“Il gioco d’azzardo divora anche i migranti nei centri d’accoglienza”
Con l’azzardo gli italiani perdono 23 miliardi di euro ogni anno: "È un Robin Hood alla rovescia - denuncia Leonardo Becchetti, economista e docente dell’Università di Tor Vergata -, perché toglie soprattutto ai poveri e aumenta le disuguaglianze. Con quei miliardi potremmo fare cose enormi, basti pensare che adesso con un fondo di 6 miliardi stiamo salvando le banche italiane. Inoltre va detto che lo Stato non ci guadagna nulla, se si calcola la spesa pubblica per il danno sociale recato dalle dipendenze e i mancati consumi"
«Il comportamento dell’Italia verso i migranti assomiglia a quello di Polifemo, perché invece di accoglierli li divora». Lo ha detto Luigino Bruni, economista e docente della Lumsa, nel corso della conferenza stampa di martedì, alla Camera dei Deputati, del movimento Slot Mob contro la piaga del gioco d’azzardo a proposito dell’esplosione del fenomeno in prossimità dei centri di accoglienza per i migranti, in particolare al Sud: «Stiamo rinnegando con l’azzardo duemila anni di cultura – osserva il professor Bruni -. La nostra battaglia quindi non è solo sul piano economico e sanitario, ma anche su quello dell’etica. Un governo che incassa 8 miliardi l’anno dal gioco è dal punto di vista etico illecito. Stiamo facendo cassa, consumando i poveri come materia prima. Un’idea forte del movimento è la logica premiale verso gli esercenti che rifiutano le slot e rinunciano ai guadagni».
Sulla concessione da parte dello Stato alle società transanazionali, l’economista della Lumsa ha aggiunto: «Dovremmo affidare l’azzardo – riflette l’economista – o completamente allo Stato o alle suore per disincentivare il gioco. Inoltre, dovremmo cominciare a frequentare le sale bingo per riempire di umanità normale questi non luoghi».
La situazione al Sud e in particolare in Sicilia è stata descritta dalla responsabile del movimento Slot Mob regionale, l’avvocato Flavia Cerino, che ha raccontato come gli ospiti stranieri dei centri di accoglienza spendono alle slot machine i pochi euro che ricevono dagli operatori: «Nonostante – ricorda l’avvocato Cerino – la loro cultura, in prevalenza dell’Africa del Nord, non concepisca la fortuna e l’azzardo».
Del resto, il giro d’affari del gioco d’azzardo in Italia conta ogni anno più di 88 miliardi di euro. Contro la dipendenza e il danno sociale che l’attività provoca, il movimento Slot Mob ha lanciato un manifesto che chiede di togliere la gestione dell’azzardo in concessione alle società commerciali, a cui hanno aderito diverse organizzazioni, fra cui la Caritas e varie componenti politiche: «Con questo manifesto – spiega Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova e rappresentante del movimento -, prendiamo di mira l’incentivazione ossessiva dell’azzardo avvenuta in Italia a causa della scelta di concedere il settore alla gestione di gruppi transnazionali e alla loro filiera, fisiologicamente interessati a trarre profitto da un giro di denaro abnorme».
Dal 2013 ad oggi, il movimento ha premiato pubblicamente più di 140 gli esercizi commerciali che non hanno accettato di vendere i prodotti dell’azzardo, come gratta e vinci e slot machine: «I baristi perdono così – aggiunge Cefaloni – anche 2 mila euro al mese di guadagni, ma hanno capito che togliere le “macchinette” fa bene alla comunità».
Durante l’incontro con la stampa, è stato anche annunciato che il 7 maggio 2016 verranno organizzate manifestazioni in numerose città italiane e spedite lettere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da parte di coloro che condividono il progetto, per chiedere un intervento sul Parlamento affinché acceleri l’iter della legge che vieta sulle reti Rai la pubblicità dei giochi: «Vedo che – osserva Leonardo Becchetti, economista e docente dell’Università di Tor Vergata – sta crescendo la consapevolezza del problema del gioco d’azzardo anche da parte degli economisti. Si comincia a capire che l’azzardo è un’idrovora che divora il risparmio e viola i principi di razionalità, perché anche se gli italiani sono molto attenti ai risparmi e alle azioni che rendono di più, non si accorgono però che giocando acquistano un titolo che rende fra il -30 e il -40% e stanno distruggendo in poche parole le loro risorse».
Insomma, con l’azzardo gli italiani perdono 23 miliardi di euro ogni anno: «È un Robin Hood alla rovescia – denuncia Becchetti -, perché toglie soprattutto ai poveri e aumenta le disuguaglianze. Con quei miliardi potremmo fare cose enormi, basti pensare che adesso con un fondo di 6 miliardi stiamo salvando le banche italiane. Inoltre va detto che lo Stato non ci guadagna nulla, se si calcola la spesa pubblica per il danno sociale recato dalle dipendenze e i mancati consumi».
Ma non si tratta solo di una guerra all’azzardo: «Siamo di fronte – constata l’economista dell’Università di Tor Vergata – alla radice della cultura occidentale, soprattutto di quella umanistica, che si fonda sull’idea che la virtù e il coltivare se stessi debba essere superiore alla fortuna e al caso. L’azzardo, invece, rovescia tutto questo perché ci dice che non possiamo controllare le nostre vite, ma che agitando la manovella possiamo ottenere del bene. Questo distrugge la capacità di ricostruzione e ripresa del nostro Paese, che ha bisogno di investimenti nei talenti».