“Caro don Francesco, grazie per essere dono sincero in questa comunità”
"Che tu - augura monsignor Valentinetti - possa continuare nel bene a vivere seriamente, e con spirito di servizio e preghiera, questa Chiesa diocesana. Caro don Francesco, ad multos annos"
«Caro don Francesco, la Chiesa diocesana di Pescara-Penne nella mia persona, e nella persona di tutti i presenti, ti dice grazie per quello che hai fatto e che hai vissuto in questi anni di dono sincero alla vita di questa comunità».
Lo ha affermato domenica sera l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, presiedendo la Santa messa nella Cattedrale di San Cetteo in occasione dell’anniversario dei quarant’anni di sacerdozio dell’abate don Francesco Santuccione: «Tutti – ricorda il presule – conoscono il tuo amore e il tuo entusiasmo per la vita diocesana. Tutti conoscono il tuo saggio abbandonarti alla Provvidenza, per cui nessun traguardo ti è difficile e impossibile perché la fede ti sostiene e ti dà la forza per affrontare anche le sfide più difficili».
E l’ultima sfida che don Francesco ha accettato, due anni fa, è stata quella di guidare proprio la comunità parrocchiale della Cattedrale di San Cetteo: «E sia ringraziato il Signore – osserva monsignor Valentinetti, rivolgendosi a don Francesco Santuccione – perché in pochi anni, da quando è cominciato il tuo servizio qui, questa comunità sente fortemente l’appartenenza al Signore, sente fortemente la possibilità di vivere i doni e i carismi che il Signore, a piene mani, suscita costantemente nella Chiesa».
Un ministero, quello condotto dall’abate Santuccione, sempre contraddistinto dal sorriso e dall’entusiasmo: «Da quando ti conosco – rammenta l’arcivescovo di Pescara-Penne -, e non è da poco, ho sempre visto un sorriso, ho sempre visto la facilità di continuare il cammino. Io credo e spero che il Signore ci darà la gioia di poter celebrare il tuo cinquantesimo e perché no, il tuo settantesimo di sacerdozio. Al tuo settantacinquesimo, probabilmente, avrò cessato il mio servizio nella diocesi di Pescara-Penne, ma questo è l’augurio che ti faccio: che tu possa continuare nel bene a vivere seriamente, e con spirito di servizio e preghiera, questa Chiesa diocesana. Caro don Francesco, ad multos annos».
Un augurio, quello dell’arcivescovo Valentinetti, a cui si è aggiunto anche quello espresso da monsignor Giuseppe Di Falco, vescovo emerito di Sulmona-Valva, che ha concelebrato la liturgia eucaristica: «Noi tutti – sottolinea il presule – non siamo qui per fare gli elogi a don Francesco, San Girolamo diceva che quelli si fanno dopo la morte, ma tuttavia nessuno può dispensarsi dal ringraziare don Francesco per quanto ha operato durante il suo ministero sacerdotale: coloro che hanno beneficiato del ministero della Parola, della celebrazione dei divini ministeri attraverso quello della carità, da lui esercitato in modo esemplare. Personalmente, anche in questa felice circostanza, lo ringrazio per la sua profonda amicizia e per la sua operosità e vicinanza alla mia persona».
Auguri e ringraziamenti che don Francesco Santuccione ha raccolto con commozione, riservandosi una replica: «Un grande ringraziamento – risponde l’abate di San Cetteo – innanzi tutto al Signore e poi a quanti, ora, non sono più su questa terra, ma sono nel cielo e a tutti i presenti nessuno escluso. Un ringraziamento a monsignor arcivescovo Tommaso Valentinetti, a sua eccellenza Giuseppe Di Falco, ai miei confratelli, ai diaconi e alle suore, ai fedeli di Cepagatti, di San Luigi e di San Cetteo, agli amici, alle autorità e ai familiari. Quarant’anni di sacerdozio sono una bella tappa, che fare? Pregate con me, perché sia la volta buona che mi converta all’amore di Dio, diventando vero discepolo di Cristo e, di conseguenza, gioioso pastore non solo con la parola, ma con la vita in questa Chiesa diocesana che mi ha generato e che tanto amo. Un secondo motivo: preghiamo forte, intensamente, perché la messe è molta, ma gli operai sono pochi. Perché il Signore susciti nuove vocazioni, anche in mezzo a noi. Amen».
Durante l’omelia, chiaramente, l’arcivescovo Valentinetti non ha mancato di commentare il Vangelo domenicale: «Che ne abbiamo fatto della Parola del Signore, che ne abbiamo fatto della nostra esistenza cristiana? Siamo cristiani di facciata o siamo cristiani che hanno compreso fino in fondo qual è l’impegno da prendere con il Signore, per testimoniare il suo amore e per annunciare la verità del suo regno? Dal nostro cuore, quali sentimenti escono? Escono i sentimenti di impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia e superbia, peccati terribili e guai a noi se dal nostro cuore escono questi sentimenti. Ma questa Parola è buona per un approfondito esame di coscienza».
Sono, al contrario, altri i sentimenti che devono uscire dal nostro cuore: «Devono uscire – ribadisce monsignor Valentinetti – i sentimenti dell’ascolto, della preghiera, della pace, della verità, della giustizia, dell’amore degli ultimi e dei poveri. E allora, ripensiamo la nostra vita cristiana. Ripensiamola attentamente e chiediamoci se essa è veramente un’adesione al Signore?».