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Monsignor Valentinetti: “Un Pastore affidabile e fedele alla Chiesa”

"Il primo pensiero di questa celebrazione eucaristica va a Papa Leone – esordisce monsignor Valentinetti -, che domenica ha richiamato la Chiesa tutta ad essere una, perché possa essere luce e sale. Sono felice questa sera perché per questa celebrazione giubilare la Chiesa dell'Abruzzo e del Molise è riunita insieme, nella presenza degli arcivescovi e dei vescovi in carica ed emeriti. E ringrazio anche Sua eminenza il Cardinale Giuseppe Petrocchi, che ha voluto prendere parte a questa celebrazione. Ma l'unità è anche dei presbiteri, dei laici, dei diaconi, dei ministri che si prodigano incessantemente per questa Chiesa e per queste Chiese. Che possiamo essere uno e chiediamo perdono per tutte le volte che non lo siamo stati"

Lo ha affermato Fratel Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose, pronunciando l’omelia della santa messa presieduta – martedì 20 maggio – dall’arcivescovo Valentinetti per il suo 25° anniversario di episcopato

L'arcivescovo Valentinetti ascolta la proclamazione della Parola di Dio nella Cattedrale dI San Cetteo

Martedì sera la Cattedrale di San Cetteo a Pescara è stata gremita come non mai, per celebrare i 25 anni di episcopato dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti il quale, per l’occasione, vi ha presieduto una santa messa solenne.

I vescovi d’Abruzzo e Molise

Al presule si sono stretti intorno, oltre ai suoi sacerdoti diocesani e centinaia di fedeli, anche i vescovi e gli arcivescovi della Conferenza episcopale abruzzese e molisana (Ceam): l’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte, il vescovo di Teramo-Atri monsignor Lorenzo Leuzzi, l’arcivescovo di L’Aquila monsignor Antonio D’Angelo, il vescovo di Avezzano monsignor Giovanni Massaro, il vescovo di Sulmona-Valva monsignor Michele Fusco, il vescovo di Lanciano-Ortona monsignor Emidio Cipollone e poi, dal Molise, il vescovo di Termoli-Larino monsignor Claudio Palumbo, il vescovo di Isernia-Venafro e Triventononché presidente della Conferenza episcopale abruzzese e molisanamonsignor Camillo Cibotti e l’arcivescovo di Campobasso-Bojano monsignor Biagio Colaianni. Oltre a loro figuravano tra i concelebranti anche il nunzio apostolico in Corea e Mongolia monsignor Giovanni Gaspari (originario di Pescara), il cardinale arcivescovo emerito di L’Aquila Giuseppe Petrocchi, il vescovo emerito di Termoli-Larino monsignor Gianfranco De Luca (successore di monsignor Tommaso Valentinetti dal 2005 al 2025) e il vescovo emerito di Sulmona-Valva monsignor Giuseppe Di Falco. E poi non sono mancate le autorità civili e militari, a partire dal sindaco di Pescara Caro Masci e poi l’assessore comunale ai rapporti con le confessioni religiose Valeria Toppetti, il questore Carlo Solimene, il prefetto Flavio Ferdani e il presidente della Provincia Ottavio De Martinis.

IL SINDACO DI PENNE: “L’ARCIVESCOVO VALENTINETTI E’ UNA PRESENZA SALDA E COSTANTE”

Presenti anche i sindaci di Loreto Aprutino, Renato Mariotti, e di Penne Gilberto Petrucci. Quest’ultimo è il primo cittadino della località sede della concattedrale diocesana e, per questo, ha rilasciato una dichiarazione di giubilo in onore dell’arcivescovo Valentinetti: «La Città di Penne – afferma Petrucci – celebra con profonda gratitudine il 25° anniversario di episcopato dell’arcivescovo Pescara – Penne, monsignor Tommaso Valentinetti. In questi anni, la sua presenza è stata per la nostra comunità un riferimento saldo e costante, capace di unire guida spirituale, attenzione ai più fragili e dialogo con le istituzioni. La cura dimostrata nel promuovere il recupero del patrimonio ecclesiastico, dalla riapertura della Chiesa di San Domenico all’avvio dei lavori sul nostro Duomo, è segno concreto di un impegno che va oltre il ministero pastorale. Penne continua a vivere con fierezza il legame con la Diocesi, custodendo con orgoglio il titolo di concattedrale. A Sua Eccellenza gli auguri più sinceri per questo importante traguardo e per il cammino che verrà».

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

L’arcivescovo di Pescara-Penne ha dapprima accolto tutti loro con grande stima e riconoscenza: «Il primo pensiero di questa celebrazione eucaristica va a Papa Leone – esordisce il presule -, che domenica ha richiamato la Chiesa tutta ad essere una, perché possa essere luce e sale. Sono felice questa sera perché per questa celebrazione giubilare la Chiesa dell’Abruzzo e del Molise è riunita insieme, nella presenza degli arcivescovi e dei vescovi in carica ed emeriti. E ringrazio anche Sua eminenza il Cardinale Giuseppe Petrocchi, che ha voluto prendere parte a questa celebrazione. Ma l’unità è anche dei presbiteri, dei laici, dei diaconi, dei ministri che si prodigano incessantemente per questa Chiesa e per queste Chiese. Che possiamo essere uno e chiediamo perdono per tutte le volte che non lo siamo stati».

Dopo la proclamazione della Parola di Dio, è stato lo stesso arcivescovo Valentinetti a presentare colui che avrebbe pronunciato l’omelia al suo posto, il fondatore della Comunità monastica di Bose – e amico di lunga data del festeggiato – Fratel Enzo Bianchi: «Quarantotto anni fa, appena ordinato sacerdote – racconta l’arcivescovo di Pescara-Penne -, partii per la Terra Santa, per gli studi biblici. , per un mistero della Provvidenza, conobbi Fratel Enzo Bianchi, già da allora priore della Comunità monastica di Bose. Da allora le nostre vite si sono intrecciate nel bene, tanto bene, e anche nelle fatiche. Ma questa sera gli ho chiesto di spezzare per noi la parola di Dio. Io faccio tanto spesso l’omelia con voi. Forse è anche bene che a venticinque anni di episcopato, io ricominci da capo. “In Verbo Domini” era, ed è il mio motto, che scegliemmo insieme. Che sia “In Verbo Domini” questa sera, l’ascolto che reciprocamente vogliamo fare».

L’OMELIA DI FRATEL ENZO BIANCHI

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose

Quindi la riflessione omiletica di Fratel Enzo Bianchi, avviata con una dedica speciale all’amico di sempre: «Amato padre e vescovo Tommaso – afferma il monaco -, eminenza, venerabili arcivescovi e vescovi di queste Chiese dell’Abruzzo-Molise, fratelli e sorelle, siamo qui in questa Cattedrale, questa sera, per ringraziare il Signore. Noi vogliamo lodarlo, vogliamo rendergli grazie per la fedeltà alla sua Chiesa. Il Signore ha dato a questa Chiesa un pastore affidabile, un suo servo, e lo ha chiamato a diventare servo dei suoi fratelli e delle sue sorelle, servo della comunione ecclesiale. E così questa Chiesa, pure in mezzo a fatiche e debolezze, vivendo anche le contraddizioni proprie di una Chiesa che è ancora pellegrina sulla terra e non è ancora la sposa fatta bella, è restata alla sequela del Signore Gesù. Questo è il motivo del nostro essere qui intorno al vescovo Tommaso, non per tessere elogi che lui non gradirebbe, ma per testimoniare che è stato un pastore che ha indicato il Vangelo, non ha predicato se stesso ed è sempre restato nello spazio della sacra mentalità, volendosi solo segno di Cristo e mai adombrando la presenza di Colui che è il pastore dei pastori, sempre vivente nella sua Chiesa».

Partendo da questo presupposto, attingendo alla Sacra Scrittura, Bianchi ha poi tracciato il profilo ideale che ogni vescovo dovrebbe incarnare: «Nella Chiesa, comunità dei discepoli del Signore Gesù Cristo – sottolinea il fondatore della Comunità monastica di Bose -, il vescovo è una figura determinante e rincresce che il popolo non abbia ancora pienamente capito la sua verità e importanza. Purtroppo lo vede e lo sente come un capo, come un’autorità religiosa del territorio. Non sempre discerne che il vescovo è una persona posta dallo Spirito Santo stesso, come abbiamo ascoltato nella Parola dell’apostolo Paolo, posto dallo Spirito Santo stesso a pascere la Chiesa di Dio. Per questo il Vescovo è il segno di Cristo vivente e operante nella Chiesa. Non è il vicario di Cristo, non è il vicario del Papa, non è un prefetto, è colui che testimonia la continuità apostolica della fede, perché è successore degli apostoli. Non possiamo dimenticare in proposito le parole scritte da Ignazio di Antiochia ai cristiani di Smirne: “Ricordatevi fratelli, dove c’è il vescovo là c’è la Chiesa, così dove c’è Gesù Cristo, là c’è la Chiesa cattolica”. Ed è a partire da questa elezione diretta dello Spirito Santo, che il vescovo dovrà vegliare su se stesso e su tutto il gregge che resta proprietà del Signore. Il gregge, le pecore, gli agnelli restano proprietà del Buon pastore, ma il vescovo deve stare, dice Paolo, in mezzo a loro. Deve vegliare, deve vigilare, deve custodire, conoscere, amare le pecore. Non è facile fare il vescovo nella fedeltà al Vangelo, non è facile. E significativamente il grande padre, vescovo e Papa Gregorio Magno, sapendo che il cammino più difficile verso il Regno di Dio era proprio quello dell’episcopato, diceva ai vescovi di ricordarsi che la loro strada era costellata di tentazioni, di distrazioni e soprattutto soggetta alla seduzione della mondanità. Paolo, facendo un’anamnesi della sua vicenda apostolica, ricorda significativamente anche le lacrime di giorno e di notte. E un vescovo autentico conosce ore di pianto, conosce ore di fatica e di sofferenza».

La Cattedrale di San Cetteo gremita

A questo punto, Fratel Enzo ha fatto una precisazione importante: «Il vescovo, ricorda sempre l’Apostolo, è affidato alla parola di Dio – puntualizza il monaco -. Innanzitutto, non è la parola di Dio che è affidata al vescovo, come noi crederemmo e saremmo pronti a dire, ma è il vescovo che è affidato alla Parola di Dio. Questo è sorprendente, perché la Parola della grazia, come la chiama Paolo, è la Parola dell’amore di Dio. Dell’amore che è grazia perché è amore che non deve mai essere meritato. Parola potente ed efficace. Parola viva, nel senso che è vita. Non basta dire che la parola dà la vita, la parola è vita e deve essere vita nel vescovo. Questa è la condizione per diventare autentico servo della Parola e, quindi, abilitato a predicarla con efficacia quale evangelizzazione».

A sostegno di questa considerazione, Fratel Enzo Bianchi ha impreziosito la sua omelia  con una citazione inedita: «Il cardinal Ratzinger – rivela il monaco -, in uno scritto che per amicizia mi regalò e che non ha mai ancora pubblicato, scrive “Il vescovo ha come primo suo compito, proprio perché affidato alla Parola, il conoscere come Dio gli parla al cuore. Se il vescovo, che non può essere competente in tutte le materie teologiche, vuole possedere però il ‘sensus fidei’ essenziale al suo ministero, deve vivere realmente e quotidianamente questo affidamento alla Parola, leggendola, ascoltandola, meditandola, pregandola. Parole del grande teologo, diventato Papa, vero dottore della Chiesa nel nostro tempo».

Alcuni sacerdoti concelebranti

Inoltre, citando Sant’Agostino, Fratel Bianchi ha ulteriormente approfondito il ruolo del vescovo: «Non possiamo dimenticare che secondo Sant’Agostino, e anche altri padri della Chiesa – aggiunge Enzo Bianchi -, ogni vescovo è un successore di Pietro, non della Chiesa di Roma, ma come apostolo e pastore. Anche a lui, dice Agostino, a ogni vescovo Gesù indirizza le domande fatte a Pietro, in quell’alba pasquale sul Lago di Tiberiade. Vi do la traduzione esatta del testo, “Simone di Giovanni, mi ami tu più di tutte queste cose?” Non più di costoro, non più degli altri, Gesù non mette in concorrenza l’amore di Pietro con l’amore degli altri apostoli, “Mi ami più di tutte queste cose?”. Il Risorto interroga Simone sul suo amore per le sue cose. Le barche, la pesca, tutto ciò che Pietro aveva ripreso dopo la sequela di Gesù, il rinnegamento e l’abbandono. E Simone, che si sente tolto anche il nome della missione, Kephas, Pietro, non osa dirgli “Ti amo, Signore”. Gli dice “Ti voglio bene”. E avviene questo dialogo per tre volte. Ma la terza volta Gesù, vedendo la sincerità di Pietro, non gli chiede “Mi ami tu?”. Gli chiede solo “Mi vuoi bene?”, esattamente come sapeva dirgli Pietro, “Mi vuoi bene? Mi basta questo. Quello che tu puoi fare nell’amore”. Pietro conoscerà l’amore pieno per il Signore, quello agapico, quando darà la sua vita e diventerà testimone martire di Cristo. Ma per ora Gesù si accontenta del “Ti voglio bene”. E gli dice, allora, “Sii pastore delle mie pecore, sii pastore dei miei agnelli”. Un commentatore della chiesa siriaca del quarto secolo, traduce però così queste risposte di Gesù a Pietro. Non in “pasci, pascola o sii pastore”, ma con questa espressione “Ama le mie pecore, ama i miei agnelli”, perché pascere nel quarto Vangelo significa “amare le pecore”, come dice Gesù nel Buon Pastore, che pasce le pecore perché le ama».

Da qui l’ultimo pensiero dedicato al presule pescarese: «Caro Tommaso – conclude il Fondatore della Comunità monastica di Bose -, ho una sola parola da dirti in questa liturgia. L’unica, secondo me, che ti può aiutare nei prossimi anni di episcopato… Ascolta la voce di Gesù Cristo, che ti dice “Ama le mie pecore, ama i miei agnelli”».

MONS. CIBOTTI, CEAM: “CI UNIAMO A TE NELLA PREGHIERA E NEL RENDIMENTO DI GRAZIE”

Mons. Camillo Cibotti, presidente Ceam

Al termine della liturgia eucaristica, è stato il vescovo di Isernia-Venafro e Trivento monsignor Camillo Cibottiin qualità di presidente della Ceama rivolgere il messaggio augurale a nome dei vescovi e degli arcivescovo d’Abruzzo e Molise: «Carissimo fratello Tommaso nell’episcopato – conclude il presule -, a nome di tutta la Conferenza episcopale abruzzese e molisana, ti faccio i miei migliori auguri per un traguardo raggiunto così bello, 25 anni di episcopato. Non possiamo fare altro che pregare ulteriormente e unirci a te nel rendimento di grazie, perchè lo Spirito Santoin questo itinerario giubilare di speranzariempia te e la comunità che ti è stata affidata di ogni grazia e benedizione».

About Davide De Amicis (4673 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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