“Snellire strutture ecclesiali e rapporti sociali per una missione agile”
Grazie per questi tre anni in cui, sulla spinta di Papa Francesco – afferma il cardinale presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi -, si è provato a camminare insieme, a costruire un itinerario. È stato un camminare con coloro che abbiamo trovato sulla strada, ma anche un momento di recupero di consapevolezza, di interiorità, nella necessità di riaccordarci con le domande fondamentali con cui ci confrontiamo quotidianamente
C’è soddisfazione nella Conferenza episcopale italiana al termine della prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, che si è tenuta da venerdì 15 a domenica 17 novembre nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma: «Grazie per questi tre anni in cui, sulla spinta di Papa Francesco – afferma il cardinale presidente della Cei e arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi -, si è provato a camminare insieme, a costruire un itinerario. È stato un camminare con coloro che abbiamo trovato sulla strada, ma anche un momento di recupero di consapevolezza, di interiorità, nella necessità di riaccordarci con le domande fondamentali con cui ci confrontiamo quotidianamente».
Da qui una riflessione su quello che sarà l’esito di questa fase: «Sarà l’elaborazione – sottolinea il cardinale Zuppi – di un testo ricco di contenuti che poi saranno oggetto della nostra discussione e verranno condensati e presentati a maggio durante la prossima assemblea. Questa assemblea si è chiusa con la giornata dei poveri e ci lancia indicazioni chiarissime su quale deve essere la nostra direzione». Per questo il porporato ha indicato come frutto della tappa profetica del Cammino sinodale, che dal 31 marzo al 4 aprile 2025 vedrà svolgersi il secondo e ultimo appuntamento, «tanta consapevolezza di essere Chiesa e di essere al fianco di tanta gente».
Quindi le conclusioni tratte da monsignor Erio Castelucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vice presidente della Cei e presidente del Comitato del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: «Abbiamo sperimentato, sebbene rapidamente – commenta il presule -, la bellezza di essere popolo profetico. Questo è il Cammino sinodale, prima ancora e forse più ancora che un testo scritto. Un testo, certo, sarà necessario. Lo dovremo discutere e votare nella Seconda Assemblea sinodale e nella prossima Assemblea Generale della Cei; ovviamente non potrà contenere tutti i temi pastorali e sociali ma dovrà tenerli presenti, perché costituiscono l’orizzonte missionario sul quale si deve misurare la riforma delle nostre Chiese».
Quindi una precisione nel merito dei lavori: «Se a qualcuno – puntualizza monsignor Castellucci – sembra che gli argomenti proposti nelle schede siano troppo intra-ecclesiali, è perché il Cammino sinodale si snoda su ciò che deve cambiare dentro la Chiesa, per poter camminare più speditamente con l’umanità del nostro tempo, cogliendo i frutti dello Spirito e annunciando il Vangelo di Gesù in maniera più snella. Il testo finale, dunque, non potrà essere un corposo manuale di temi pastorali, ma un tentativo di sbloccare alcune pesantezze che ora ci affliggono, perché siamo feriti dal peccato. Come tante volte ci siamo detti, e il Papa stesso ci ha rammentato fin dall’inizio, è l’esperienza sinodale a doversi incidere in maniera indelebile nelle nostre Chiese: stili e prassi sinodali sono e saranno i frutti più significativi di questo Cammino».
Quindi una riflessione sul cammino sinodale svolto nell’ultimo triennio: «Ci ha abituato a scrutare le pieghe della nostra storia – osserva il presidente del Comitato sinodale delle Chiese in Italia -, cogliendo con umiltà sia le ferite dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie. Anche in questi giorni, ai nostri tavoli, abbiamo fatto circolare esperienze belle e positive, autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo. Sono solo germogli, ma la sfida della ricezione sinodale sarà poi quella di sostenere questi stili perché diventino strutturali nelle nostre Chiese».
In particolare sono tre gli stili emersi dal cammino sinodale della Chiesa italiana: «Lo stile dell’ascolto – approfondisce monsignor Erio Castellucci -, dagli Organismi di partecipazione alle riunioni degli operatori pastorali; lo stile del dialogo, fatto anche di incontro con mondi non ecclesiali, come le diverse povertà materiali, relazionali, spirituali; i mondi delle professioni e del lavoro, come artisti, imprenditori, agricoltori, giornalisti, docenti, operai; lo stile della partecipazione, prima di tutto nella riattivazione dei Consigli pastorali, strumenti importanti per la Chiesa in missione».
C’è poi una sfida particolare che i lavori sinodali hanno rilanciato: «Ritrovare la passione nel fare la proposta cristiana – indica monsignor Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale del Cammino sinodale -. È uno dei versanti di impegno su cui si può agire subito». Quindi, incalzato dai giornalisti in conferenza stampa, monsignor Bulgarelli ha fatto il suo bilancio della Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia: «Un clima molto bello e suggestivo – racconta l’alto prelato -, sia per essere sulla tomba di Paolo e poi per essere stati nel luogo del Concilio Vaticano II. Oltre che del contributo appassionato dei delegati, tutto ciò è frutto del lavoro avvenuto nei contesti delle Chiese locali, in cui si è sperimentata una pratica di confronto e di dialogo che ha certo bisogno di essere maturata, ma che ormai sta diventando uno stile condiviso. Alcune richieste sono state subito colte e, probabilmente, possono essere immediatamente attuate. Altre dovranno essere studiate e altre ancora valutate, ma sono comunque degne di attenzione».
Nell’ambito dei lavori, ci sono stati anche degli interventi liberi: «Dai quali – riporta monsignor Castellucci – è emersa la necessità di snellire molto anche i linguaggi, evitando l’ecclesialese e andando incontro alle esigenze dei giovani». Quindi il bilancio del presidente del Comitato sinodale delle Chiese in Italia della Prima Assemblea sinodale: «È emersa la consapevolezza che, come Chiesa – analizza il presule -, siamo ricchi di problemi e di risorse, e questo fa emergere sempre l’opera di Dio intorno a noi. L’opera di Dio, i frutti dello Spirito, i semi del Regno sono emersi durante questa assemblea».
Infine, per spiegare come muoversi nell’orizzonte della missionarietà e della “Chiesa in uscita” voluta da Papa Francesco, monsignor Castellucci ha scelto l’immagine della “dieta”: «Cioè della necessità che si attui – rilancia il vice presidente della Cei – uno snellimento nella vita ecclesiale, proprio per essere più agili nella missione, questo soprattutto per quanto riguarda la condivisione della vita cristiana. Snellimento nelle strutture ecclesiali e poi nei rapporti con la società, perché la profezia incide nella società, fa breccia, ci fa essere lievito e generatori di processi buoni nella società».
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