L’arcivescovo Valentinetti spinge per il recupero dell’Immacolatella
"Già il culto che la contraddistingueva – spiega l’architetto Massimo Palladini, presidente della sezione pescarese di Italia nostra – è motivo d’interesse per una città come Pescara, solo apparentemente priva di storia, ma poi c’è il legame con l’economista Federico Caffè che la più recente storiografia inserisce tra i più grandi del secondo ‘900"
Riscoprire e valorizzare la figura dell’economista pescarese Federico Caffè, riqualificando e restituendo alla città uno dei luoghi che sono appartenuti alla sua famiglia: la Cappella dell’Immacolata concezione, meglio conosciuta come Cappella dell’Immacolatella, edificata tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 su di un pianoro affacciato sul mare ai piedi del Colle del Telegrafo a Pescara.
È questo l’obiettivo di Italia nostra che domenica, coinvolgendo residenti ed attivisti, ha organizzato una scampagnata presso la cappella ormai cadente, come fino agli anni ’70 del secolo scorso hanno fatto intere generazioni di pescaresi per trascorrere la Pasquetta, celebrandovi la messa. Poi il terreno in cui sorge l’edificio, la cui costruzione pare avvenuta per volontà del religioso don Domenico Caffè (nipote dell’intestatario Vincenzo Caffè che a Castellamare, secondo il Catasto napoleonico, era titolare anche di terreni agricoli, di una casa in località Acquacorrente e di un casino al Telegrafo), è stato ceduto ad altri privati e la cappella è stata lasciata al degrado: «Già il culto che la contraddistingueva – spiega l’architetto Massimo Palladini, presidente della sezione pescarese di Italia nostra – è motivo d’interesse per una città come Pescara, solo apparentemente priva di storia, ma poi c’è il legame con l’economista Federico Caffè che la più recente storiografia inserisce tra i più grandi del secondo ‘900».
Avendo avuto tra i suoi allevi personaggi del calibro dell’ex governatore della Banca d’Italia Guido Carli e dell’attuale Ignazio Visco, del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e degli economisti Ezio Tarantelli e Bruno Amoroso il quale, presso l’università danese di Roskilde, ha fondato un centro studi intitolandolo alla memoria di Caffè: «Un personaggio che – ricorda Palladini – ha sempre mantenuto stretto il legame con Pescara la quale, però, di lui non conserva un ricordo materiale, che potrebbe essere proprio la cappella appartenuta alla sua famiglia».
Un edificio dall’architettura semplice che, inoltre, nel 1999 è stato vincolato dalla Soprintendenza ai Beni architettonici dell’Abruzzo e che l’attuale proprietario sarebbe disposto a vendere. Da qui l’appello ai prossimi amministratori comunali: «A promuovere la nascita di una fondazione dedicata all’economista – continua il presidente di Italia nostra Pescara -, per la promozione intellettuale degli studenti di Economia, e ad acquisire e restaurare la cappella che potrebbe diventare una sala riunioni, ospitando una mostra fotografica dedicata a Caffè».
A sostegno della proposta è nato un comitato in cui figurano l’arcivescovo Tommaso Valentinetti, il presidente della Fondazione Pescarabruzzo Nicoletta Di Gregorio, lo storico Licio Di Biase, il pro-rettore dell’Università D’Annunzio Stefano Trinchese e la nipote dell’economista, docente dell’Università La Sapienza, Giovanna Leone, l’ex assessore comunale e allievo di Federico Caffè Silvestro Profico, la dirigente scolastica dell’Istituto tecnico Acerbo (dove Caffè ha studiato), il presidente dell’Università della libera età “Federico Caffè” Giacomo D’Angelo e il presidente regionale di Italia nostra Abruzzo Mimmo Valente.