“Grazie Signore, perché 50 anni fa mi hai chiamato a servire la Chiesa”
"Carissimo don Vincenzo - afferma monsignor Valentinetti -, tu dirai a 50 di sacerdozio tu vescovo mi chiedi ancora questa disponibilità? Ebbene sì, per annunciare Cristo non c’è età: si annuncia il Cristo da giovani, da adulti e si annuncia il Cristo quando molte primavere sono passate sulla nostra testa. Il Signore ti conceda di continuare ciò che hai sempre fatto, che il Signore ti ricolmi di bene e di ringraziamenti, perché solo lui sa fare e lo può fare nel modo in cui solo lui sa"
«Celebriamo questa eucaristia, che è essenzialmente ringraziamento per il dono fatto a me 50 anni fa dal Signore perché egli, nella sua bontà, mi ha chiamato a servire la Chiesa».
Con queste parole ieri sera monsignor Vincenzo Amadio, vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, ha esordito nella Santa Messa con la quale ha celebrato i suoi 50 anni di sacerdozio presso la parrocchia di San Pietro apostolo, della quale è parroco dal 1986 e a cui si deve, vincendo lungaggini burocratiche e polemiche, il trasferimento della sua comunità da un istituto religioso di via Carducci all’attuale e pregiata ubicazione nella chiesa sul mare di piazza Primo maggio, ideata e realizzata da Pietro Cascella.
Sono stati decine, ieri, i sacerdoti giunti da ogni angolo dell’arcidiocesi pescarese per concelebrare la celebrazione eucaristica all’interno di una chiesa gremita dai fedeli, fra i quali spiccavano il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, il Prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono e il sindaco Marco Alessandrini.
Ma il concelebrante più importante è stato senza dubbio l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, che due anni fa lo nominò per la seconda volta vicario generale dell’arcidiocesi dopo la prima esperienza già vissuta dal 1993 al 2006, al fianco dell’allora arcivescovo Cuccarese: «“Magnificate con me il Signore – esordisce monsignor Valentinetti nell’omelia -, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore, mi ha risposto e da ogni paura mi ha liberato”. Con questo salmo responsoriale che abbiamo pregato insieme, credo che possa salire alta la lode al Signore per quanto lui ha fatto nella vita di don Vincenzo, presbitero da 50 anni dentro la storia di questa Chiesa locale di Pescara-Penne e sempre con le parole del salmo, lo invito a benedire il Signore in ogni tempo: in quello della sua giovinezza, della sua piena maturità e in questo tempo alla vigilia della quarta giovinezza».
Ha infatti 74 anni il presbitero originario di Castilenti, nel teramano, ordinato sacerdote il 29 giugno 1965, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, dall’allora arcivescovo Iannucci che lo nominò dapprima vicario parrocchiale nella chiesa pescarese del Sacro Cuore, fino al 1968, e poi parroco a Montebello di Bertona dove vi rimase per 18 anni fino al 1986, rientrando quindi a Pescara per abbracciare definitivamente la comunità parrocchiale di San Pietro apostolo.
In questo periodo, don Vincenzo ha ricoperto con dedizione anche il ruolo di assistente spirituale dell’Azione Cattolica: «Questa lode – ricorda il presule – il presbitero è chiamato a rinnovare anno per anno, quando cade l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, in modo particolare nei casi dei cosiddetti anniversari giubilari del 25° anniversario di ordinazione, nel 50° e perché no nel 60° e nel 65° di ordinazione sacerdotale. E questo è anche un augurio per don Vincenzo, perché possa mettere la sua esperienza ancora per molto tempo a servizio di questa Chiesa locale».
Un anniversario, i 50 anni di sacerdozio di monsignor Amadio, che è caduto proprio nella solennità dei Santi Pietro e Paolo: «Le ordinazioni sacerdotali – spiega l’arcivescovo di Pescara-Penne -, negli anni passati, venivano celebrate proprio in questo giorno per sottolineare in maniera precisa il legame tra i sacerdoti e la Chiesa, fondata sulla roccia di Pietro. E dall’ordinazione in poi, si sviluppa un’unità profonda tra Cristo, la Chiesa e il presbitero».
E nella pagina evangelica al centro della giornata di ieri, il Signore ha posto ai discepoli la fondamentale domanda “E voi, chi dite che io sia?”: «È questa – riporta Valentinetti – la risposta chiara “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. Una sintesi perfetta di quanto il popolo d’Israele aveva atteso. Ma oggi quella domanda del Signore risuona ancora nella Chiesa: molti lo sanno, ma molti non lo sanno. Quindi la domanda “E voi chi dite che io sia?” è ancora di estrema attualità e noi Chiesa, noi comunità cristiana, noi presbiteri e io vescovo siamo chiamati a dare la risposta di Pietro a chi ci domanda sulla persona di Gesù, ma anche a chi non ci domanda».
Da qui la sfida di riannunciare Cristo al mondo intero: «Ecco – sottolinea l’arcivescovo Valentinetti – la sfida della Chiesa di questo inizio di terzo millennio. Papa Francesco ce lo ha indicato chiaramente nell’Evangelii Gaudium: essere capaci di portare l’annuncio del Cristo, figlio del Dio vivente, fino agli estremi confini della Terra».
E qui un pensiero di vicinanza, rivolto dal presule nei confronti del Santo Padre duramente attaccato nel corso del suo Pontificato, come testimoniato dal Papa stesso ieri durante la messa dei Santi Pietro e Paolo presieduta nella basilica vaticana: «Non sto qui – ammonisce l’arcivescovo – a citare le varie forme con cui questa Parola è stata riconsegnata da colui che è successore di Pietro, da colui che regge la Chiesa e che determina il cammino della Chiesa, checché ne dicano alcuni benpensanti che, forse, non trovano sistema migliore che criticare le parole e le scelte del Santo Padre. Sono molto preoccupato per questo, perché è chiaro che chi sta in vista di tutti può ricevere critiche e non condivisione. È stato anche vero per i Pontefici precedenti, ma la cattiveria che, purtroppo, molte volte si sta rivelando nei confronti di questo Pontificato è veramente spiacevole».
Quindi, l’omelia è tornata nuovamente a rivolgersi nei confronti di monsignor Amadio: «Carissimo don Vincenzo – afferma monsignor Valentinetti -, tu dirai a 50 di sacerdozio tu vescovo mi chiedi ancora questa disponibilità? Ebbene sì, per annunciare Cristo non c’è età: si annuncia il Cristo da giovani, da adulti e si annuncia il Cristo quando molte primavere sono passate sulla nostra testa. Il Signore ti conceda di continuare ciò che hai sempre fatto, che il Signore ti ricolmi di bene e di ringraziamenti, perché solo lui sa fare e lo può fare nel modo in cui solo lui sa».
E a questo punto, l’arcivescovo ha citato le parole di San Paolo apostolo nella seconda lettera di San Paolo apostolo a Timoteo “Io sto per ammainare le vele”: «Io ti auguro – auspica monsignor Tommaso Valentinetti – che queste vele rimangano ancora spiegate. La fede che hai conservato, dopo aver combattuto la buona battaglia, è quella che devi trasmettere e devi donare a tutte le persone con cui vieni in contatto: in particolare, direi, la fede è la conferma nei confronti dei sacerdoti tuoi confratelli, che molto spesso ricorrono a te per un consiglio e per chiedere un giudizio. Una fede forte e incrollabile, fino a quando il Signore ti darà la possibilità di vivere eternamente con Lui in quel giorno della sua manifestazione. Il Signore ti è vicino, ti ha dato forza perché tu potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo. Il Signore ti liberi da ogni male e ti conceda la gloria del suo Regno. A Lui la gloria, nei secoli dei secoli, amen».
Al termine della funzione liturgica, quindi, è stato lo stesso monsignor Amadio a prendere la parola per esprimere alcuni ringraziamenti, con la sobrietà e l’umiltà che lo hanno sempre contraddistinto durante il suo cammino sacerdotale: «Il Signore – osserva il vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne – si serve degli uomini e il mio ringraziamento va ai miei genitori che mi hanno educato nella fede, alla mia madrina di Battesimo e al mio padrino di Cresima, l’unico che c’è ancora (zio Angelo), i quali sono stati per me un’altra mamma e un altro papà. Sono stati determinanti anche nella formazione cristiana, nell’iniziazione cristiana, perché tutto il resto si sviluppa da quel germe che viene deposto da Dio nel nostro Battesimo».
Quindi il ricordo di monsignor Antonio Iannucci, che lo consacrò sacerdote, di monsignor Francesco Cuccarese, che per primo lo volle vicario generale, e ovviamente il ringraziamento a monsignor Tommaso Valentinetti, con cui collabora affettuosamente e intensamente, e a tutti i confratelli sacerdoti.
Ma non solo: «Ci sono stati – ricorda don Vincenzo Amadio – tanti angeli custodi, lungo questi molti anni della mia vita sacerdotale. Sono quelli che rompono le catene, che aprono le porte, dopodiché dobbiamo fare da soli. È chiaro che ci sono momenti di difficoltà, momenti in cui siamo incatenati, momenti di paura, momenti in cui pensiamo di non farcela: ci sono stati molti angeli custodi, molti vivono, molti non ci sono più».
Quindi monsignor Amadio ha scelto un racconto, una metafora per spiegare ancora una volta l’umile essenzialità del suo carattere e della sua personalità: «All’inizio della mia esperienza qui a Pescara – racconta in chiusura il vicario generale e parroco di San Pietro apostolo -, un giorno dissi: “Non guardate me” e facevo l’esempio della busta, perché quando ci arriva la lettera la busta è molto sgualcita, però noi stiamo a guardare ciò che c’è dentro: il messaggio. E allora dicevo “Non guardate la busta, ma guardate il contenuto, quello che riuscirò ad annunciarvi”. Dopo qualche tempo, mi arrivò una piccola busta d’argento e dentro c’erano espressioni di benevolenza. Ho capito che quella busta era una risposta, che diceva “Non ci piace che sia una busta sgualcita la tua presenza, vogliamo una busta d’argento”. Io ho fatto quello che ho potuto».
Quindi l’abbraccio di centinaia di parrocchiani, che hanno consegnato a monsignor Vincenzo Amadio la benedizione impartita da Papa Francesco e una targa ricordo dell’edificazione dell’attuale chiesa sul mare.