Docenti di religione: “Aiutano gli alunni a scoprire bellezza e senso della vita”
"Grazie all'insengamento della religione cattolica – ricordano i vescovi - nel percorso formativo entrano importanti elementi etici e culturali, insieme alle domande di senso che accompagnano la crescita individuale e la vita del mondo. Il tutto, in un clima di rispetto e di libertà, di approfondimento e di dialogo costruttivo"

A pochi giorni dalla scadenza delle iscrizioni al primo anno di scuola di ogni ordine e grado, la Presidenza della Conferenze episcopale italiana è tornata ad indirizzare una lettera a studenti e genitori affinché colgano l’opportunità di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc): «Grazie alla quale – ricordano i vescovi – nel percorso formativo entrano importanti elementi etici e culturali, insieme alle domande di senso che accompagnano la crescita individuale e la vita del mondo. Il tutto, in un clima di rispetto e di libertà, di approfondimento e di dialogo costruttivo».
Un anno scolastico, il prossimo, che si avvierà nel pieno del Giubileo, il quale sta muovendo i suoi primi passi, dal tema “Pellegrini di speranza” indicato da Papa Francesco: «Si tratta di un evento – sottolinea la Cei – dai forti significati non solo religiosi, ma anche culturali e sociali, a conferma di come il messaggio cristiano parli all’uomo di oggi non meno di quanto abbia inciso in passato nella storia e nella cultura nazionale e mondiale. Il Giubileo, infatti, è tra le altre cose sinonimo di riconciliazione, di pace, di dignità umana, di giustizia, di salvaguardia del creato, beni essenziali di cui sentiamo un urgente bisogno».
D’altra parte il tema della speranza, a detta dei presuli, provoca particolarmente il mondo dell’educazione e della scuola: «Luoghi – osserva la Presidenza della Conferenza episcopale italiana – in cui prendono forma le coscienze e gli orientamenti di vita e si pongono le basi delle future responsabilità. Quale speranza dà senso all’esistenza? Dove è possibile riconoscere e trovare ragioni di vita e di speranza? E ancora, prendendo a prestito le parole di Papa Francesco, come sostenere la necessità di “un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine” (Spes non confundit, 9)? Sono domande a cui la scuola non può essere estranea e alle quali dà spazio l’insegnamento della religione cattolica».
A tal proposito, i docenti di religione vengono definiti “testimoni di speranza”: «Che uniscono alla competenza professionale – attestano i vescovi italiani – l’attenzione ai singoli alunni e alle loro domande più profonde. Siamo molto grati a tutti gli insegnanti che, mentre offrono le ragioni della speranza che li muove, accompagnano coloro che stanno crescendo a scoprire la bellezza e il senso della vita, senza cedere alle tentazioni dell’individualismo e della rassegnazione, che soffocano il cuore e spengono i sogni».
Quindi l’auspicio finale: «Il cammino dei prossimi mesi, anche grazie all’Irc – conclude la Cei – ci aiuti a ritrovare la fiducia e il coraggio di aprire le famiglie, le scuole e tutte le comunità a nuovi orizzonti di collaborazione e di speranza».
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