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Altro gesuita, stesso grido: “Terra, tetto e lavoro”

Gesuita indiano: "qui la gente muore di fame e il governo fa nulla".

Risuonano ancora le parole di papa Francesco, ripetute anche in occasione della visita all’ONU: «Terra, tetto e lavoro sono diritti sacri», per tutti gli uomini. Rivendicare questi diritti coincide, nonostante i soliti fraintendimenti, con la dottrina sociale della Chiesa. Dalla Popolorum progressio, infatti, la chiesa ha sempre ripetuto che l’unico autentico progresso da perseguire sia «lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini».

Jyothi sj, gesuita come papa Francesco, missionario di una “periferia esistenziale” tra le più dure, il Bengala, nell’India nord-occidentale, denuncia ad AsiaNews: «In molti distretti la gente muore di fame, anche se i media non vogliono chiamare le cose così e usano nomi diversi». P. Jyothi sj è il coordinatore del Right to Food and Work, network di Ong del West Bengal, promotore – dal 26 settembre – di una campagna per chiedere al governo l’adozione di un programma di sicurezza che tuteli i milioni di poveri dello Stato: garantire cibo per tutti, un salario adeguato per i lavoratori, migliorare la produzione alimentare nazionale, aumentare il bonus di maternità garantito, sono alcune delle richieste rivolte al governo.

«Chiediamo che il governo si svegli e faccia qualcosa per l’emergenza fame nei prossimi mesi – continua il gesuita – visto che il mese scorso i campi sono stati spazzati vita dalle inondazioni in 12 distretti dello Stato e una carestia sarà inevitabile se il governo non prenderà misure adeguate». Per l’organizzazione Right to Food and Work, il governo non deve limitarsi a distribuire cibo ma incoraggiare e sostenere la produzione agricola, per esempio proteggendo i campi dalle frequenti inondazioni.

La denuncia degli attivisti è chiara e coraggiosa, come emerge dalle parole di padre Jyothi sj, fermamente convinto che «il governo abbia i soldi per fornire un servizio così essenziale come il cibo». Il problema della malnutrizione in India è diffusissimo, e la causa è nell’ingiusto sistema economico capitalista del Paese – spiega il sacerdote – «perché porta pochi milionari a diventare miliardari mentre milioni di poveri sono ignorati e lasciati a soffrire la fame».

Non bisogna dimenticare l’India, perché la povertà nello Stato è catastrofica più di quanto lo sia nella stessa Africa: metà dei poveri nel mondo vivono nell’Asia del sud (il 51%, cioè 844 milioni) e solo il 28% in Africa (458 milioni). Numeri più che sconfortanti per continuare a gridare: «Terra, tetto e lavoro sono diritti sacri».