Oxfam: “All’1% più ricco del mondo l’82% d’incremento di ricchezza 2017”
"Basti pensare - spiega Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia - che oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone “invisibili”, impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione". In Italia il 20% più ricco a detenere oltre il 66% della ricchezza nazionale netta
L’82% dell’incremento di ricchezza globale registrato lo scorso anno è finito tutto nelle mani dell’1% più ricco del mondo mentre la metà più povera del mondo, pari a 3,7 miliardi di persone, non ha avuto un centesimo. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Oxfam “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, diffuso alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos. In pratica ogni 2 giorni c’è un nuovo miliardario: «Ma questo – accusa l’Oxfam – non è certo sintomo di un’economia fiorente, se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità».
Nei prossimi 20 anni le 500 persone più ricche del pianeta lasceranno ai propri eredi oltre 2.400 miliardi di dollari, un ammontare superiore al prodotto interno lordo dell’India, uno dei Paesi più popolosi del pianeta con 1,3 miliardi di abitanti. Su scala globale, si legge nel rapporto, tra il 2006 e il 2015 la ricchezza a nove zeri è cresciuta del 13% all’anno, 6 volte più velocemente dell’incremento annuo salariale, di appena il 2%, che ha riguardato i comuni lavoratori.
Negli Stati Uniti un amministratore delegato percepisce in poco più di un giorno, una cifra pari al reddito medio che un lavoratore della compagnia da lui amministrata percepisce in un anno. È quindi un sistema economico che premia pochi azionisti e top manager, mentre peggiora le condizioni dei lavoratori e riduce i salari: «Basti pensare – spiega Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia – che oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone “invisibili”, impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione». Le principali vittime di queste disuguaglianze sono le donne lavoratrici, che in tutto il mondo guadagnano meno degli uomini e in condizioni di scarse tutele e sicurezza. Nei grandi marchi dell’abbigliamento che producono in Bangladesh, ad esempio, in 4 giorni un amministratore delegato guadagna quanto una lavoratrice in un’intera vita.
E in Italia nel 2017 non è andata meglio, con il 20% più ricco che detiene oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale. Secondo il rapporto, la quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani superava di 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è fluito verso il 20% dei percettori di reddito più elevato.
Nel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 Paesi dell’Unione europea per la disuguaglianza di reddito disponibile. Tra le proposte di Oxfam per ridurre le disuguaglianze: «Incentivare modelli imprenditoriali che adottino politiche di maggiore equità retributiva e sostengano livelli salariali dignitosi; introdurre un tetto agli stipendi dei top-manager ed eliminare il gap di genere; proteggere i diritti dei lavoratori, specialmente delle categorie più vulnerabili; assicurare che i ricchi e le grandi corporation paghino la giusta quota di tasse; aumentare la spesa pubblica per servizi come sanità, istruzione e sicurezza sociale a favore delle fasce più vulnerabili della popolazione».