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“Vi chiedo come un fratello, rimanete nella pace!”

"La pace è possibile - sottolinea Papa Francesco -. Non mi stancherò mai di ripetere che la pace è possibile! Questo grande dono di Dio è allo stesso tempo anche un forte impegno degli uomini responsabili verso il popolo"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco, concludendo il ritiro spirituale dei leader del Sud Suda a Casa Santa Marta

Papa Francesco bacia i piedi ai componenti della delegazione sud sudanese

«Vi chiedo come un fratello, rimanete nella pace!». Si è concluso con questo appello, pronunciato a braccio e rivolto ai leader sud sudanesi che hanno firmato nel settembre scorso un accordo di pace, il ritiro spirituale per le autorità civili ed ecclesiastiche del Paese africano, che si è svolto a Casa Santa Marta, di fronte ai quali Papa Francesco si è inginocchiato per baciare loro i piedi: «Andare avanti, ci sono tanti problemi, ma non spaventarsi! – esorta il Papa -. Voi avete avviato un processo, che finisca bene. Ci sono lotte tra di voi, ma che siano dentro l’ufficio. Davanti al popolo, le mani unite. Così, da semplici cittadini, diventerete padri di nazioni. Permettete di chiedervelo col cuore, con i miei sentimenti più profondi».

Ma questa è stata solo l’ultima parte di un intervento, con cui il Santo Padre ha esortato i leader africani a continuare a mantenere la pace in Sud Sudan: «La pace è il primo dono che il Signore ci ha portato – spiega – ed è il primo compito che i capi delle nazioni devono perseguire. Essa è la condizione fondamentale per il rispetto dei diritti di ogni uomo nonché per lo sviluppo integrale dell’intero popolo».

Pace è stata la parola chiave del discorso, a partire dalle parole pronunciate da Gesù Risorto “Pace a voi” indirizzate ai presenti e a tutto il popolo sud sudanese: «Che tali parole – auspica il Pontefice – risuonino nel cenacolo di questa Casa come quelle del Maestro, in modo che tutti e ciascuno possano ricevere nuova forza per portare avanti il desiderato progresso della vostra giovane nazione e, come il fuoco della Pentecoste per la giovane comunità dei cristiani, si possa accendere una nuova luce di speranza per tutto il popolo sud sudanese. Che gioia se tutti i membri del popolo sud sudanese potessero elevare a una sola voce il canto che riecheggia quello angelico “O Dio, noi ti preghiamo e ti glorifichiamo per la tua grazia in favore del Sud Sudan, Terra di grande abbondanza; sostienici uniti e in armonia” – esclama il Papa, citando la prima strofa dell’Inno nazionale del Sud Sudan -. E come desidererei, aggiunge, che le voci di tutta la famiglia umana potessero associarsi a questo coro celeste per proclamare gloria a Dio e promuovere la pace tra gli uomini!».

Quindi Papa Bergoglio ha ricordato le motivazioni alla base del ritiro spirituale con la delegazione sud sudanese: «Quello di stare insieme davanti a Dio e discernere la sua volontà – precisa Francesco -; è riflettere sulla propria vita e sulla comune missione che ci affida; è rendersi consapevoli dell’enorme corresponsabilità per il presente e per il futuro del popolo sud sudanese; è impegnarsi, rinvigoriti e riconciliati, per la costruzione della vostra nazione».

Quindi un’esortazione: «Cari fratelli e sorelle – afferma il Papa -, non dimentichiamo che a noi, leader politici e religiosi, Dio ha affidato il compito di essere guide del suo popolo: ci ha affidato molto, e proprio per questo richiederà da noi molto di più! Ci domanderà conto del nostro servizio e della nostra amministrazione, del nostro impegno in favore della pace e del bene compiuto per i membri delle nostre comunità, in particolare i più bisognosi ed emarginati, in altre parole ci chiederà conto della nostra vita ma anche della vita degli altri. Il gemito dei poveri che hanno fame e sete di giustizia ci obbliga in coscienza e ci impegna nel nostro servizio. Essi sono piccoli agli occhi del mondo ma sono preziosi agli occhi di Dio».

Il ritiro spirituale del leader sud sudanesi con Papa Francesco

Successivamente, il Papa ha riflettuto sullo sguardo di Dio che: «Si posa anche adesso, qui ed ora, su ciascuno di noi – ricorda -. È molto importante incrociarlo con i nostri occhi interiori, domandandoci: Qual è oggi lo sguardo di Gesù su di me? A che cosa mi chiama? Che cosa il Signore mi vuole perdonare e che cosa nel mio atteggiamento chiede di cambiare? Qual è la mia missione e il compito che Dio mi affida per il bene del suo popolo? Il popolo è suo, non appartiene a noi, anzi, noi stessi siamo membri del popolo, solo che abbiamo una responsabilità e una missione particolare, quella di servirlo. Tutti noi siamo sotto lo sguardo di Gesù. Lui ci guarda con amore, ci chiede qualcosa, ci perdona qualcosa e ci dà una missione. Lui ci mostra grande fiducia, scegliendoci per essere suoi collaboratori nella costruzione di un mondo più giusto. Siamo sicuri che il suo sguardo ci conosce a fondo, ci ama e ci trasforma, ci riconcilia e ci unisce. Il suo sguardo benevolo e misericordioso ci incoraggia a rinunciare alla strada che porta al peccato e alla morte e ci sostiene nel proseguire il cammino della pace e del bene».

Ma, rivolgendosi alla delegazione sud sudanese, il Papa ha fatto notare come oltre allo sguardo di Do, anche un altro sguardo è posto su di loro: «Lo sguardo del vostro popolo – ammonisce, assicurando la sua vicinanza a tutti i sud sudanesi -, è uno sguardo che esprime il desiderio ardente di giustizia, di riconciliazione e di pace. Sono certo che essi, con grande speranza ed intensa preghiera nei loro cuori, hanno accompagnato il nostro incontro. E come Noè ha atteso che la colomba gli portasse il rametto d’ulivo per mostrare la fine del diluvio e l’inizio di una nuova era di pace tra Dio e gli uomini, così il vostro popolo attende il vostro ritorno in patria, la riconciliazione di tutti i suoi membri e una nuova era di pace e prosperità per tutti».

Il Papa si è poi rivolto «alle persone che hanno perso i loro cari e le loro case, alle famiglie che si sono separate e mai più ritrovate, a tutti i bambini e agli anziani, alle donne e agli uomini che soffrono terribilmente a causa dei conflitti e delle violenze che hanno seminato morte, fame, dolore e pianto. Questo grido dei poveri e dei bisognosi lo abbiamo sentito fortemente – sottolinea -, esso penetra i cieli fino al cuore di Dio Padre che vuole dar loro giustizia e donare loro la pace. A queste anime sofferenti penso incessantemente e imploro che il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre, che possano tornare nelle loro case e vivere in serenità. Supplico Dio onnipotente che la pace venga nella vostra terra, e mi rivolgo anche agli uomini di buona volontà affinché la pace venga nel vostro popolo».

Nella parte conclusiva del suo discorso, il Pontefice è quindi tornato sul tema principale: «La pace è possibile. Non mi stancherò mai di ripetere che la pace è possibile! Questo grande dono di Dio è allo stesso tempo anche un forte impegno degli uomini responsabili verso il popolo. Noi cristiani crediamo e sappiamo che la pace è possibile perché Cristo è risorto e ha vinto il male con il bene, ha assicurato ai suoi discepoli la vittoria della pace su quei complici della guerra che sono la superbia, l’avarizia, la brama di potere, l’interesse egoistico, la menzogna e l’ipocrisia per tutti noi che sappiamo accogliere l’altissima vocazione di essere artigiani di pace, in uno spirito di fraternità e solidarietà con ogni membro del nostro popolo, uno spirito nobile, retto, fermo e coraggioso nella ricerca della pace, tramite il dialogo, il negoziato e il perdono».

Quindi ancora un invito: «Cercare ciò che vi unisce – esorta -, a partire dall’appartenenza allo stesso popolo, e superare tutto ciò che vi divide. La gente è stanca ed esausta ormai per le guerre passate, ricordatevi che con la guerra si perde tutto! La vostra gente oggi brama un futuro migliore, che passa attraverso la riconciliazione e la pace».

Papa Francesco ha poi riconosciuto l’impegno del leader sud sudanesi a favore della pace: «Con grande fiducia – ricorda – ho appreso, nel settembre scorso, che i più alti rappresentanti politici del Sud Sudan avevano stipulato un accordo di pace. Oggi mi congratulo con i firmatari di tale documento, sia con voi qui presenti sia con quelli assenti, senza escludere nessuno; in primo luogo con il presidente della Repubblica e i capi dei partiti politici, per la scelta della via del dialogo, per la disponibilità al compromesso, per la determinazione di raggiungere la pace, per la prontezza di riconciliarsi e per la volontà di attuare quanto concluso. Auspico di cuore che definitivamente cessino le ostilità, che l’armistizio sia rispettato, che le divisioni politiche ed etniche siano superate e che la pace sia duratura, per il bene comune di tutti i cittadini che sognano di cominciare a costruire la nazione».

Questo l’appello, insieme all’omaggio per il comune impegno dei cristiani, nelle varie iniziative ecumeniche in seno al Consiglio delle Chiese del Sud Sudan, in favore della riconciliazione e della pace, dei poveri e degli emarginati: «Possano essere operatori di pace nel popolo sud sudanese – auspica ancora Francesco -, con la preghiera e la testimonianza, con la guida spirituale e l’assistenza umana di ogni suo membro, leader inclusi». Infine, la gratitudine e l’apprezzamento del Papa alle autorità civili ed ecclesiastiche del Sud Sudan, per la partecipazione al ritiro: «Uniti a fervidi voti di pace e di prosperità a tutto il caro popolo sud sudanese – conclude -. Confermo il mio desiderio e la mia speranza di potermi recare prossimamente nella vostra amata nazione».

In chiusura a tutti i partecipanti è stata consegnata una Bibbia firmata da Papa Francesco, dall’arcivescovo di Canterbury Sua Grazia Justin Welby (che ha co-organizzato l’incontro in Vaticano) e dal reverendo John Chalmers, già Moderatore della Chiesa Presbiteriana di Scozia. Insieme alla Bibbia, è stato consegnato il messaggio “Ricerca ciò che unisce. Supera ciò che divide”.

Subito prima di impartire la benedizione ai leader del Sud Sudan, che si sono assunti un impegno comune per la pace, il Papa ha pronunciato questa preghiera:

«Padre santo, Dio di infinita bontà, Tu ci chiami a rinnovarci nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono. Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione. Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza e Tu, invece di abbandonarli, hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzarlo. Ti preghiamo di agire, con la forza dello Spirito, nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingua le contese, l’amore vinca l’odio e la vendetta sia disarmata dal perdono, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ritorno a Te, e aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli. Amen. Cari fratelli e sorelle, la pace sia con voi e con voi rimanga sempre!».

About Davide De Amicis (4522 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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