Riabilitazione neuromotoria: “Grande esperienza della Fondazione Paolo VI”
"L'importanza di questa fase – precisa il dottor Francesco Pelillo – è identica a quella dell’intervento. Anzi, nel rapporto di ore impiegate, l’importanza del riabilitatore è maggiore in quanto, quest’ultimo, lavora a una vita dietro il paziente. Ci sono riabilitatori che seguono pazienti bambini con disabilità, che poi diventano grandi e continuano comunque ad essere ad andare dallo stesso specialista. Ma io metterei tutti sullo stesso livello"
Nella giornata di venerdì 26 gennaio 2024, presso la sala conferenza del Centro Adriatico della Fondazione Paolo VI di Pescara, ha avuto luogo il primo di quattro incontri di formazione sulla chirurgia funzionale legata alla riabilitazione degli adulti e dei bambini curati dal dottor Francesco Pelillo, dirigente medico del reparto di Traumatologia del Policlinico San Matteo di Pavia ed esperto di chirurgia nell’ambito delle disfunzioni neuromotorie dei disabili: «Questi incontri formativi – premette la dottoressa Elisa Di Tillio, direttrice generale della Fondazione Paolo VI – intendono sottolineare il lavoro d’equipe esistente tra fisiatri, ortopedici, fisioterapisti, pazienti e famiglie».
Il tema al centro del primo incontro di venerdì, avviato dai saluti dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e del presidente della Fondazione Paolo VI l’avvocato Peppino Polidori, è stato “La chirurgia funzionale alleata alla riabilitazione dell’arto inferiore dell’adulto”. A partecipare sono stati circa 30 fra medici e fisioterapisti del noto centro di riabilitazione pescarese, che hanno assistito a momenti di lezione frontale intervallati da esercitazione pratiche in presenza di pazienti. D’altra parte, quella della chirurgia funzionale dell’arto inferiore dell’adulto è legata a doppio filo a quella della disabilità neuromotoria: «Patologia dell’arto inferiore e disabilità – spiega il dottor Pelillo – sono due facce della stessa medaglia. In mezzo c’è il paziente che subisce un qualunque problema che gli produca una disabilità neurologica che poi produce un effetto sul movimento e quindi diventa neuromotoria. All’atto di questo, il paziente si trova nel tempo ad avere delle disfunzioni che sono sempre seguite e trattate con un iter riabilitativo dedicato ma che, in molti casi, hanno bisogno di un tempo o più tempi chirurgici perché la disabilità, nel tempo, produce delle deformità che sono inestricabili. Queste ultime possono essere corrette, migliorate o eliminate, non sempre, dalla chirurgia».
Una specialità chirurgica, questa, che purtroppo coinvolge una casistica ampia: «Si parte dall’adulto che subisce un insulto cerebrale in qualunque momento della vita – approfondisce il chirurgo ortopedico -, passando attraverso ai traumi gravi del sistema nervoso da incidente stradale o da incidente sul lavoro o attraverso patologie oncologiche, che producono dei danni neurologici, ma anche attraverso malattie congenite. Quindi ci sono tantissimi pazienti. Di fondo è una chirurgia che esiste da sempre, molti interventi non hanno neanche delle particolari difficoltà tecniche di esecuzione. Però essa necessita di una preparazione sul campo sulla materia neurologica, sulla funzionalità del sistema muscolo-scheletrico e del sistema nervoso, che impongono a chi se ne occupa un certo apprendistato. Insomma, l’esecuzione dell’intervento non necessariamente difficile l’esecuzione, ma in molti casi non è semplice la scelta terapeutica per il singolo paziente». Un percorso terapeutico che, prima o dopo il chirurgo, chiama in causa fisiatri e fisioterapisti per curare la riabilitazione del paziente: «L’importanza di questa fase – precisa il dottor Francesco Pelillo – è identica a quella dell’intervento. Anzi, nel rapporto di ore impiegate, l’importanza del riabilitatore è maggiore in quanto, quest’ultimo, lavora a una vita dietro il paziente. Ci sono riabilitatori che seguono pazienti bambini con disabilità, che poi diventano grandi e continuano comunque ad essere ad andare dallo stesso specialista. Ma io metterei tutti sullo stesso livello».
“”Da qui l’invito a fisiatri e fisioterapisti: «La parola d’ordine è condivisione delle informazioni e collaborazione – esorta il dirigente medico del reparto di Traumatologia del Policlinico San Matteo di Pavia –, nel rispetto delle professionalità specifiche». E la professionalità di medici e fisioterapisti della Fondazione Paolo VI, nella gestione di questi casi, è di altissimo livello: «Sono persone con grandissima esperienza su pazienti con disabilità neuromotoria. Sono strutturati in maniera solida, con capacità di supportare e seguire la riabilitazione di pazienti estremamente vari, come patologie ed età, e questo è un grandissimo punto di forza».