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Sinodo: “Per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità”

"Una Chiesa unita e fraterna, o almeno che cerca di essere unita e fraterna - chiede il Papa -, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Una Chiesa che rischia con Gesù. Così Gesù vuole la Chiesa, così vuole la sua sposa"

Lo ha affermato stamani Papa Francesco nella messa di apertura del Sinodo in piazza San Pietro

Papa Francesco celebra la santa messa in occasione dell’apertura del Sinodo Foto: Siciliani-Gennari/Sir

Si apre oggi, con la santa messa appena presieduta da Papa Francesco in piazza San Pietro – concelebrata dai 21 nuovi cardinali creati nel Concistoro dello scorso sabato, nonché dai componenti del Collegio cardinalizio – la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi dal tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che metterà insieme il frutto di due anni di ascolto del popolo di Dio avvenuto a livello locale nelle singole diocesi. Ai lavori, che nell’Aula Paolo VI in Vaticano si protrarranno fino a domenica 29 ottobre per poi riprendere ad ottobre 2024 quando verranno tratte le conclusioni, parteciperanno 365 membri tra cardinali, vescovi, religiosi provenienti da tutto il mondo, ai quali si aggiunge il Papa, di cui 70 laici (54 le donne) – per la prima volta con diritto di voto alla pari dei padri sinodali.

Nell’omelia il Pontefice è stato chiaro su ciò che non dovrà essere il Sinodo: «Non ci serve uno sguardo immanente – spiega -, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. Il Sinodo non è un parlamento: protagonista è lo Spirito Santo. Non siamo qui per fare Parlamento, siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Lo sguardo benedicente del Signore invita anche noi a essere una Chiesa che, con animo lieto, contempla l’azione di Dio e discerne il presente e che, fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo. “Questa è la sapienza spirituale della Chiesa” – ricorda il Santo Padre, citando la “serenità” di San Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio  Vaticano II -. È necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato».

Quindi Papa Bergoglio ha rivolto un primo invito ai componenti dell’Assemblea sinodale: «Essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale – esorta – ma che, al contrario, volge gli occhi a Dio che è comunione e, con stupore e umiltà, lo benedice e lo adora, riconoscendolo suo unico Signore. Non vogliamo glorie terrene, non vogliamo farci belli agli occhi del mondo, ma raggiungerlo con la consolazione del Vangelo, per testimoniare meglio, e a tutti, l’amore infinito di Dio». A questo punto Papa Francesco ha citato il suo predecessore Benedetto XVI: «“La questione per noi è: Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato, ma come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza?”. Questa è la domanda fondamentale – sottolinea il Papa -. E questo è il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità. Una Chiesa unita e fraterna, o almeno che cerca di essere unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Una Chiesa che rischia con Gesù. Così Gesù vuole la Chiesa, così vuole la sua sposa».

L’ingresso dei componenti dell’Assemblea sinodale in piazza San Pietro – Foto: Siciliani-Gennari/Sir

Obiettivi, questi ultimi, che per il Pontefice possono essere centrati soltanto imparando da Gesù: «Dal suo sguardo ospitale verso i più deboli, i sofferenti, gli scartati – raccomanda Papa Bergoglio -. Questo sguardo accogliente di Gesù invita anche noi ad essere una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse. In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura. Nel dialogo sinodale, in questa bella marcia nello Spirito Santo che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo per diventare, usando una bella espressione di San Paolo VI, una Chiesa che “si fa colloquio”. Una Chiesa “dal giogo dolce”, che non impone pesi e che a tutti ripete: “Venite, affaticati e oppressi, venite, voi che avete smarrito la via o vi sentite lontani, venite, voi che avete chiuso le porte alla speranza: la Chiesa è qui per voi!”. La Chiesa dalle porte aperte a tutti, tutti! Una volta – racconta il Papa a braccio – c’erano difficoltà in una parrocchia e una donna molto anziana, quasi analfabeta, ha avuto un intervento di un teologo e con tanta mitezza e saggezza spirituale ha dato la sua cosa. Io ricordo quel momento come una rivelazione del Signore. “Lei dove ha studiato questa teologia così forte?” I popoli sapienti hanno questa fede».

Inoltre, in conclusione della sua omelia, Papa Francesco ha ammonito tutto il popolo di Dio, rappresentato in piazza San Pietro, dal «cadere in alcune tentazioni pericolose – avverte -: «Di essere una Chiesa rigida, una dogana, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa». Quindi il Santo Padre ha rilanciato, rivolgendosi ai 365 componenti dell’Assemblea sinodale: «Camminiamo insieme umili, ardenti e gioiosi – esorta -. Camminiamo sulle orme di San Francesco d’Assisi (il patrono d’Italia di cui oggi ricorre la festa litrugica), il Santo della povertà e della pace, il “folle di Dio” che ha portato nel corpo le stigmate di Gesù e, per rivestirsi di lui si è spogliato di tutto. Com’è difficile questa spogliazione, interiore ed esteriore, di tutti noi, anche delle istituzioni! San Bonaventura racconta che, mentre pregava, il Crocifisso gli disse: “Va’ e ripara la mia Chiesa”. Il Sinodo serve a ricordarci questo. La nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere “riparata”, perché noi tutti siamo un popolo di peccatori perdonati, sempre bisognosi di ritornare alla fonte che è Gesù e di rimetterci sulle strade dello Spirito per raggiungere tutti col suo Vangelo».

A tal proposito il riferimento è andato nuovamente a San Francesco d’Assisi che: «In un tempo di grandi lotte e divisioni – ricorda il Papa -, tra il potere temporale e quello religioso, tra la Chiesa istituzionale e le correnti eretiche, tra i cristiani e altri credenti, non criticò e non si scagliò contro nessuno, imbracciando solo le armi del Vangelo: l’umiltà e l’unità, la preghiera e la carità. Facciamo anche noi così! E se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Il momento di più frutto nel Sinodo sono i momenti di preghiera, anche l’ambiente di preghiera col quale il Signore agisce in noi. Lo Spirito Santo, poi, spesso frantuma le nostre aspettative per creare qualcosa di nuovo, che supera le nostre previsioni e le nostre negatività. Apriamoci a Lui, lasciamo che sia lo Spirito Santo il protagonista del Sinodo. E con Lui camminiamo, nella fiducia e con gioia».

About Davide De Amicis (4384 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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