“Il Sud è a rischio desertificazione umana e industriale”
"Si continua ad emigrare, 116 mila abitanti nel solo anno 2013, a non fare figli, con più morti che nati, un Sud quindi non più da sottosviluppo ma implosivo"

«Il Sud è a rischio desertificazione umana e industriale: si continua ad emigrare, 116 mila abitanti nel solo anno 2013, a non fare figli, con più morti che nati, un Sud quindi non più da sottosviluppo ma implosivo». Lo ha affermato stamane a Roma, aprendo i lavori del convegno di presentazione del Rapporto Svimez 2014, il direttore generale Riccardo Padovani: «La recessione – spiega – mette in ginocchio l’economia meridionale e il divario di sviluppo tra Nord e Sud, in termini di prodotto pro-capite, ha ripreso ad allargarsi. Nel 2013 è tornato ai livelli del 2003, con un differenziale negativo di oltre 43 punti percentuali».
Infatti, i dati Svimez parlano di crescita dell’impoverimento con un +40% di famiglie povere nell’ultimo anno: «Al Sud – denuncia il direttore generale di Svimez – è stato perso l’80% dei posti di lavoro nazionali». L’industria meridionale ha infatti visto un calo degli investimenti del 53% in cinque anni e una diminuzione del 20% degli addetti. Le famiglie registrano un calo dei consumi (-13%), gli occupati sono scesi a 5,8 milioni: «ll valore più basso dal 1977 – sottolinea Riccardo Padovani – e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%».
Il Pil meridionale, del resto, è caduto del 3,5% nel 2013, mentre al centro-nord la discesa è stata del -1,4%: «C’è – nota Padovani – un evidente tracollo economico-sociale del Sud. Dei 985 mila posti persi in Italia, ben 583mila sono meridionali».
Dati allarmanti, questi ultimi, che hanno fatto riflettere anche i vescovi italiani: «È fin troppo chiaro – osserva monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana – che un’economia che sia soltanto o esclusivamente un’economia di profitto, difficilmente si interfaccerà con il bisogno reale. Pietismo e assistenzialismo, sono stati e continuano a essere i più efficaci e subdoli alleati del malcostume e del sistema malavitoso. Nel Mezzogiorno, per poter uscire con forza dal fatalismo, per non cedere alla rassegnazione, è necessario guardare al futuro, elaborare opzioni strategiche, saper scegliere le migliori. In questa scelta, c’è anche la responsabilità dei vescovi di saper indicare quelle opzioni che sono davvero al servizio del bene comune».
A tal proposito, monsignor Galantino ha fatto riferimento al documento della Cei “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” dell’anno 2010: «In cui – rileva il presule – si è posto lo sguardo alla vocazione del Sud che è cuore del Mediterraneo, ponte per transitare obiettivi e strategie per un cammino europeo». Concludendo ha parlato di “precarietà” e “flessibilità”: «Solo in uno stile sussidiario – puntualizza il segretario generale della Cei – è possibile porre al centro la persona e le sue capacità. L’insegnamento cristiano è che la persona è il “fine” dell’economia e non il mezzo e che ha una dignità sacra».
Un’emergenza economica, quella vissuta nel Mezzogiorno, che ha richiamato prontamente anche l’attenzione del Governo: «Nei prossimi sette anni – annuncia Graziano Del Rio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – avremo a disposizione almeno 200 miliardi di fondi per il rilancio del Mezzogiorno e dovremo impostare una serie d’investimenti strategici, che facciano da volano a una vera ripresa del Sud. Dobbiamo fare in modo che il Mezzogiorno diventi davvero un “problema” di tutto il Paese. Se è vero che la Germania, facendo investimenti pubblici all’Est, ha aumentato il Pil e la produttività di quella area in maniera considerevole, credo che sia possibile anche da noi con il Sud». Delrio ha quindi stabilito che i punti essenziali di questa pianificazione strategica riguarderanno grandi progetti infrastrutturali, parlando di “sistemi metropolitani”, di hub aereoportuali, di logistica, trasporti e valorizzazione culturale.