“Mettiamo le mani nelle piaghe dell’umanità da messaggeri di pace”
"Fratelli – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -, annunciamo la risurrezione di Cristo, proclamiamo la sua signoria e il suo essere Signore e Dio, ma proclamando tutto questo noi ci nascondiamo dentro quelle piaghe e facciamo diventare la nostra preghiera, soprattutto la preghiera della Coroncina della Divina misericordia, una grande intercessione per tanti fratelli e per tante sorelle"
È stata molto partecipata, ieri sera nel Santuario della Divina Misericordia di Pescara, la santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella Domenica in Albis in cui ricorreva la Festa della Divina misericordia, istituita dal San Giovanni Paolo II nel 1992, che consente – a chi si accosta al sacramento della Confessione e dell’Eucaristia – la remissione totale delle colpe e delle pene.
La celebrazione eucaristica, concelebrata dal rettore del Santuario don Lorenzo Ruggiero e dal vicario della foranìa di Pescara centro Padre Carlo Mattei, è iniziata con la benedizione dell’icona della Divina Misericordia posta sull’altare e di tutti i ricordini – donati a tutti i fedeli partecipanti – da parte del presule che, nell’omelia, ha approfondito le letture del giorno: «Gli elementi che emergono fortemente dalla pagina del Vangelo proclamata – afferma l’arcivescovo -, il capitolo 20 del Vangelo di San Giovanni chiamato anche la prima conclusione del Vangelo, mentre il capitolo 21 è un’aggiunta posteriore sempre nella scia della proclamazione della risurrezione del Signore, sono innanzitutto che mentre Gesù dona la pace – “Pace a voi” – mostra le mani, i piedi, il fianco. Mostra le sue piaghe, le piaghe gloriose. Non più le piaghe di un uomo defunto, ma le piaghe di un uomo vivente e inevitabilmente piaghe gloriose. L’immagine della Divina Misericordia mostra proprio questa verità. Le piaghe di Gesù non sono piaghe mortifere, sono piaghe che danno vita. Il secondo elemento che appare fortemente da questa pagina è il dono dello Spirito legato alla Misericordia “Soffiò e disse, ‘Ricevete lo Spirito Santo, a coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati’”. Poi c’è il rafforzativo semitico “A chi non perdonerete non saranno perdonati”, ma non è un gesto arbitrario non perdonare. La cosa più importante è carpire il messaggio della grande misericordia del Signore attraverso lo Spirito Santo. E infine la fede in Cristo risorto dai morti. Una fede che, ancora una volta, è incentrata sulla contemplazione delle piaghe. Tommaso, detto gemello o forse meglio ancora detto doppio perché prima non crede e poi crede. Se analizzassimo attentamente la sua nel quarto evangelo, ci renderemo conto che più di una volta pare questo tentennamento di questo discepolo. Comunque Tommaso chiede “Avete visto voi le piaghe gloriose e le voglio vedere anch’io, perché se non metto le mie mani nel segno dei chiodi, non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo la Pasqua, di nuovo, Gesù appare. Siamo all’ottavo giorno della Pasqua. “Ebbene, metti qua il tuo dito, guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo, ma credente”. E Tommaso proclama la più alta professione di fede di tutto il Nuovo testamento, “Tu sei il mio Signore, tu sei il mio Dio”. È l’annuncio che, a questo punto, la Chiesa da più di 2000 anni continua a fare nel famosissimo Kerigma “Gesù è risorto, Gesù è Signore e Dio”».
Da qui lo spunto di riflessione per i credenti di oggi: «Fratelli – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, per arrivare a questa proclamazione, per arrivare a questo annuncio, per immergerci nella remissione dei peccati, nel perdono dei peccati, abbiamo bisogno anche noi di mettere le nostre mani, i nostri occhi e le nostre dita nelle piaghe gloriose di Nostro Signore Gesù Cristo. E ce le dobbiamo mettere attraverso la contemplazione di questo mistero della Misericordia rivelato a Santa Faustina Kowalska, ma ce le dobbiamo mettere anche in un’altro senso, perché le piaghe del Signore sono ancora presenti nella storia dell’umanità. Sono le piaghe dei poveri, degli ammalati, dei carcerati, di chi non ha una casa, di tante persone che girano in questi luoghi senza avere una fissa dimora, degli immigrati, dei peccatori incalliti, dei traditori, di chi non ha più una storia, non ha più una famiglia. Sono le piaghe dei disperati, dei malati di mente, di chi soffre – sapendolo o inconsciamente – il mistero della Passione di Cristo. Non allontaniamoci da quelle piaghe, non allontaniamoci, non facciamo finta di non vedere quelle piaghe perché – come Tommaso – possiamo dire, “Voglio mettere la mia mano sul Suo costato, voglio mettere il mio dito nel posto dei chiodi”. E mettendo la mano nel costato il dito nel posto dei chiodi, diremo anche che dovremmo guardare con attenzione ed essere messaggeri di una pace che, così come Gesù l’ha donata, stenta a venire per il popolo israeliano, per il popolo palestinese, per il popolo russo, per il popolo ucraino, per tutti i popoli della terra dove si vive il dramma di piaghe sanguinanti, perché quelle sono piaghe sanguinanti di Nostro Signore Gesù Cristo. E i potenti di questo mondo hanno perso la ragione».
Quindi l’auspicio finale: «Fratelli – conclude monsignor Tommaso Valentinetti -, annunciamo la risurrezione di Cristo, proclamiamo la sua signoria e il suo essere Signore e Dio, ma proclamando tutto questo noi ci nascondiamo dentro quelle piaghe e facciamo diventare la nostra preghiera, soprattutto la preghiera della Coroncina della Divina misericordia, una grande intercessione per tanti fratelli e per tante sorelle. Che non sia solo una semplice devozione ripiegata su se stessa, ma che sia una grande intercessione, una grande apertura di cuore, per contemplare sì, ancora una volta, il mistero della morte e risurrezione, della passione e della morte del Signore, ma per proclamare – con la vita, con i fatti e con l’impegno – la sua risurrezione. Amen».
PAPA FRANCESCO STA BENE E BENEDICE LA CHIESA DI PESCARA-PENNE
Al termine della santa messa, prima della benedizione finale, l’arcivescovo Valentinetti ha raccontato brevemente della Visita ad Limina avuta, insieme agli altri vescovi e arcivescovo della Conferenza episcopale abruzzese e molisana, lo scorso venerdì 5 aprile in Vaticano da Papa Francesco: «La prima cosa che voglio dirvi – precisa il presule – è che il Papa sta bene, sta molto bene. Abbiamo parlato insieme per più di due ore. Ha solo il problema della gamba, ha 87 anni e non ci si può far niente. E respira anche molto bene. Quindi veramente io non so, molte volte diffido delle notizie che ci vengono date, perché ho visto tutto il contrario di quello che avevano detto che il Papa stesse vivendo. Alla fine ci ha dato la benedizione e ci ha detto di portarla ai nostri fedeli. Quindi questa sera la benedizione è mia, ma è anche del Santo Padre. Accoglietela con gioia e con amore».