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“Nel 2018 in Italia 539 mila poveri non si sono potuti permettere cure e farmaci”

"Per le aziende farmaceutiche – ammonisce Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico -, la donazione di medicinali non dovrebbe più essere un’eccezione, ma parte del proprio modello di sviluppo imprenditoriale destinato al bene di tutti. Sono davvero troppe le persone che non hanno un reddito sufficiente a permettersi il minimo indispensabile per sopravvivere"

Emerge dal Rapporto 2018 “Donare per curare: Povertà sanitaria e donazione farmaci”, promosso dalla Fondazione Banco farmaceutico onlus e Bfresearch, realizzato dall’Osservatorio donazione farmaci

Nel 2018 non si sono potuti permettere le cure mediche e i farmaci di cui avevano bisogno 539 mila poveri. Si tratta mediamente del 10,7% dei poveri assoluti italiani. La richiesta di farmaci (993 mila nel 2018) è aumentata del 22% nel quinquennio 2013-2018. Servono soprattutto medicine per il sistema nervoso (32%), l’apparato muscolo-scheletrico (16%), il tratto alimentare e metabolico (13,4%), l’apparato respiratorio (8,7%) e le patologie dermatologiche (6,3%). Anche quest’anno, inoltre, più 13 milioni di persone hanno limitato le spese per visite e accertamenti.

Luca Li Bassi, direttore generale Aifa

È quanto emerge dal Rapporto 2018 “Donare per curare: Povertà sanitaria e donazione farmaci”, promosso dalla Fondazione Banco farmaceutico onlus e Bfresearch, realizzato dall’Osservatorio donazione farmaci (Odf – organo scientifico Banco farmaceutico) e presentato ieri mattina a Roma, presso la sede dell’Aifa: «Il cui obiettivo primario – sottolinea il direttore generale Luca Li Bassi – è la tutela della salute attraverso i medicinali. È fondamentale realizzare sinergie tra le Istituzioni, gli enti no profit e l’intera filiera del farmaco, con l’obiettivo di eliminare quelle barriere socio-economiche, culturali e geografiche che possono ostacolare l’accesso alle terapie. Il bisogno terapeutico è uguale per tutti i cittadini e non può conoscere limitazioni. Le analisi messe a disposizione dal Banco farmaceutico, attraverso l’Osservatorio sulla povertà sanitaria, rappresentano un importante contributo di conoscenza sia per analizzare la situazione socio-economica del nostro Paese e le sue ricadute sulla salute pubblica, sia per individuare strategie di politica sanitaria che tengano conto della correlazione esistente tra povertà e stato di salute dei cittadini».

Tornando ai dati, a causa di spese più urgenti (perché non rinviabili), le famiglie povere destinano alla salute solo il 2,54% della propria spesa totale, contro il 4,49% delle famiglie non povere. In particolare, possono spendere solo 117 euro l’anno (con un aggravio di 11 euro in più rispetto all’anno precedente), mentre il resto delle persone può spendere 703 euro l’anno per curarsi (+8 euro rispetto all’anno precedente). Secondo il rapporto, per le famiglie indigenti la quota principale della spesa sanitaria è destinata ai medicinali: 12,30 euro mensili, pari al 54% del totale. Il resto delle famiglie destina ai farmaci solo il 40% della spesa sanitaria, perché investe maggiormente in prevenzione. Le persone indigenti, spendono per i servizi odontoiatrici una media di 2,35 euro mensili, contro 24,83 euro del resto della popolazione. Dall’indagine emerge che la cattiva condizione del cavo orale è diventata «un indicatore dello stato di povertà economica e culturale».

Oggi, si legge nel rapporto, 5,66 milioni di famiglie e 13,7 milioni di individui risparmiano sulle cure, configurandosi come un vero e proprio comportamento di massa. Nel triennio 2014-16 la percentuale di italiani, tra le famiglie non povere, che ha limitato il numero di visite e accertamenti è passato dal 24 al 20%. La quota, invece, è aumentata tra le famiglie povere, passando dal 43,4% al 44,6%. Eppure, secondo la ricerca, i dati ufficiali indicano una progressiva divaricazione tra la spesa pubblica (in riduzione) e quella privata (in aumento).

Gian Carlo Blangiardo, demografo dell’Università Milano Bicocca

In particolare, la quota di spesa per assistenza farmaceutica non sostenuta dal Servizio sanitario nazionale e a carico totale delle famiglie sfiora il record storico, passando al 40,6% rispetto al 37,3% dell’anno precedente: «Dal più recente bilancio demografico diffuso dall’Istat – riporta Gian Carlo Blangiardo, demografo dell’Università Milano Bicocca e membro del comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio donazione farmaci -, nel 2017 i morti, in Italia, sono stati 649 mila, 34 mila in più rispetto al 2016. Nel 2015, i morti sono stati 50 mila in più rispetto al 2014. Nell’ultimo secolo, solo nel corso della seconda guerra mondiale (1941-1944) e nel 1929 si registrano picchi analoghi. Il richiamo al 1929 evoca un legame tra malessere economico e debolezza del sistema socio-sanitario che, pur con tutte le varianti e le riletture indotte dai tempi moderni, può aiutarci a capire l’altalena della mortalità su cui rischia di adagiarsi la popolazione italiana».

Sergio Daniotti, presidente Fondazione Banco farmaceutico

Ciò premesso il presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus ha tirato le conclusioni: «Per le aziende farmaceutiche – ammonisce Sergio Daniotti -, la donazione di medicinali non dovrebbe più essere un’eccezione, ma parte del proprio modello di sviluppo imprenditoriale destinato al bene di tutti. Sono davvero troppe le persone che non hanno un reddito sufficiente a permettersi il minimo indispensabile per sopravvivere. I dati pubblicati quest’anno nel rapporto, dimostrano che il fenomeno si è sostanzialmente consolidato nel tempo e che, prevedibilmente, non è destinato a diminuire sensibilmente nei prossimi anni».

Daniotti si dice peraltro convinto che il nostro Paese è caratterizzato da una cultura del dono, che si esprime in maniera particolarmente visibile durante la Giornata di raccolta del farmaco: «Quando centinaia di migliaia di cittadini – conclude – donano un medicinale per chi è più sfortunato. Per questo, la strada per cambiare le cose è che quella cultura si diffonda sempre più anche tra le istituzioni e le aziende farmaceutiche e che quest’ultime inizino a contemplare la donazione non più come un’eccezione, ma come parte del proprio modello di sviluppo imprenditoriale destinato al bene di tutta la comunità».

About Davide De Amicis (4189 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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