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Censis: “Per il 49,6% degli italiani giornali, riviste e libri sono destinati all’estinzione”

Emerge dal 16° Rapporto Censis sulla comunicazione, “I media e la costruzione dell’identità”, presentato ieri a Roma

«La gran parte degli italiani è convinta che in futuro l’Italia perderà peso economico e politico nello scenario internazionale (57,5%) e l’Unione europea non si rafforzerà (55,3%). Ma non c’è da temere il rischio che le democrazie liberali entrino in crisi (14,8%). Svolgeremo la maggior parte delle attività quotidiane tramite internet (67,4%). Per molti però i media cartacei (giornali, riviste, libri), sono destinati all’estinzione (49,6%) e l’informazione sarà meno libera di oggi (42,4%)». Emerge dal 16° Rapporto Censis sulla comunicazione, “I media e la costruzione dell’identità” presentato ieri a Roma, nella Sala Zuccari del Senato, da Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis: «Sono in prevalenza – si legge nel rapporto – le persone che hanno una maggiore dimestichezza con i media personali a mostrare un atteggiamento più positivo verso il futuro. Non solo i giovani, ma anche i soggetti più istruiti e gli abitanti delle grandi città».

Per sfruttare pienamente le opportunità offerte dai dispositivi digitali, infatti, bisogna saperli usare bene: «Ma – constata il rapporto – il 25,0% degli italiani ammette di non possedere le competenze necessarie. I valori più bassi si registrano tra chi ha tra i 30 e i 44 anni (8,0%) e tra i più istruiti (11,4%), alla pari con i più giovani (11,5%). Sono questi i soggetti meglio attrezzati per vivere nell’ambiente digitale. Mentre il 57,3% delle persone anziane confessa un totale deficit di competenze».

Chi spenderà di più per i device digitali?: «L’11,8% degli italiani – denota il Censis – prevede di incrementare nell’anno in corso la spesa per l’acquisto di dispositivi digitali, il 19,6% ipotizza una riduzione della spesa, mentre per il 68,6% rimarrà invariata. A spendere di più saranno i residenti del Sud (16,2%), gli abitanti dei piccoli centri urbani (14,6%), i maschi (14,9%) e i giovani adulti di 30-44 anni (15,1%)».

Inoltre, secondo il rapporto, le prime cinque fonti d’informazione utilizzate dagli italiani comprendono strumenti tradizionali come telegiornali, reti televisive all news e quotidiani cartacei, insieme alla piattaforma social più diffusa, Facebook, e ai motori di ricerca web, come Google, che consentono in pochi istanti di aggregare risultati per parole chiave o argomenti. Dunque, la buona notizia arriva dai giornali: «Si è fermata – annuncia il Censis – l’emorragia di lettori per la carta stampata. I media a stampa sono ancora nella crisi, ma sembra essersi fermata l’emorragia di lettori. Quelli dei quotidiani, che nel 2007 erano il 67,0% degli italiani, si sono ridotti al 37,3% nel 2019, praticamente gli stessi di un anno prima (il 37,4% nel 2018). Le edizioni on line dei giornali si attestano a una quota di utenza pari al 26,4% (la stessa di un anno fa: +0,1%). Flettono leggermente i settimanali (il 30,1% di lettori, -0,7% in un anno) e tengono i mensili (il 27,4% di lettori: +0,9%). Gli aggregatori di notizie on line e i portali web d’informazione, invece, sono consultati dal 51,6% degli italiani, con una crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente».

Anche i lettori di libri in Italia continuano a diminuire anno dopo anno: «Se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un volume nel corso dell’anno – puntualizzano gli esperti -, nel 2019 il dato è sceso al 41,9%, ma sembra essersi fermata la caduta, dal momento che il dato risulta stabile rispetto all’anno precedente (-0,1%). Né gli e-book (letti solo dall’8,5% degli italiani, con una variazione nulla in un anno) hanno compensato la riduzione dei lettori».

Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis – Foto da Twitter

I telegiornali mantengono la leadership: «Sono i programmi – spiega il Censis – a cui gli italiani ricorrono maggiormente per informarsi (59,1%). L’apprezzamento è generalizzato, ma aumenta con l’età. Dal 40,4% dei giovanissimi al 72,9% degli over 65. Elevato è anche il favore accordato alle tv dedicate all’informazione a ciclo continuo, 24 ore su 24, utilizzate per informarsi dal 19,6%». E in tempi di riflessione sulla qualità dell’informazione, si è irrobustita anche la nicchia degli amanti della carta stampata: «Che salgono al 17,5% – precisano i dati -, 3,3 punti percentuali in più in due anni. Seguono i giornali radio (16,7%). Facebook è però il secondo strumento di diffusione delle notizie, dopo i tg. Lo utilizza per informarsi il 31,4% degli italiani. E il 20,7% ricorre ai motori di ricerca on line».

E il rapporto ha messo a fuoco anche l’argomento principale ad essere al centro dell’attenzione degli italiani: «Non c’è dubbio – confermano gli analisti – che siano le cronache della politica nazionale il principale oggetto dell’attenzione degli italiani quando si informano. Registrano l’interesse del 42,4% della popolazione: le vicende di governi e partiti politici rappresentano in assoluto il genere di notizie più seguito. Addirittura superano di oltre 10 punti percentuali le voci classiche dei palinsesti informativi, come lo sport (29,4%) o la cronaca nera (26,1%) e rosa (18,2%). Un rilievo ancora minore è attribuito alle notizie di taglio economico (15,3%) e soprattutto alla politica estera (10,5%).

Tra l’altro, tv e radio si rafforzano sul web: «Nel 2019 – si legge ancora nel rapporto – la fruizione della televisione è stabile, ma si registra una flessione dei telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -2,5% in un anno), mentre resta salda l’utenza della tv satellitare (-0,1%) e crescono significativamente la tv via internet (web tv e smart tv salgono al 34,5% di utenza: +4,4% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% di spettatori nel 2007 all’attuale 28,2%, con un aumento del 2,3% solo nell’ultimo anno). Si combinano sempre di più programmazione lineare e palinsesti personali. E la radio continua a rivelarsi all’avanguardia dentro i processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,4% degli italiani, stabili da un anno all’altro. Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale perde 5,3 punti percentuali di utenza, l’autoradio è stabile (+0,3% rispetto all’anno precedente) e l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17,3% degli italiani: +0,3%), e soprattutto attraverso lo smartphone, (con una utenza arrivata al 21,3%: +0,6% rispetto a un anno prima) è sempre più rilevante».

A proposito di web, crescono ancora internet, smartphone e social network: «Si registra ancora – denota il Censis – un aumento dell’utenza. Dal 78,4% al 79,3% della popolazione, con una differenza positiva di quasi un punto percentuale in un anno. Gli italiani che utilizzano gli smartphone salgono dal 73,8% al 75,7% (con una crescita dell’1,9%, quando ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione). I social network più popolari sono YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani (ma il dato sale al 76,1% tra i 14-29enni), Facebook dal 55,2% (dal 60,3% dei giovani), Instagram dal 35,9% (dal 65,6% degli under 30). E WhatsApp è utilizzato dal 71% degli italiani: il 3,5% in più in un anno (si arriva all’88,9% dei 30-44enni, ma si scende al 30,3% tra gli over 65)».

In tal senso è comprensibile come, negli ultimi dieci anni, si è quadruplicata la spesa per i telefoni: «La spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 (l’ultimo anno prima dell’inizio della crisi) e il 2018 – affermano gli studiosi – evidenzia come mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza essere ancora tornato ai livelli pre-crisi (-2,0% in termini reali è il bilancio nel periodo considerato), la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto quadruplicando in valore (+298,9% nell’intero periodo, per un valore di oltre 7 miliardi di euro nell’ultimo anno), quella dedicata all’acquisto di computer e audiovisivi ha conosciuto un rialzo rilevantissimo (+64,7%), mentre i servizi di telefonia si sono assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-16,0%, per un valore però di 16,8 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno). La spesa per libri e giornali ha subito invece un vero e proprio crollo nel decennio (-37,8%), che però si è arrestato nell’ultimo anno, quando c’è stato invece un rialzo del 2,5%».

About Davide De Amicis (4573 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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