“Non deleghiamo la carità. Per il 2024 ognuno si prenda cura di qualcuno”
"Continuare a chiamare delle situazioni di povertà - in alcuni casi anche cronica - con l'aggettivo emergenziale - osserva Corrado De Dominicis - è un inganno dal quale noi dobbiamo uscire. Non possiamo parlare ancora di “emergenza freddo”, “emergenza migranti”, “emergenza povertà”. Ci sono delle situazioni che di emergenziale non hanno proprio nulla, quindi il rischio è di travisare le parole facendo immaginare delle situazioni come emergenziali anche se non lo sono. Questo perché nel corso degli ultimi 5 anni, il dato sui poveri assoluti e relativi in Italia è in continuo aumento. Questo ci deve dire qualcosa"
Sono in aumento i dati sulla povertà nella Chiesa di Pescara per l’anno 2023, rilevati dall’Osservatorio diocesano povertà e risorse della Caritas, in riferimenti a tutti i servizi erogati. Sono, ad esempio, 73.951 i pasti totali distribuiti dalle mense di Pescara presso la Cittadella dell’Accoglienza “Giovanni Paolo II”, e di Montesilvano presso la Casa della Solidarietà “Madre Teresa di Calcutta”; 243 sono invece le persone ospitate in accoglienza notturna in Cittadella; 1.540 le persone che hanno chiesto sostegno al Centro d’ascolto diocesano di Pescara per problematiche principalmente legate a bisogni economici, reddito insufficiente, povertà abitativa, povertà educativa minorile, accesso alle cure ed in particolare. Nell’ultimo quadrimestre agosto-novembre, si segnalano un aumento del 15% delle richieste per pagamenti utenze domestiche e spese alimentari e del 9% delle richieste per problematiche abitative; 445 sono le famiglie sostenute dagli Empori della Solidarietà di Pescara e Montesilvano (+17% rispetto all’intero 2022) per un totale di 3.348 spese effettuate per beni alimentari, vestiario, prodotti per igiene personale e la pulizia della casa, materiale di cancelleria e per la scuola. Cifre che fanno riflettere soprattutto nel corso di queste festività natalizie, a pochi giorni dalla fine dell’anno. Per questo abbiamo colto l’occasione per fare il punto della situazione con il direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne Corrado De Dominicis.
Corrado, alla vigilia del Natale avete voluto sollecitare una riflessione pubblicando questi dati dell’Osservatorio diocesano povertà e risorse della Caritas. Numeri che hanno fatto giungere al brindisi natalizio con un po’ di magone, essendo tutti in aumento rispetto al 2022…
«Dati che ci fanno arrivare con un po’ di magone e un po’ di preoccupazione perché, effettivamente, registriamo un aumento su diverse situazioni di povertà che vive il nostro territorio. Basti pensare che parlando dei pasti che vengono distribuiti, sia nella mensa a Pescara presso la Cittadella dell’accoglienza, che in quella presso la Casa della solidarietà “Madre Teresa di Calcutta” a Montesilvano, stiamo già parlando di circa il 21% in più e c’è un aumento di circa il 26% per le persone che sono ospitate nell’accoglienza notturna della Cittadella, quindi nel dormitorio dove abbiamo la prima e la seconda accoglienza, e anche un 20% in più delle persone ospitate al Centro d’ascolto, quello che per noi è un po’ il “pronto soccorso”, cioè lì dove vengono indirizzate tutte le situazioni che fanno rilevare sempre più spesso – come dice anche il rapporto di Caritas italiana 2023 “Tutto da perdere” – una multi problematicità che nel nostro Abruzzo è per circa il 90% delle persone che si rivolgono a Caritas. Quindi un intersecarsi, purtroppo, di tante situazioni difficili. E anche l’Emporio, dove accogliamo appunto nuclei familiari o monogenitoriali registra anche qui, tra Pescara e Montesilvano, un aumento di circa il 17%. Quindi numeri che, come dicevi, crescono e che ci devono far mettere sempre di più e sempre meglio in ascolto, ma soprattutto ci devono far agire».
Parlavi di una multi problematicità, quindi più concause alla base di questo aumento di dati sulla povertà, su questo aumento di poveri di bisognosi, quali fattori possiamo indicare nell’aumento di questi dati così preoccupanti?
«Sicuramente non possiamo non tener conto del contesto internazionale che stiamo vivendo, che già diversi anni fa Papa Francesco descriveva come un contesto di “terza guerra mondiale a pezzi” e che sempre di più, l’ultimo in ordine di tempo è il conflitto che vede protagonista la Terra santa, è complesso e viene ad incidere in maniera significativa su quelli che sono tutti i dati in aumento che vengono raccontati quotidianamente dalla stampa. Stiamo parlando dell’aumento del costo dei beni primari, del rincaro del costo della benzina e, ovviamente, stiamo anche parlando di quelle che sono alcune delle politiche che ancora oggi, in modo particolare mi riferisco al dopo Reddito di cittadinanza, non sono state pienamente definite. Quindi c’è una serie di concause e che vanno a incidere su questa su questi dati».
Parlarvi proprio della fine del Reddito di cittadinanza in occasione della Giornata mondiale dei poveri, lo scorso 19 novembre. Nel convegno che la precedeva parlavi proprio di come le nuove richieste di aiuto fossero dovute a persone che erano ex percettori del Reddito di cittadinanza. Una misura, quest’ultima, di cui, in qualche maniera, si sente già la mancanza e siamo alle porte di questo Assegno di inclusione, che verrà assegnato a partire da gennaio. In questi giorni sono al via le procedure per richiederlo già dal prossimo mese e ci sono preoccupazioni già avanzate anche dal direttore di Caritas italiana don Marco Panniello, ma non solo, anche dall’Ordine degli assistenti sociali, che questa nuova misura possa lasciare indietro qualcuno. Però, di contro, don Marco ha anche dato il massimo appoggio da parte di tutti gli operatori dei centri d’ascolto Caritas d’Italia, affinché davvero questa nuova iniziativa venga supportata al meglio. Qual è il vostro punto di vista a riguardo?
«È una misura che ha alcune lacune che vanno colmate. Questo è stato detto in occasione della presentazione delle misure alternative, o meglio più che alternative, delle misure che andavano a sostituire il Reddito di cittadinanza. Poi, quello che stiamo vedendo anche in questi giorni, è la difficoltà delle persone ad accedere perché mancano ancora alcune indicazioni necessarie e per poter procedere all’iscrizione sulle varie piattaforme. E tutta la procedura burocratica di accesso è un po’ lacunosa, perché vede delle fasce di persone che vengono escluse dalla misura ed è comunque una misura strutturata su di un periodo molto specifico. Cioè, le persone hanno diritto per un periodo limitato a questo tipo di misura. Ovviamente, se non si va di pari passo all’erogazione della misura con tutto il percorso di inclusione e di formazione dal punto di vista lavorativo, al momento del termine della misura troveremo nuove file – purtroppo – presso i segretariati sociali dei comuni o presso i centri d’ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali. Quindi ci sono dei correttivi che vanno applicati alla misura e quello che possiamo dire, relativamente soprattutto al territorio di Pescara, è che nell’ultimo quadrimestre settembre-dicembre, noi abbiamo notato comunque un aumento del 15% in modo particolare per le richieste di pagamento di utenze domestiche e spese alimentari, oltre che un aumento del 9% per le richieste rispetto alle problematiche abitative. Questo non in tutti i casi. Sono persone che hanno terminato il periodo di percezione del Reddito di cittadinanza, ma nella maggior parte dei casi è questa la situazione. Quindi e bisogna fare i conti con quello che il territorio ci dice, perché il 2023 ci ha visti sicuramente con delle sfide anche nuove davanti alle povertà, ma soprattutto povertà croniche, povertà ereditate e povertà di ritorno, quando qualcuno era riuscito – pian piano – a star fuori dalla dimensione della povertà per rientrarci con una maggiore intensità. Questo ci dice che bisogna cambiare qualcosa, bisogna cambiare marcia».
E forse questa nuova misura, l’Assegno di inclusione, fin troppo restrittiva. Possiamo dire però che il caro vita degli ultimi mesi ha dato veramente il colpo finale anche a queste persone che stavano riemergendo con grande fatica. Possiamo dire che è stato questo che ha fatto ripiombare un po’ tutti nell’emergenza?
«Sicuramente il carovita ha dato un contributo importante negli ultimi tempi. Le misure che comunque vengono attuate hanno sempre una limitazione nel tempo. Anche il paniere, che è stato pensato per questa tempo di crisi, ha un inizio e una fine. Anche gli interventi sulle buste paga, quindi il taglio del cuneo fiscale, ad oggi hanno un inizio ed hanno una fine. Ecco la sfida, per il governo, credo sia proprio quella di trovare delle risorse che facciano diventare queste misure – utili alla cittadinanza – strutturali. Perché io lo dico da qualche tempo, per il nostro territorio perché poi a livello nazionale è Caritas italiana che ci apre la strada, continuare a chiamare delle situazioni di povertà – in alcuni casi anche cronica – con l’aggettivo emergenziale è un inganno dal quale noi dobbiamo uscire. Non possiamo parlare ancora di “emergenza freddo”, “emergenza migranti”, “emergenza povertà”. Ci sono delle situazioni che di emergenziale non hanno proprio nulla, quindi il rischio è di travisare le parole facendo immaginare delle situazioni come emergenziali anche se non lo sono. Questo perché nel corso degli ultimi 5 anni, il dato sui poveri assoluti e relativi in Italia è in continuo aumento. Questo ci deve dire qualcosa»
D’altra parte, come antidoto alla parola “emergenza”, nel tuo messaggio natalizio di fine anno parli proprio di lavorare con e non per i poveri, quindi un lavoro di inclusione per fare quello che la Caritas diocesana di Pescara-Penne si impegna a fare da anni, cioè un’inclusione socio-lavorativa che permetta ai poveri di riprendere in mano la propria vita, partecipando al proprio progetto di rinascita. Dunque, la fine di una logica assistenzialistica ed emergenziale, per passare ad una logica inclusiva e attiva da parte dell’utente che vive la povertà?
«Il biglietto che quest’anno abbiamo pubblicato con gli auguri di Natale, che siamo abituati a fare, ha come slogan “Il Natale di tutti”. Allora, come il Natale, arriva per chiunque, per tutte le persone che sono pronte ad accogliere questo evento, ad accogliere questa nascita, c’è bisogno – per quello che è il nostro punto di vista – c’è bisogno di metterci non a servizio dei poveri, ma di camminare con i poveri, con le persone che vivono un tempo di povertà nella loro vita. Questo ce lo dice la vita di tutti i giorni, perché chiunque di noi – guardandosi a fianco – attraverso magari un parente un po’ lontano, amicizie e una rete di prossimità all’interno della propria vita – pensando può trovare qualcuno che sta vivendo un momento di difficoltà, in cui si passa per una o più povertà. Questo significa che la povertà, purtroppo, si è fatta molto prossima e quindi non c’è più il concetto del povero, identificato semplicemente e semplicisticamente come il senza dimora al quale fare l’obolo, ma è una situazione che ci investe molto più da vicino. Partire dai poveri significa ragionare con le persone che vivono periodi di difficoltà, di povertà, e con loro costruire dei percorsi. Solo così riusciremo a costruire una società più giusta, più equa e con i diritti di cui ciascuno è portatore non come una benevolenza o un’elargizione da parte dei cosiddetti ricchi, ma come un elemento di eliminazione delle disuguaglianze e di maggiore giustizia sociale per tutti, per i più ricchi e per coloro che stanno un pochino peggio».
Parlavi del vostro slogan natalizio “Il Natale di tutti” e voi vi siete impegnati per assicurarlo al meglio attraverso tre iniziative solidali, molto belle. E poi, grande novità, quest’anno il pranzo di Natale che avete organizzato insieme alla Comunità di Sant’Egidio per 150 bisognosi…
«Assolutamente sì. Abbiamo pensato che fosse un’occasione bella per vivere nel solco tracciato dal percorso sinodale insieme il pranzo di Natale. Quindi quest’anno abbiamo avuto un pranzo molto più grande nei numeri. Ci siamo visti alle 12:30 con tutte le persone che hanno avuto la necessità di approcciarsi a questo giorno perché vivono una situazione di difficoltà nella Cittadella dell’accoglienza “Giovanni Paolo II”, in via Alento 39, con la bellissima esperienza di collaborazione – anche nella parte organizzativa – che stiamo facendo con la Comunità di Sant’Egidio. Voglio ringraziare in modo particolare il loro responsabile Gilberto Grasso, ma soprattutto i volontari della Comunità di Sant’Egidio. È stato un pranzo diverso. Noi, in Cittadella, siamo abituati al pass, cioè al vassoio, si è autonomi. Invece abbiamo avuto tutte le nostre tavole apparecchiate a festa, con il servizio dei volontari a tavola e per gli ospiti abbiamo avuto anche un momento di scambio di doni. Abbiamo preparato davvero un giorno di festa in famiglia. E poi, come già accennato, se qualcuno desiderasse ancora – anche in prossimità dell’ultimo dell’anno, dell’Epifania o anche delle giornate intermedie, perché il volontariato non si ferma mai – può scrivere a volontariato@caritaspescara.it per aderire all’iniziativa “Insieme a te” e vivere un momento di servizio in queste feste. Chi invece volesse solo contribuire per l’approvvigionamento dei pasti, perché magari non riesce proprio a organizzarsi per essere presente con il proprio tempo e quindi dare la propria disponibilità, c’è quest’anno l’iniziativa “Un pasto sotto l’albero” la quale – con soli 5 euro – dà la possibilità a ciascuno di donare un pasto per le persone che si recano alla mensa. Si può fare attraverso bonifico bancario, ma anche attraverso Paypal o carta di credito, attraverso il sito che www.caritaspescara.it. Chi invece volesse fare ancora un regalo, magari un brindisi al nuovo anno, può aderire all’iniziativa del vino solidale nelle parrocchie, oppure scrivendo a nelmondo@caritaspescara.it In questo modo, ci sarà la possibilità di avere una confezione – da due bottiglie di vino – di una buonissima e rinomata azienda vinicola locale, che ringraziamo ogni anno per voler lavorare insieme a questa partnership, e il contributo che verrà offerto per le confezioni andrà a sostenere i progetti in favore delle popolazioni vittime di emergenze nel mondo. Pensiamo all’emergenza Terra Santa, ma anche a quella dell’alluvione in Libia di qualche tempo fa, il terremoto in Siria e Turchia, il terremoto in Marocco. Quest’anno, purtroppo, è stato segnato da tante emergenze, anche naturali, oltre ovviamente a quello che è successo in Ucraina e che andremo a sostenere con questi fondi che riusciremo a raccogliere grazie a questa iniziativa».
In conclusione, quali sono le prospettive, gli auspici, per il 2024 che sta arrivano?
«La frase del biglietto che abbiamo preparato per Natale cita Papa Francesco che dice “Stare dalla parte di Dio significa prendersi cura di qualcuno, specialmente dei più bisognosi”. Allora, l’auspicio è che nel fare ciascuno la propria parte e non delegando la carità, non delegando la prossimità, non delegando l’ascolto, l’amicizia, l’accompagnamento, ognuno nel nuovo anno abbia a cuore prendersi cura di qualcuno, specialmente di chi più ha bisogno e che più ci è vicino perché – a volte – siamo proiettati lontano da noi, ma spesso – guardandoci meglio attorno, ponendoci in ascolto – abbiamo la possibilità di prenderci cura di qualcuno e di non essere indifferenti. La globalizzazione dell’indifferenza, di cui parla Papa Francesco, noi la dobbiamo combattere, la dobbiamo vincere attraverso la vicinanza, la prossimità e la voglia di prenderci cura. Don Milani diceva “I care”, mi interessi. Allora interessiamoci di qualcuno, interessiamoci di colui che a fianco perché ci è posto accanto, perché anche noi, insieme a lui possiamo fare un pezzetto del nostro cammino verso l’amicizia e la fraternità universale».
Infine gli auguri di buon Natale e buone feste del direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne…
«Il Natale di tutti è appunto il nostro messaggio, non possiamo che augurare a ciascuno la pace. Di essere, anche qui come detto da Papa Francesco, “artigiani di pace”. In un convegno di qualche tempo fa con i giovani, abbiamo parlato del disarmo interiore. Cioè del mettere in atto quelle scelte, piccole e quotidiane, per generare la pace e per interrompere la catena dell’odio, dell’indifferenza, del pregiudizio. Che sia veramente il Natale di tutti, con il cuore proteso alla pace, l’uno nei confronti dell’altro».