Ultime notizie

Giubileo: “Via i recinti! In comunione portiamo ovunque la speranza”

"Fratelli, sorelle – invita monsignor Valentinetti -, apriamo questo Giubileo con questa speranza del cuore, facendoci portatori di speranza in tutte le realtà, in tutti i luoghi. Non occorre essere cristiani etichettati di prima categoria. Occorre essere semplici credenti dentro la storia del mondo, per marcare ancora una volta una differenza cristiana. Che lo Spirito Santo ci illumini e la Santa Famiglia ci conduca alla piena verità"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, che ha presieduto la santa messa nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, aprendo ufficialmente il Giubileo 2025 nella Chiesa di Pescara-Penne

L'arcivescovo Valentinetti apre ufficialmente il Giubileo 2025 nella Chiesa di Pescara-Penne

«In comunione con tutta la Chiesa universale, mentre celebriamo l’amore del Padre che si manifesta nella carne del verbo fatto uomo e nel segno della croce, ancòra di salvezza che abbiamo accolto ornata di fiori, apriamo solennemente l’anno giubilare per la nostra Chiesa diocesana di Pescara Penne». Con queste parole pronunciate solennemente dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, all’inizio della santa messa solenne presieduta ieri sera all’ingresso Cattedrale di San Cetteo – gremita di fedeli giunti da ogni parrocchia diocesana – anche l’Arcidiocesi di Pescara-Penne è quindi entrata ufficialmente nel Giubileo 2025 “Pellegrini di speranza”. E poi l’inno ufficiale dal titolo omonimo, scritto da Pierangelo Sequeri ed eseguito dal Coro diocesano diretto da Roberta Fioravanti, ha introdotto la celebrazione eucaristica: «Questo rito – aggiunge il presule nell’orazione iniziale – è per noi preludio di una ricca esperienza di grazia e di misericordia, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. Cristo, nostra pace e nostra speranza, sia il nostro compagno di viaggio in questo anno di grazia e di consolazione. Lo Spirito Santo che oggi inizia in noi e con noi questa opera, la porti a compimento fino al giorno di Cristo Gesù».

L’arcivescovo Valentinetti fa memoria del rito del battesimo presso il fonte battesimale

Quindi la processione episcopale, aperta proprio dalla croce ornata di fiori e seguita dagli accoliti e dai sacerdoti concelebranti – del Capitolo metropolitano e dell’Arcidiocesi tra i quali il vicario generale don Amadeo José Rossi e il parroco della Cattedrale monsignor Francesco Santuccione – ha raggiunto dapprima l’altare, con l’arcivescovo che l’ha incensato per poi ripetere il rito della memoria del Battesimo presso il fonte battesimale, aspergendo poi i fedeli lungo le navate della Cattedrale. Quindi la liturgia eucaristica è proceduta, come da prassi tradizionale, con la lettura della Parola di Dio e l’intensa omelia dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Sia lode alla Santa Trinità il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – esordisce monsignor Tommaso Valentinetti – perché per il Ministero Petrino, ancora una volta, possiamo gustare le gioie giubilari ed essere segni di speranza per la Chiesa e per il mondo. Sia lode alla Santa Trinità per questo nostro convenire insieme da tutte le comunità parrocchiali della nostra diocesi, presbiteri, diaconi, ministri, Popolo Santo di Dio, per iniziare il nostro cammino, il nostro percorso giubilare con un cuor solo e un’anima sola. Il libro di Samuele ci ha raccontato la storia di Anna che concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, ma Anna concepì questo figlio dopo che aveva pregato incessantemente il Signore perché era sterile, non riuscendo ad avere una maternità, tanto che il sacerdote del tempio l’aveva rimproverata perché pregava al suo interno muovendo solo le labbra pensando che fosse ubriaca. Ma lei pregava incessantemente che potesse essere risolta la sua sterilità e che finalmente potesse avere un figlio, che poi la grazia di Dio le concesse e lei lo consegnò al Signore. La pagina del Vangelo ci ha narrato un episodio della vita familiare di Gesù, Maria e Giuseppe. Un episodio particolarissimo… A 12 anni, quando i ragazzi di Israele vengono ammessi alla lettura della Parola perché diventano “Bar mitzvah”, cioè “figli della possibilità di leggere la Parola”, lo portano a Gerusalemme. Ma qui si smarrisce e Maria e Giuseppe lo cercano incessantemente, fin quando non lo trovano mentre cerca di capire di ascoltare e di domandare per poter discernere la volontà del Padre sulla sua vita. Ecco, si è spalancata la porta del Giubileo. Si è spalancata per noi nel giorno della Santa Famiglia, nel giorno in cui più che mai la Chiesa Sposa attende il suo Cristo Sposo. E, mi si passi l’espressione un po’ ardita, si è riaperto “l’utero materno” della Chiesa ancora una volta, perché possa concepire figli, perché possa dare al mondo la speranza, perché come Chiesa possiamo essere gli artefici dell’annuncio della Parola e dell’annuncio della speranza».

Ma per riuscirci, a detta dell’arcivescovo Valentinetti, abbiamo due gravi impegni da superare: «Dobbiamo superare il primo grave impegno della sterilità – ammonisce l’alto prelato -. , abbiamo vissuto e forse, come Chiese e come Chiesa, stiamo vivendo un tempo di sterilità a livello vocazionale, a livello di presenza convinta nei sacramenti, a livello di partecipazione fruttuosa all’Eucarestia stiamo vivendo un tempo di sterilità. Ma, lungi dall’avere paura della sterilità, noi siamo sicuri che dall’utero materno della Chiesa possa ancora una volta nascere un’abbondanza di prole di figli e di figlie, se lo vogliamo e se ci impegniamo a vivere dei sogni che ci fanno missionari, che ci fanno solidali che ci fanno capaci di vivere la sinodalità, che ci fanno capaci di instaurare dimensioni di comunione sempre più profonde tra laici e presbiteri e diaconi e ministri. Nessuno è più bravo degli altri. Tutti insieme, in un ascolto reciproco, possiamo superare la sterilità che forse, nel nostro tempo, sentiamo pesante sulle nostre spalle. Lo possiamo fare se imitiamo Gesù e Maria, se ci mettiamo alla ricerca di Gesù. , anche noi dobbiamo metterci alla ricerca di Gesù più seriamente, più veritativamente. Cerchiamolo, lo troveremo, lo ascolteremo. Noi ascolteremo Lui e Lui ci domanderà e Lui ci chiederà conto. E sicuramente la ricerca di Gesù, il Signore della nostra vita e della nostra esistenza, può essere la risposta al dono di tanti figli e di tante figlie che vogliamo rigenerare nella vita di una Chiesa bella, santa, profetica, capace di superare ciò che antico, pensando di superare ciò che è vecchio, ma in una rinnovata giovinezza della grazia dello Spirito».

Una parte dei sacerdoti, diaconi e accoliti concelebranti

Ma per superare la sterilità e cercare Gesù, è prima necessario essere capaci di vivere i Comandamenti: «La lettera di San Giovanni Apostolo – ricorda l’arcivescovo Valentinetti – ci ha ricordato che questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri. Via le spocchiose differenze, via i circoli chiusi, via la parrocchialità molte volte chiusa in sé stessa e sterile, via l’essere appartenenti ad associazioni e movimenti di vita che, pur preservando il carisma dei fondatori, devono trasfondersi nella vita della Chiesa, nella vita della comunione ecclesiale per essere sempre più pronti a, forse, sciogliere se stessi senza nessuna paura. Ma sapendo che questo sciogliersi delle nostre sicurezze e dei nostri piccoli recinti parrocchiali o di associazioni e movimenti, ci produrrà una quantità enorme di frutti e di figli e di figlie e saremo ancora una volta ringiovaniti dalla grazia dello Spirito Santo. In questo conosciamo che Egli rimane in noi dallo Spirito che ci ha dato».

Da qui l’appello conclusivo del presule: «Fratelli, sorelle – invita monsignor Valentinetti -, apriamo questo Giubileo con questa speranza del cuore, facendoci portatori di speranza in tutte le realtà, in tutti i luoghi. Non occorre essere cristiani etichettati di prima categoria. Occorre essere semplici credenti dentro la storia del mondo, per marcare ancora una volta una differenza cristiana. Che lo Spirito Santo ci illumini e la Santa Famiglia ci conduca alla piena verità».

La Cattedrale di San Cetteo gremita di fedeli

In seguito, dopo la preghiera dei fedeli, il rito dell’offertorio la cui somma raccolta verrà devoluta ai carcerati più poveri. Prima della benedizione finale, l’annuncio della possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria nelle tre chiese giubilari pescaresi, oltre alla Cattedrale di San Cetteo, il Santuario della Divina Misericordia a Pescara e il Santuario di San Nunzio Sulprizio a Pescosansonesco, rispettando alcune condizioni: «Per chi non si è confessato da otto giorni – raccomanda l’arcivescovo Valentinetti -, confessarsi almeno entro gli otto giorni. E poi recitare un Pater Ave Gloria secondo le intenzioni del Santo Padre, partecipare ai Divini Misteri – così come questa sera – e io aggiungo di compiere qualche opera di carità. Perché, sapete, l’indulgenza non è solo una cosa intimistica, ma è una cosa concreta. Per cui cerchiamo di concretizzare, magari facendo pace con qualcuno, se ci sono un po’ di dissapori in famiglia o con gli amici. Così facendo, metteremo in pratica quell’apertura del cuore, quell’apertura della porta e quella differenza cristiana, secondo le parole del Vangelo. Il mio augurio a tutti, perché possiate vivere questo anno in santa letizia e soprattutto perché la porta spalancata non sia solo importante per noi, ma sia importante per tanti altri fratelli e tante altre sorelle».

Riguardo l’eventualità di organizzare un pellegrinaggio giubilare a Roma, la Chiesa di Pescara-Penne ha dato facoltà alle singole parrocchie, associazioni e movimenti di organizzarsi autonomamente sulla base del calendario degli eventi stabilito dalla Santa Sede, ma è comunque in programma l’organizzazione di un pellegrinaggio giubilare diocesano: «Lo faremo a settembre – annuncia il presule –, in una data che comunicheremo prossimamente, presso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso (Teramo). Vivremo una mattinata intera dedicata alla preghiera, alla riconciliazione, alla conversazione spirituale e alla celebrazione. Sarà un momento diocesano che ci vedrà partecipi il maggior numero possibile».

About Davide De Amicis (4573 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website