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“Siamo stati nascosti come il lievito per dare al mondo una pasta nuova”

"Un lievito vecchio è stato tolto - sottolinea monsignor Valentinetti -, un lievito nuovo deve nascere per essere una nuova comunità piena d’amore, piena di slancio, piena di passione per l’annuncio del Vangelo, per una nuova evangelizzazione, per un rinnovare i nostri mezzi, per portare Cristo fino agli estremi confini della terra"

È il senso dato oggi dall’arcivescovo Valentinetti, celebrando la messa di Pasqua, alla quarantena di questi giorni

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, impartisce la benedizione a Pescara

La benedizione della città di Pescara e dell’arcidiocesi di Pescara-Penne impartita dall’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti con il Santissimo sacramento, al termine della messa pasquale di oggi. È l’immagine più forte che resterà impressa nella memoria dei pescaresi in questa Pasqua del Signore 2020, documentata in diretta dalle telecamere di Rete8 e da Radio Speranza.

L’omelia del presule, ispirata dalla Parola del giorno, anche oggi è stata inevitabilmente condizionata dalla pandemia da Coronavirus Covid-19 in corso, dopo la quale sarà necessario ripartire al meglio: «Questo è il giorno di Cristo Signore, alleluia, alleluia – esordisce il presule -. Con un po’ di affanno, con la stessa forza e con la stessa decisione che ci vengono dalla fede, vogliamo proclamare che è ancora una volta il giorno di Cristo Signore. Si, forse prostrati nella fatica. Dei momenti che stiamo vivendo, potremmo dire che questa Pasqua arriva sorprendentemente, ancora una volta, a ridirci questo annuncio di salvezza e di verità. Il giorno di Cristo Signore, il giorno in cui la vita ha vinto la morte, il giorno in cui la verità ha vinto l’errore, il giorno in cui la verità ha vinto l’odio, il giorno in cui finalmente la speranza rinasce nel cuore di ognuno. Il tempo di Quaresima che abbiamo vissuto, per tantissimi è stato un tempo di reclusione nell’attesa di una situazione migliore, di una situazione nuova, e, forse, abbiamo avuto il tempo per rientrare in noi stessi e per cercare, ancora una volta, il senso della nostra vita e della nostra esistenza».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Un concetto, quello della ricerca, presente anche nelle parole dell’apostolo Paolo nella sua lettera ai Colossesi: «“Cercate le cose di lassù – riprende l’arcivescovo Valentinetti, citando un versetto -, dove trovate Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”. Abbiamo fatto fatica a non pensare alle cose della terra, quando siamo impastati di terra e più volte ci siamo ricordati che polvere siamo e in polvere ritorneremo. Ma dalla polvere si rinasce a vita nuova, perché la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. E ancora fa eco a questa ricerca la seconda lettura alternativa alla precedente che è stata proclamata, quella di San Paolo apostolo ai Corinti, perché possiamo togliere via il lievito vecchio per essere pasta nuova. , questa Pasqua ci faccia diventare finalmente pasta nuova. Abbiamo avuto il tempo per pensare e lo avremo ancora. Abbiamo avuto il tempo per desiderare la preghiera comune, l’Eucaristia; abbiamo avuto il tempo di ripensare alla gioia che abbiamo sperimentato costantemente nelle nostre assemblee, nel nostro ritrovarci nelle comunità parrocchiali. Ma se tutto questo ci è stato tolto, dobbiamo far sì che ci sia un lievito nuovo. Siamo stati nascosti come il lievito per dare al mondo una pasta nuova. Un lievito vecchio è stato tolto, un lievito nuovo deve nascere per essere una nuova comunità piena d’amore, piena di slancio, piena di passione per l’annuncio del Vangelo, per una nuova evangelizzazione, per un rinnovare i nostri mezzi, per portare Cristo fino agli estremi confini della terra».

Da ciò l’invito rivolto ai fedeli dall’arcivescovo di Pescara-Penne: «Celebriamo la festa non con il lievito vecchio di malizia e di perversità – l’esortazione -, ma con azzimi di sincerità e verità. Che questo nostro ricominciare sia la stessa corsa di Pietro e di Giovanni al sepolcro. Correvano tutti e due. , cari fratelli, non possiamo fermarci, dobbiamo riprendere a correre lungo le strade del mondo per portare a tutti l’annuncio che Cristo risorto, per portare la Parola così come San Paolo più volte ci ha ricordato “La Parola di Dio corra e sia glorificata”. Portiamo la Parola, questa Parola, perché il mondo rinasca in un’alba nuova, perché si spianino le vie della pace, perché cessino – così come ci ha detto Papa Francesco questa notte – le armi che portano guerra e distruzione. Cosicché ci sia un mondo più accogliente soprattutto per gli ultimi e i disperati, che continuano a bussare alle porte del mondo opulento e desiderano essere amati come fratelli. Gli ultimi fratelli della storia, i più abbandonati, i più disprezzati. Perché cessino gli omicidi, perché cessino gli aborti, così come Papa Francesco ha sempre ricordato in questa santa notte. Tutto questo perché ci sia realmente quel mondo nuovo, che quell’alba di Pasqua ha annunciato da quel piccolo giardino di Gerusalemme per arrivare a tutta l’umanità».

Infine l’auspicio conclusivo: «Che possiamo entrare anche noi in quel sepolcro – si augura monsignor Tommaso Valentinetti – e trovarlo vuoto. Svuotiamo il sepolcro dalle ossa aride e lasciamoci riempire dalla vita nuova, per poter vedere e credere».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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