“Sperimentiamo dolorosamente il lutto, ma a L’Aquila ha vinto la vita”
"Fare memoria di un evento – osserva don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana - è sempre l’occasione innanzitutto per pregare per quanti non ci sono più, per quanti hanno lasciato la vita sotto quelle macerie, ma è anche l’occasione per riflettere su tutto quanto poi è accaduto in quei giorni. Riconoscere la tanta fraternità, la solidarietà e la carità vissuta. È anche l’occasione per imparare dalla storia, dagli errori commessi, per capire quanto si poteva fare e si può ancora fare"
uAnche in occasione del 15° anniversario del terremoto che alle 3.32 del 6 aprile 2009 devastò L’Aquila, il suo hinterland e l’Abruzzo, stanotte il cardinale arcivescovo del capoluogo regionale Giuseppe Petrocchi ha presieduto una santa messa nella chiesa di Santa Maria del suffragio, meglio conosciuta dagli aquilani come chiesa delle Anime sante, che al suo interno conserva la Cappella della memoria in ricordo delle 309 vittime del sisma: «Il terremoto del 2009 – riflette il porporato – costituisce un osservatorio sulle tragedie del mondo: le vittime di quella immane disgrazia sono “compagni di sorte” di altri soggetti sui quali si sono abbattute le violenze di conflitti e di calamità dirompenti. Stasera siamo riuniti qui proprio per proclamare, insieme al dolore per le vittime del sisma, la nostra certezza che il vincolo di unità, che ci ha legato a loro, non si è spezzato, ma si è stretto ancora più forte perché in esso è stato impresso il sigillo dell’amore evangelico».
In seguito, l’arcivescovo de L’Aquila si è ancora soffermato sulla perdita di queste 309 persone: «Sperimentiamo dolorosamente il lutto, ma senza esserne sopraffatti – sottolinea l’alto prelato -. Ha la meglio l’annuncio della Pasqua. I nostri fratelli che dimorano “lassù”, hanno già una appartenenza piena e definitiva; noi, che abitiamo “quaggiù”, camminiamo per raggiungerli nella stessa Patria celeste. In questa assemblea liturgica – ricorda Petrocchi – “loro” non sono assenti, ma si rendono realmente presenti – come evidenziato dalla lettura dei loro nomi durante la messa -. Dopo aver subito il dramma del terremoto, L’Aquila non si è fermata, non ha messo la “marcia indietro” della “rassegnazione perdente”, ma è subito ripartita attivando una reazione coraggiosa e fattiva: si è spinta in avanti, accelerando il ‘ritmo operativo’ del suo robusto motore religioso, etico e sociale. La Comunità, al completo, si è mobilitata per ri-edificare non solo “come” prima, ma “meglio” e “più” di prima: in tutti i campi! La bellezza perduta non solo è stata restituita, ma si è arricchita e dilatata. Il pericolo di scivolare nel “torpore da trauma”, è stato sbaragliato dalla resilienza aquilana e dalla sua tenace audacia progettuale».
Infine l’auspicio del cardinale Petrocchi: «La Provvidenza di Dio ci ha accompagnato in questi 15 anni – conclude l’arcivescovo -, consentendoci di attraversare la tragedia del sisma, dirigendoci però verso orizzonti di speranza, e conquistando novità inedite e di maggior valore – aggiunge il cardinale, richiamando quanto emerso dalla visita di Papa Francesco a L’Aquila il 28 agosto 2022 -. Impegniamoci a “vigilare” con sguardo sapiente e perseverante sui fatti che ci riguardano, restando saldi nella esperienza della Pasqua. E proprio perché Lo abbiamo incontrato e seguito, a L’Aquila ha vinto la Vita».
DON MARCO PAGNIELLO: “FARE MEMORIA PER PREGARE, RIFLETTERE SULL’ACCADUTO E RICONOSCERE LA CARITA'”
E anche il direttore di Caritas italiana don Marco Pagniello ha voluto fare memoria della tragedia del sisma lui che, 15 anni fa quando era direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne, fu tra i primi ad attivare la macchina ecclesiale degli aiuti e della solidarietà lavorando fianco a fianco con la Chiesa aquilana. Va infatti ricordato che allora Caritas italiana, grazie al contributo di 23.500 donatori e a quello della Conferenza episcopale italiana erogato attraverso l’8xmille, aveva messo a disposizione delle comunità locali 35 milioni di euro. Inoltre, hanno fornito il proprio sostegno oltre 60 Caritas estere: «Fare memoria di un evento – osserva don Marco – è sempre l’occasione innanzitutto per pregare per quanti non ci sono più, per quanti hanno lasciato la vita sotto quelle macerie, ma è anche l’occasione per riflettere su tutto quanto poi è accaduto in quei giorni. Riconoscere la tanta fraternità, la solidarietà e la carità vissuta. È anche l’occasione per imparare dalla storia, dagli errori commessi, per capire quanto si poteva fare e si può ancora fare».
Tra i progetti realizzati dopo la prima emergenza figurano 4 scuole, 16 Centri di comunità; 7 strutture di accoglienza; 2 servizi caritativi. In aggiunta sono state ripristinate 16 strutture parrocchiali per attività sociali e comunitarie, avviati progetti di animazione e aggregazione rivolti in particolare ai bambini e ai giovani, progetti sociali a favore delle persone in ogni tipo di situazione.