituale, metodologico, educativo e anche psicologico, il lavoro non viene fuori"

Lo ha affermato Fabrizio Marano, caposcout d’Italia Agesci, intervenendo al convegno del centenario degli scout a Penne sabato 13 maggio

I relatori del convegno dal tema "Crescere con il metodo scout"

Un secolo di scoutismo a Penne è stato celebrato, lo scorso sabato 13 maggio nella sala polivalente comunale, dal Gruppo scout Agesci Penne 1 promuovendo un convegno dal tema “Crescere con il metodo scout. Un’occasione reciproca per il territorio”, molto partecipato dagli scout e dalla comunità locale. Un appuntamento che si è tenuto nel giorno in cui ricorreva l’anniversario di morte del fondatore degli scout a Penne, l’indimenticato Giuseppe D’Aristotile per il quale, alle 18.30 nella chiesa dell’Annunziata, è stata celebrata una santa messa di suffragio.

L’intervento dell’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti

Un convegno aperto dai saluti e dalla testimonianza dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti: «Sappiamo bene – esordisce il presule – quanto sia importante questo cammino, e quanto lo sia stato, per la città di Penneche conserva dal 1923 nella realtà di memoria di questo giovane D’Aristotele le vestigia di una realtà educativa che sicuramente fa onore alla comunità in quanto tale. Con il capozona, poco fa, ragionavamo di come la realtà scout, di fronte a uno spopolamento sostanziale di alcune associazioni di realtà cattoliche, non sta risentendo di questa situazione e questo vuol dire che ha una valenza fattiva. L’importante è che in questo momento, anche per la realtà del gruppo di Penne, ci si impegni in modo serio su due fronti. Il mio auspicio è che ci si impegni sempre più seriamente nella scelta di fede, da tenere presente in continuazione di fronte ai cambiamenti epocali che stanno accadendo. E poi la dimensione della formazione educativa dei capi, perché se i capi non hanno una solida formazione da un punto di vista umano, religioso, spirituale, metodologico, educativo e anche psicologico, il lavoro non viene fuori. Io allora spero che questo convegno, proprio perché ragiona sul metodo scout, possa implementare sempre più queste direttrici».

Mario Semproni, ex sindaco di Penne

In seguito, è stato l’ex sindaco di Penne Mario Semproni a portare i saluti: «Ben vengano i festeggiamenti di questo anniversario, perché purtroppo a Penne ci sono molte iniziative che nascono con entusiasmo e che poi invece si affievoliscono e si spengono. Così, se siamo qui a festeggiare i 100 anni, vuol dire che le radici sono solide e quindi l’invito è di andare avanti su questa strada».

Leonardo D’Addazio, consigliere regionale

Per conto delle istituzioni, è intervenuto anche il consigliere regionale, originario di Penne, Leonardo D’Addazio: «Vedo molti ragazzi – osserva l’esponente istituzionale -. Secondo me l’incontro di oggi deve essere focalizzato soprattutto sui ragazzi, sottolineando anche soprattutto gli errori che abbiamo fatto noi adulti e che continuiamo a fare negli insegnamenti che diamo loro, perché purtroppo questa società ha perso di vista alcuni valori. I valori che hanno gli scout, come la cooperazione e l’aiuto al prossimo, che mancano perché nel momento in cui andiamo a vedere che ci sono episodi di bullismo – che sfociano addirittura nelle baby gang – o di utilizzo sbagliato dei social, questo purtroppo incide sull’educazione dei nostri figli allora. La scuola, la famiglia e le istituzioni, da questo punto di vista, devono avere un ruolo importante e in questo contesto si inseriscono anche gli scout e lo sport. Voi date il vostro impegno a Penne da 100 anni e spero che vada avanti per altri 100 anni».

Don Andrea Di Michele, assistente spirituale degli scout di Penne

In chiusura di questa prima parte, è intervenuto anche l’assistente spirituale del Gruppo scout Agesci Penne 1 don Andrea Di Michele: «Se siamo scout – osserva il presbitero -, al di là dell’uniforme, nel momento in cui veniamo interpellati, dovremmo noi tutti essere capaci di dare una buona testimonianza al Signore con le parole, con le opere e anche con un atteggiamento accogliente e buono. Un auspicio che vale per i cristiani in assoluto, in quanto battezzati, e ovviamente anche per gli scout».

Alessandro Peretti, caposcout gruppo Agesci Penne 1

Uno dei due responsabili del gruppo scout Agesci Penne 1 è Alessandro Peretti, il quale ha ricordato la figura di Giuseppe D’Aristotele: «Trentadue anni fa – ricorda – abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare le persone che avevano conosciuto Peppino. Tra loro il novantenne professor Perilli, ci raccontava che ogni mattina lui faceva la preghiera scout. E alla domanda “Peppino com’era?” La risposta era “Era buono”. Allora questo ci ha fatto capire che, forse, non dobbiamo insegnare tante cose complicate ai nostri ragazzi, ma ad essere buoni».

Sandra Barlaam, caposcout gruppo Agesci Penne 1

L’altra responsabile del gruppo scout Agesci Penne 1 è Sandra Barlaam: «Essere uno scout è un privilegio – testimonia -, perché significa recuperare quei valori umani che nella nostra società sono un po’ sono soffocati da un dinamismo più improntato al successo. Invece vivere nella comunità scout significare recuperare quei valori umani, che poi identifichiamo nella fede. Cristo è il nostro punto di riferimento. Questo ci permette di vivere in maniera tranquilla, con una serenità che è più difficile trovare nella società secolarizzata. Questo ci permette di recuperare la forza del volontariato finalizzata ai nostri ragazzi. Questa è la cosa più bella dello scoutismo, poter fare qualcosa di concreto per la nostra società, in cui ogni individuo comprenda che la felicità è un dono che si riceve quando ci si dona agli altri».

Fabrizio Marano, caposcout d’Italia Agesci

Chiusa la parte introduttiva del convegno, ha preso la parola il capo scout d’Italia Agesci Fabrizio Marano: «Siamo qui – afferma – per costruire alleanze di bene. Non gli scout. Tutti noi qui dentro, ciascuno di noi, siamo impegnati a costruire alleanze di bene, perché sicuramente nel cuore di ciascuno c’è il desiderio di dare la forma migliore all’amore che Dio ha posto dentro ciascuno di noi. E questo lo esprimiamo attraverso quello che ci procura, non la felicità emotiva, ma quello che porta una gioia. E qui ha senso una vocazione, al sacerdozio, matrimoniale, al lavoro, al servizio, ad essere figlio, ad essere padre, ad essere madre, ad essere un giovane esploratore, un rover, una scolta. Ad essere, ma nella misura in cui quel semino d’amore che è dentro di ciascuno di noi. Ecco, siamo chiamati a dargli ogni giorno una forma orientata al bene. Il nostro compito non è sulla montagna. È qui, giù, nel fare del bene nel fare il nostro servizio orientato agli altri. Queste sono le alleanze, è molto semplice, non servono grandi concetti. Questo ci farà intuire che qui dentro, famiglie, parrocchia, scuola e istituzioni, scout, individualmente, abbiamo tutti il dovere di coltivare queste alleanze di bene, di costruire alleanze di bene.

Tanti gli scout, e non solo, partecipanti

In fondo una comunità, come quella di Penne o di Pescara – aggiunge Marano -, una qualsiasi comunità, è fondata su relazioni orientate al bene. Pensiamo all’esperienza che ciascuno di noi vive, la famiglia. Quindi non celebriamo questa comunità, ma celebriamo questa comunità che è capace di esprimere un gruppo scout che costruisce relazioni di bene. Per gli storici questi 100 anni del gruppo scout si tradurrebbero in 40 anni, in quanto ha camminato all’inizio degli anni ’20, per poi riprendere negli anni ’80. Ma non è così, perché se un semino è stato riposto nella comunità di Penne 100 anni fa, chi educa pianta un seme. Significa che quel seme ha avuto modo e tempo di poter germinare e oggi ancora continuo a dare i suoi frutti. In questo dobbiamo crederci, perché se viene ancora citata l’esemplarità di un giovane, che non ha fatto altro che vivere con pienezza quell’amore che era posto dentro di lui, dandogli la migliore forma che lui poteva offrire, mi riferisco quindi a Giuseppe, significa che questa santità è dovere di ciascuno poterla esprimere con pienezza. E la nostra speranza, la nostra bellezza sono i giovani, ma non solo loro il problema. I ragazzi sono sempre i ragazzi. Aveva ragione l’arcivescovo. Attenzione degli adulti, perché siamo capaci di metterci di traverso e impedire che questa bellezza continui a fiorire. Questo può essere uno rallentamento alla bellezza, ma i giovani sono sempre i giovani. E sempre manifestano quello che sono, una bellezza in continuo movimento. Solo che a noi il movimento non sempre piace, però è così».

Patrizia Ciccarella, responsabile regionale Agesci

Quindi è stata la volta della responsabile regionale Agesci Patrizia Ciccarella: «Quando viviamo qualcosa come questa bellissima storia del gruppo di Penne – sottolinea -, contribuiamo alla costruzione di qualcosa che va oltre noi. Allora questo è il senso pienamente umano della vita».

Roberto Bollettini, responsabile regionale Agesci

L’ha seguita l’altro responsabile regionale Agesci Roberto Bollettini, che ha espresso un auspicio rispondendo alla domanda “A cosa servono gli scout?”: «Il seme dello scoutismo – rilancia – quando è piantato con l’amore rivolto a Dio, non può non dare frutto. Il metodo scout è importantissimo, ma dev’essere trasversale così da accogliere più gente possibile per andare aldilà dell’uniforme, fino ad insinuarsi nelle istituzioni e far sì che gli scout sono percepite da esse, essendo delle risorse soprattutto per le piccole comunità come Penne. Questo vale per tutte le realtà che concorrono al bene comune».

Barbara Pucarelli e Antonio D’Agostini, responsabili Agesci della zona di Pescara

Al termine è intervenuta la responsabile della zona di Pescara, Barbara Pucarelli: «Se siamo qui – osserva, rivolgendosi agli scout più giovani – è grazie a voi ragazzi che siete comunque la materia prima del mondo scout. Senza di voi anche il nostro servizio da adulti non potrebbe esserci. Quindi a voi va un grazie particolare. Voi ci siete oggi come ragazzi di clan, ma sicuramente anche i volti e i sorrisi dei vostri amici, dei vostri fratellini più piccoli, lupetti e coccinelle, ed esploratori e guide, sicuramente danno senso al nostro esserci qui, al nostro fare servizio».

L’altro responsabile di zona ad intervenire, è stato Antonio D’Agostino: «Quello di Penne – riconosce – è stato da sempre un gruppo che ha contribuito in maniera significativa alla crescita della zona di Pescara. Certo, ci sono stati alti e bassi nella loro storia, momenti nei quali la loro vocazione allo scoutismo è stata messa a dura prova. Hanno passato dei periodi in cui erano rimasti in tre scout, ma hanno saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo e sono andati avanti, perché sapevano di avere tra le mani una cosa di valore. Questa passione per l’educazione dei loro ragazzi, ha consentito a questo gruppo di resistere arrivando ad essere quello che sono oggi».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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