“Dio ci ama di amore gratuito e sconfinato”
"Il Signore - spiega il Papa - sceglie il suo popolo non perché se lo meriti, ma perché è il più piccolo tra tutti i popoli. E quando venne la pienezza del tempo, nonostante gli uomini avessero più volte infranto l’alleanza, Dio, anziché abbandonarli, ha stretto con loro un vincolo nuovo, nel sangue di Gesù"
«Rivolgiamo lo sguardo del nostro cuore a Gesù Crocifisso e sentiamo dentro di noi che Dio ci ama, ci ama davvero, e ci ama così tanto! Ecco l’espressione più semplice che riassume tutto il Vangelo, tutta la fede, tutta la teologia: Dio ci ama di amore gratuito e sconfinato».
Lo ha affermato ieri all’Angelus Papa Francesco: «All’origine del mondo – spiega il Papa – c’è solo l’amore libero e gratuito del Padre». Nella storia della salvezza risalta, quindi, la gratuità dell’amore di Dio: «Il Signore – osserva il Santo Padre – sceglie il suo popolo non perché se lo meriti, ma perché è il più piccolo tra tutti i popoli, come egli dice. E quando venne la pienezza del tempo, nonostante gli uomini avessero più volte infranto l’alleanza, Dio, anziché abbandonarli, ha stretto con loro un vincolo nuovo, nel sangue di Gesù – il vincolo della nuova ed eterna alleanza – un vincolo che nulla potrà mai spezzare».
La Croce di Cristo, dunque, è la prova suprema della misericordia e dell’amore di Dio per noi: «Gesù – sottolinea il Pontefice – ci ha amati “sino alla fine”, cioè non solo fino all’ultimo istante della sua vita terrena, ma fino all’estremo limite dell’amore».
Se, a detta del Papa Bergoglio, nella creazione il Padre ci ha dato la prova del suo immenso amore donandoci la vita, nella passione e nella morte del suo Figlio ci ha dato la prova delle prove: «È venuto – ricorda Papa Francesco – a soffrire e morire per noi. Così grande è la misericordia di Dio: Egli ci ama, ci perdona; Dio perdona tutto e Dio perdona sempre».
Successivamente, al termine dell’Angelus, il Papa ha ricordato i martiri cristiani in Pakistan: «Con dolore – rivive il Sommo Pontefice -, con molto dolore, ho appreso degli attentati terroristici contro due chiese nella città Lahore in Pakistan, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Sono chiese cristiane. I cristiani sono perseguitati. I nostri fratelli versano il sangue soltanto perché sono cristiani».
Infine, la preghiera dedicata alla memoria delle vittime: «Mentre assicuro – conclude il Pontefice – la mia preghiera per le vittime e per le loro famiglie, chiedo al Signore, imploro dal Signore, fonte di ogni bene, il dono della pace e della concordia per quel Paese. Che questa persecuzione contro i cristiani, che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace».