“Il cattolicesimo è segno d’inclusione e di dialogo”
"La Chiesa – precisa il cardinale Bassetti - ha deciso di non unirsi al coro dei profeti di sventura, ma sa riconoscere in sé stessa e fuori da sé i germi che qualcosa di nuovo può e deve nascere anche nell’area mediterranea. La Chiesa italiana, che è mediterranea, ringrazia il Vincitore della morte per la testimonianza dei tanti martiri mediterranei e ne accoglie la profezia come trionfo dell’amore sull’odio, del dialogo sul fondamentalismo, della giustizia sull’iniquità"
«Il cattolicesimo è inequivocabilmente un segno di inclusione. Anche quando la storia degli uomini è caratterizzata da ostilità ed equivoci, da dispute teologiche e sconfinamenti politici, il cattolicesimo è sempre stato, nel profondo, un messaggio di inclusione e di dialogo. Un dialogo che ha superato i confini geografici, che ha oltrepassato mari e fiumi, collane e montagne, lingue ed etnie. Un dialogo che ci ha fatto ricchi senza perdere nulla di noi stessi».
Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Perugia-Città della pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, nella lectio magistralis sul tema “Come l’antica Aquileia, la Chiesa italiana a servizio della pace e della testimonianza evangelica”, nella Sala Romana di piazza Capitolo presso la stessa città friulana: «Aquileia come crocevia di umanità – sostiene il porporato -. È stata un punto di riferimento per l’Europa e il Mediterraneo e, al tempo stesso, la più grande diocesi di tutto il medioevo. Un crocevia di popoli e culture in dialogo attraverso i confini e le identità. Il limes e l’appartenenza culturale rappresentano da sempre due grandi costruzioni simboliche che ci interrogano profondamente come cittadini e come cristiani. Concetti che spesso sono in conflitto ma che il cattolicesimo con la sua visione universale ci permette di guardare in modo diverso. Attribuendo loro un significato di unità e non di divisione».
Quindi il cardinale si è soffermato sul concetto di evangelizzazione: «Si evangelizza – ricorda – con l’umiltà di chi si riconosce figlio di Dio e di chi testimonia con tenerezza e semplicità, finanche alla morte, questa figliolanza. Non si evangelizza, invece, con la spada e con la superbia di chi si pensa migliore e superiore degli altri. Ma si annuncia la buona novella ad ogni popolazione con la gioia di chi ha sperimentato il mistero della morte e della Resurrezione».
Successivamente, il presidente della Cei ha fatto un riferimento all’identità della Chiesa italiana: «Storicamente una Chiesa multiforme, inclusiva e proiettata verso l’esterno – ricorda -. Oggi diremmo una Chiesa in uscita. Una Chiesa che ha un’identità popolare frutto di un deposito storico millenario. Un’identità ricchissima e inclusiva in cui convergono una fitta trama di fili religiosi e culturali, all’interno dei quali le figure dei Santi Patroni e dei martiri rappresentano il cuore pulsante di quest’anima popolare».
Un’identità popolare a cui deve fare seguito l’umiltà dei credenti: «Lo spirito di umiltà – sottolinea Bassetti – è un elemento imprescindibile dei figli di Dio e deve essere doverosamente presente in tutte quelle persone, laici e consacrati, che per i motivi più diversi sono stati chiamati a svolgere un servizio nella Chiesa. Uno spirito di servizio che non deve mai tramutarsi in un’avida ambizione di potere. Prima di compiere una qualsiasi azione di critica verso un nostro fratello, dovremmo farci sempre questa domanda. Abbiamo questo spirito di umiltà che ci porta alla santità?».
Infine un riferimento all’attualità di una Chiesa italiana inserita in un contesto mediterraneo alle prese con l’immigrazione: «La Chiesa – precisa il presidente dei vescovi italiani – ha deciso di non unirsi al coro dei profeti di sventura, ma sa riconoscere in sé stessa e fuori da sé i germi che qualcosa di nuovo può e deve nascere anche nell’area mediterranea. La Chiesa italiana, che è mediterranea, ringrazia il Vincitore della morte per la testimonianza dei tanti martiri mediterranei e ne accoglie la profezia come trionfo dell’amore sull’odio, del dialogo sul fondamentalismo, della giustizia sull’iniquità».
Per il cardinale, dunque, la Chiesa italiana si stringe attorno a Papa Francesco, ringraziandolo per il suo magistero profetico e per il suo ecumenismo dei fatti: «Per questo motivo – ricorda -, abbiamo deciso di offrire il nostro contributo chiedendo ai capi delle Chiese cattoliche e ai presidenti delle Conferenze episcopali del Mediterraneo di riunirsi a Bari, nel febbraio del prossimo anno, come responsabili della comunione di Chiese che vivono nella regione per vedere insieme, fraternamente, cosa il Signore chiede alle Chiese del Mediterraneo oggi. Si tratta di una scelta davvero provvidenziale, perché la comunione delle Chiese mediterranee può – a differenza di altre istituzioni – sviluppare quello sguardo complessivo e organico che manca sul contesto mediterraneo e – sul versante spirituale ed ecclesiale – può donare al resto delle Chiese, grazie alla pluralità delle tradizioni liturgiche, spirituali ed ecclesiologiche, una testimonianza sinodale davvero unica e preziosa».ui
Una testimonianza sinodale che: «Ascoltando la voce delle chiese mediorientali e nord-africane che vivono in prima persona delle situazioni drammatiche – conclude il cardinale Gualtiero Bassetti -, possa fornire un importante contributo ad una lettura realistica della situazione sociale e sviluppare delle proposte concrete, che tengono conto del punto di vista delle periferie e della luce della misericordia del Signore».