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Chiesa: “Mai le porte degli inferi prevarranno contro di essa!”

"C'è qualcuno, anzi forse più di qualcuno – ricorda monsignor Tommaso Valentinetti - che fa fatica a riconoscere in Papa Francesco il successore di Pietro. Eh sì, perché molto spesso Pietro ce lo vogliamo costruire a nostra immagine e a nostra somiglianza. Pietro vorremmo che rispondesse sempre alle nostre attese, ma perché vorremmo che la Chiesa rispondesse sempre alle nostre attese. Ma la Chiesa è altra, la Chiesa va al di là del tempo, al di là della storia. La Chiesa è mistero, mistero d'amore che prepara il Regno di Dio"

Lo ha affermato domenica 27 agosto l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa in diretta su Rai dalla chiesa di San Pietro Apostolo a Pescara

L'arcivescovo Valentinetti presiede la santa messa in diretta su Rai 1 dalla chiesa di San Pietro Apostolo a Pescara il 27 agosto 2023

È stata come sempre intensa e suggestiva la santa messa presieduta la scorsa domenica 27 agosto dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella chiesa di San Pietro Apostolo a Pescara, la moderna “chiesa sul mare” impreziosita dalle opere di Pietro Cascella, trasmessa in diretta su Rai 1 grazie alle riprese di cinque telecamere della squadra esterna di ripresa Ob 40 di Milano diretta da Gianni Epifani, con il commento liturgico di Orazio Coclite. Una liturgia eucaristica concelebrata dal parroco della chiesa di San Pietro Apostolo, monsignor Vincenzo Amadio, dal vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Francesco Santuccione.

Dopo la consueta cartolina introduttiva dedicata alla bellezze del capoluogo adriatico e l’inizio della messa con la liturgia della Parola, l’arcivescovo Valentinetti ha poi pronunciato l’omelia ispirata dal Vangelo della ventunesima domenica del Tempo ordinario: «Sia lode alla Santa Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – esordisce il presule -, perché ancora una volta, attraverso questa parola del Vangelo, ci introduce nel mistero di Cristo e nel mistero del successore di Pietro. Mistero grande della Chiesa, siamo di fronte alla grande domanda che era vera per i discepoli, ma che è vera anche per noi, e cioè “Chi è Gesù per te?”. La risposta dei discepoli è generica, o perlomeno non è subito precisa, potrebbe essere chiesto anche a noi “Chi è Gesù per te?”. E potremmo dare delle risposte le più svariateUn grande profeta, un personaggio illustre dell’antichità, un uomo di cui si è parlato tantissimo, ma qualcuno senza fede, poi alla fine, potrebbe dire “Sì, ma è un uomo che è morto in croce ad opera dell’impero romano”. C’è invece una risposta fondamentale che uno dei discepoli rivolge a Gesù e cioè, “Tu sei il Cristo”. Questo nome che per noi potrebbe essere un nome proprio, dice poco. Per il popolo di Israele diceva tantissimo. Risposta alle promesse, il Cristo è risposta alle attese, risposta a quanto di più desiderabile poteva essere invocato dal popolo d’Israele che aspettava il Messia, il Cristos, il liberatore».

Da qui, dunque, la prima vera e significativa risposta sul significato della presenza di Cristo nella nostra vita: «Ecco – sottolinea l’arcivescovo Valentinetti -, Gesù è la risposta alle attese. Dobbiamo riconoscerlo, perché una delle questioni di questo testo è sicuramente riconoscere Gesù per la nostra vita. La risposta alle nostre inquietudini, la risposta alle nostre attese, la risposta piena d’amore, di comprensione, di misericordia a tutti i nostri limiti, a tutti i nostri peccati. Una risposta che ci coinvolge totalmente e fa di noi una cosa sola, con Lui fa di noi una cosa sola nel mistero della Trinità, a cui Cristo appartiene nella sua seconda persona. La risposta di Gesù a Pietro è “Non la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Entrare in questo mistero significa accogliere la grazia. Gesù sceglie i discepoli per grazia. Sceglie Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sul Tabor per grazia. E la grazia inonda Pietro, che dà la risposta più certa “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Non il sangue e la carne te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Non un dio nascosto, non il dio dei greci, non il dio degli idoli, ma il Dio vivente, il Dio presente. Ma tutto questo per grazia. , perché non abbiamo mai a sufficienza considerato quanto sia importante la grazia nei nostri riguardi. Amicizia con Dio, fiducioso abbandono nelle sue mani, comprensione piena, sentire sempre forte la grazia nella nostra esistenza».

I fedeli presenti nella chiesa di San Pietro Apostolo

Ma il Vangelo al centro della scorsa domenica, non ci aiuta solo a riconoscere Gesù come Cristo: «Ci dà anche la possibilità di riconoscere Pietro – precisa l’arcivescovo di Pescara-Penne -. Eh sì, perché poi la seconda parte del Vangelo di questa domenica ha delle promesse. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Ah, quanto dovrebbero meditare questa parola i detrattori della Chiesa di oggi, che pensano che la Chiesa si stia per scucire, per sfasciare, per perdersi. Mai le porte degli inferi prevarranno contro di essa! Essa è sostenuta dalla fede di Pietro, essa è sostenuta dalla grazia dello Spirito Santo. Ma riconoscere Pietro nella storia non è stato sempre facile. Ogni Papa, successore Di Pietro, ha avuto i suoi problemi. Se guardiamo alla storia della Chiesa, noi avremo uno spaccato significativo di quanto è stato difficile per i successori di Pietro aderire a quel mistero di risposta, “A te darò le chiavi”. E se guardiamo alla storia contemporanea, quanto è stato difficile per tutti i Papi di questi ultimi decenni dare una risposta ed essere accettati. Ma quando li abbiamo capiti? Dopo la loro morte, dopo che il tempo era passato, dopo che il tempo si era sedimentato. Ecco che la sapienza dell’amore per la Chiesa, e soprattutto la sapienza di chi ha saputo portare la croce, di chi ha saputo incarnare quella risposta d’amore piena di fede, è diventata una verità anche oggi».

Difficoltà che valgono anche per il Papa attuale: «C’è qualcuno, anzi forse più di qualcuno – ricorda monsignor Tommaso Valentinetti – che fa fatica a riconoscere in Papa Francesco il successore di Pietro. Eh sì, perché molto spesso Pietro ce lo vogliamo costruire a nostra immagine e a nostra somiglianza. Pietro vorremmo che rispondesse sempre alle nostre attese, ma perché vorremmo che la Chiesa rispondesse sempre alle nostre attese. Ma la Chiesa è altra, la Chiesa va al di là del tempo, al di là della storia. La Chiesa è mistero, mistero d’amore che prepara il Regno di Dio. Quel Regno d’amore di giustizia e di pace, che solo il Signore nella sua grazia concederà e che Pietro, qualunque nome porti, oggi Francesco, sta preparando con umiltà, semplicità, amore, dedizione, sacrificio».

Quindi l’auspicio finale: «Preghiamo per il successore di Pietro – conclude il presule -, che oggi si chiama Francesco, sapendo molto bene che a lui ancora è dato di avere le chiavi del Regno dei cieli, è dato il potere di legare e di sciogliere. A lui è data la possibilità di far incamminare la Chiesa verso il Regno, con la certezza che ci vuole coinvolgere come Chiesa, come comunità cristiana. Ci ha proposto un percorso sinodale, perché non sia solo lui, ma sia realmente un respiro ampio, di grande fede, di popolo, che possa anticipare quella Chiesa altra del domani, che è speranza per tutta l’umanità. Amen».

About Davide De Amicis (4553 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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