Autismo: “L’inclusione passa dallo sport. Così i ragazzi accolgono l’altro”
"Noi - sottolinea Peppino Polidori, presidente della Fondazione Paolo VI - dobbiamo includere questi ragazzi e renderli partecipi. Sappiamo quali sono i problemi dell’autismo, conosciamo le difficoltà che i ragazzi hanno nel rapportarsi in società e lo sport è certamente uno strumento utilissimo per superarle"
Un tatami per sperimentare un incontro di judo, un pony per fare una passeggiata rilassante oppure una lezione per imparare a destreggiarsi con i pattini in linea, passando per un tiro ad hockey e un rovescio di tennis, fino a fare qualche passaggio di pallamano. Ieri mattina il cortile del Centro Adriatico della Fondazione Paolo VI a Pescara si è trasformato in una grande palestra polisportiva sottolineare l’importanza dello sport come viatico per l’inclusione sociale dei ragazzi autistici.
Tutto questo è stato il “Blue day: insieme nello sport”, una manifestazione – organizzata dalla stessa Fondazione Paolo VI con l’Angsa Abruzzo (Associazione nazionale genitori persone con autismo) – organizzata a pochi giorni dalla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo del 2 aprile scorso: «Questa giornata – premette la dottoressa Elisa Di Tillio, direttrice generale della Fondazione Paolo VI – voleva essere un’occasione per scambiarsi esperienze e per ribadire il concetto dell’unione, della collaborazione che dobbiamo sempre avere e aumentare nel campo dell’autismo – sia come centro di riabilitazione che come associazione – per essere sempre vicini alle famiglie».
E per farlo è stato promosso un evento che puntasse sull’inclusione attraverso lo sport: «Quest’ultimo – osserva Alessandra Portinari, presidente di Angsa Abruzzo – dà e va colmare alcune lacune nei bambini e nei ragazzi con autismo, come quella dell’attenzione. Infatti il bambino deve seguire costantemente la palla, avere l’occhio sull’avversario o sul compagno di squadra, quindi si accorcia questa disfunzione che spesso i bambini hanno. Ma, soprattutto, si crea inclusione. Così questi ragazzi si sfidano, non solo agonisticamente, ma anche come persone umane nell’accoglienza dell’altro. E questa è la cosa più importante per la creazione di una società che metta al centro la persona».
E proprio sull’importanza dell’inclusione si è soffermato l’avvocato Peppino Polidori, presidente della Fondazione Paolo VI: «Noi dobbiamo includere questi ragazzi e renderli partecipi. Sappiamo quali sono i problemi dell’autismo, conosciamo le difficoltà che i ragazzi hanno nel rapportarsi in società e lo sport è certamente uno strumento utilissimo per superarle».
Una partnership, quella tra Fondazione Paolo VI e Angsa Abruzzo, benedetta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti: «Questo evento – ricorda il presule – nasce dalla collaborazione di queste due realtà che voglio ringraziare, perché l’associazione delle famiglie con persone autistiche e il centro di riabilitazione si sono unite e come sempre l’unione fa la forza».
Una manifestazione che, infatti, ha riscosso successo essendo stata partecipata da molte famiglie che hanno scoperto di essere meno sole grazie a tante associazioni sportive, attive tra Pescara, Montesilvano e Francavilla al mare, che hanno deciso di investire proprio sulle potenzialità dei ragazzi autistici per il loro futuro e i risultati non sono mancati. È il caso della “C.m. Fight academy” di Francavilla al mare, che allena i nuovi talenti del judo: «Ho iniziato ad allenare ragazzi disabili – racconta Chiara Meucci, presidente dell’associazione sportiva – dopo che mio fratello, un ragazzo autistico, era stato cacciato dall’ennesima attività sportiva. Tutti quanti mi dicono – ironizzando – “Tu insegni a menare a mio figlio che già mena”. E invece attualmente ho la squadra campione d’Italia imbattuta da 8 anni. Ho portato i ragazzi alle Olimpiadi dei ragazzi down, tremo ancora dall’emozione, sono tornata martedì dalla Turchia. Sono la nuova referente a livello nazionale e partirò domani per il Centro olimpico di Ostia dove, martedì, porterò a combattere 54 atleti. È bello vedere che i ragazzi provano un sentimento quando fanno le gare ed è altrettanto bello vedere quanto tempo tengono quella medaglia. La vincono e la tengono al collo per 4-5 giorni. È qualcosa a cui non mi abituerò mai. L’ho chiamata “uomo-terapia”».
Ruggero Visini, presidente dell’Associazione sportiva dilettantistica “Uguali nello sport” – che, tra le altre cose, allena giocatori di hockey – è un pioniere dello sport per ragazzi disabili: «Ho iniziato 20 anni fa – racconta il dirigente sportivo – quando nessuno pensava che l’attività motoria fosse importante per la disabilità. Invece noi ci abbiamo puntato per migliorare la qualità di vita di questi ragazzi. inizialmente siamo partiti da persone con Sindrome di Down, passando poi a ragazzi con Sindrome dello spettro autistico. È difficile dialogare con questi ragazzi, così abbiamo elaborato un piano per interloquire con loro attraverso esercizi compiuti in presenza del padre. Gli obiettivi principali sono quelli di spingere questi giovanissimo ad alzare la testa per comunicare e a migliorare la loro postura».
Addirittura la “Sfa Montesilvano sport for all” è riuscita ad eliminare le differenze tra ragazzi autistici e normodotati: «Abbiamo scoperto il potere della pallamano – racconta la presidente Laura Di Cristo – come supporto per i ragazzi speciali e ad oggi, grazie alla nostra direttrice tecnica e socia fondatrice Marzia Catena, siamo riusciti a creare la prima squadra in Italia inclusiva al 100% perché loro giocano in un campionato standard, non paralimpico, e l’80% dei componenti sono ragazzi con disabilità, intellettiva o fisica, al di sotto dei 13 anni e ad oggi posso dire con orgoglio che sono terzi in classifica nel campionato regionale».
Un altro sport fondamentale per lo sviluppo delle abilità motorie dei bambini autistici è il pattinaggio: «A differenza di quasi tutti gli altri sport – sottolinea Angelo Lombardi, responsabile del Centro sportivo pattinaggio Pescara -, in questo caso l’appoggio del piede al suolo viene a mancare, quindi si generano delle spinte propulsive che il bambino di 4-5 anni d’età, quando c’è una maturazione del sistema nervoso tale per cui può iniziare a pattinare con una certa difficoltà, si trova come a dover inventare un programma motorio completamente diverso da quello per cui viene normalmente abituato. Questo costituisce una crescita importante nell’acquisizione del controllo del proprio corpo».
E poi c’è il tennis a stimolare efficacemente la mobilità dei piccoli autistici, come ha scoperto quasi per caso il direttore del Circolo Tennis Pescara Cesare Petrecca: «Nel 2021 – spiega il tecnico – ho avuto l’opportunità di sperimentare questa attività con dei ragazzi disabili. Una mia amica ha una figlia con una disabilità e abbiamo messo in piedi un gruppo di ragazzi che hanno cominciato a frequentare i nostri campi. Così abbiamo provato ad aggiungere qualcosa e nel 2022 abbiamo strutturato un progetto – finanziato dalla Fondazione Terzo pilastro internazionale, coinvolgendo l’associazione locale del “Piccolo Gulliver” con degli psicologi che ci hanno assistito – che coinvolgeva dieci ragazzi con disabilità e venti ragazzi normodotati, che avevano il ruolo di fare i peer-tutor durante le attività. E lì abbiamo visto che questa interazione aveva una valenza grandissima anche per gli atleti normodotati, i quali inizialmente avevano un approccio molto timido come succede quando non si hanno rapporti con queste differenze, e che poi invece hanno sviluppato delle interazioni straordinarie con dei contenuti emotivi e cognitivi estremamente importanti».
Dulcis in fundo, anche l’equitazione – che i partecipanti hanno potuto sperimentare grazie all’Equestrian riders di Montesilvano – ha benefici importanti per i ragazzi con Sindrome dello spettro autistico: «C’è una forte correlazione – illustra Giuseppe Angelo, esperto in riabilitazione equestre e pet therapy – tra il linguaggio del cavallo, non verbale, e il linguaggio di questi ragazzi che è anch’esso non verbale. Così quando questi ultimi si relazionano con il cavallo, riconoscono in questo essere senziente un loro simile per alcuni aspetti. Anche il cavallo, così come loro, è una preda, un essere fragile che ha bisogno di una leadership, di essere in qualche modo protetti. I ragazzi autistici, quando si relazionano con il cavallo instaurano un rapporto con esso e, per la prima volta, sono loro a doversi prendere cura di questo essere vivente, dandogli tutte quelle attenzioni che loro ricevono dalla famiglia. Quindi c’è un’inversione di responsabilità. Per la prima volta sono i ragazzi a dare e non a ricevere».
Dunque una giornata per l’inclusione dei ragazzi autistici attraverso lo sport, animata dall’associazione di clownterapia “Pronto sorriso”, perfettamente riuscita e apprezzata anche dalle istituzioni, a partire dal sindaco di Pescara Carlo Masci: «Lo sport è un valore in sé – denota il primo cittadino -. È l’elemento che crea condivisione, inclusione e momenti di aggregazione che servono per affrontare queste patologie. E noi questo lo tocchiamo con mano ogni giorno, attraverso le tante associazioni attive sul nostro territorio – che ringrazio – le quali fanno dello sport una missione per permettere a questi ragazzi di superare limiti e difficoltà, creando un percorso che consente loro di raggiungere molti traguardi e spesso, in Comune, abbiamo il piacere di premiarli».
L’assessore comunale allo Sport e alle Politiche giovanili Patrizia Martelli, ha poi riconosciuto l’impegno delle associazioni sportive a non creare distinzioni tra ragazzi disabili e normodotati, come si impegna a fare la stessa Amministrazione comunale: «Cerco ogni giorno – spiega l’assessore – di promuovere lo sport integrato e di dare il diritto a ragazzi speciali di giocare liberamente con i normodotati. Noi, da due anni, con il progetto “Lo sport non va in vacanza”, abbiamo investito oltre 15 mila euro per dare la possibilità a un numero importante di ragazzi speciali di interagire con gli altri».
Altrettanto soddisfatto per l’iniziativa il sindaco di Montesilvano e presidente della Provincia di Pescara Ottavio De Martinis: «Lo sport è da tutti conosciuto quale strumento di inclusione – ricorda – ed è bello che apra sempre di più le porte ai ragazzi che hanno delle difficoltà, soprattutto a quelli autistici. Da questo punto di vista, devo dire che negli anni c’è stata una bella evoluzione e dobbiamo continuare, istituzioni e associazioni, a lavorare sul territorio per dare lavorare tutti insieme, istituzioni e di associazioni, e lo stiamo facendo. Sono fiducioso per il futuro, auspicando che possa dare sempre più spazio ai ragazzi autistici, nonché il necessario supporto alle loro famiglie. Tra l’altro, nei giorni scorsi, proprio in occasione della Giornata della consapevolezza sull’autismo, in via Adige a Montesilvano abbiamo inaugurato “Casa Angsa”. Una realtà molto importante, dove i ragazzi affetti da autismo porteranno avanti delle attività laboratoriali, che ci auguriamo siano propedeutiche all’inserimento nel mondo del lavoro».