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Sacerdoti: in Abruzzo-Molise la maggior presenza d’Italia, ma le vocazioni calano

"I dati non devono allarmare – sottolinea don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della vocazioni della Cei -, ma vanno seriamente presi in considerazione perché intercettano la domanda sulla fecondità vocazionale delle nostre Chiese italiane, gli orizzonti della pastorale giovanile e scolastica, ridondano sulla vita e il ministero dei presbiteri e delle comunità di vita consacrata"

Il dato emerge da un’indagine dell’Istituto per il sostentamento clero della Cei

È l’Abruzzo-Molise la regione ecclesiastica con la maggiore presenza di sacerdoti in Italia, seguita da Umbria e Calabria; quelle con la minor presenza sono invece la Lombardia, il Lazio e la Puglia. Un primato positivo, quello della nostra regione, in un quadro generale preoccupante, fotografato da un’indagine dell’Istituto per il sostentamento clero della Cei, che vede le vocazioni diminuire costantemente: nel 2020, infatti, il totale dei sacerdoti era pari a 31.793 unità rispetto ai 38.209 del 1990. Dunque, in 30 anni, si è verificato un calo del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno per quanto, solo negli ultimi 10 anni, il clero è diminuito dell’11%.

Un calo delle vocazioni italiane, compensato da un ingresso sempre maggiore di sacerdoti stranieri nelle nostre diocesi. Un dato che ha fatto registrare un incremento di oltre dieci volte, passando dai 204 ingressi del 1990 ai 2.631 del 2020. Prendendo come riferimento la popolazione generale, se nel 2000 solo il 3,4% dei presbiteri era straniero, nel 2010 il dato è salito al 6,6% per arrivare nel 2020 all’8,3%.

Don Michele Gianola, direttore Ufficio Pastorale vocazionale Cei

Tra i sacerdoti italiani, quindi, si è registrato un calo del 19,8% (da 36.350 unità nel 2000 a 29.162 nel 2020), mentre i sacerdoti stranieri rappresentano oggi l’8,3% del totale: «I dati non devono allarmare – sottolinea don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della vocazioni della Cei -, ma vanno seriamente presi in considerazione perché intercettano la domanda sulla fecondità vocazionale delle nostre Chiese italiane, gli orizzonti della pastorale giovanile e scolastica, ridondano sulla vita e il ministero dei presbiteri e delle comunità di vita consacrata. Evidenziano l’inquietudine espressa da Papa Francesco nel discorso di apertura della 71ª Assemblea generale della Cei, il 21 maggio 2018, quando si è detto “preoccupato per l’emorragia delle vocazioni”. In questo senso, soluzioni di ripiego hanno già mostrato la loro fragilità in vista di una risposta adeguata. Ragionare con prospettive di medio o, addirittura, corto respiro, può sterilizzare la generatività della comunità. Occorre ricordare che le vocazioni vengono generate dalla Chiesa madre; a volte, viene dimenticata o trascurata questa capacità generativa. Tornare a respirare non significa necessariamente crescere di numero ma intuire, discernere sinodalmente e percorrere con coraggio vie di rinnovamento ecclesiale nel fresco solco del Concilio Vaticano II».

Il calo delle vocazioni sacerdotali italiane, tra l’altro, è confermato anche dall’aumento dell’età media (61,8 anni) cresciuta del 4,1% negli ultimi 20 anni, rispetto ai 46,7 anni di età media fatta registrare dai colleghi stranieri. L’emorragia è più forte tra i giovani sacerdoti fino ai 30 anni d’età, passati dai 1.708 del 2000 ai 599 del 2020, per un -60% totale, considerando anche il calo demografico pari al 20% tra la popolazione generale. Le diocesi con la presenza più alta di sacerdoti stranieri sono concentrate tutte nelle regioni del Centro Italia: nelle 23 diocesi del Lazio, su 2.804 sacerdoti 626 sono stranieri (22,3%). Seguono le 11 diocesi dell’Abruzzo (con il 16%), le 18 diocesi della Toscana (con il 16%) e le 8 diocesi dell’Umbria (con il 15%). Chiudono la lista le 10 diocesi della Lombardia con 82 sacerdoti stranieri (1,8%) e le 19 diocesi della Puglia con solo 65 preti stranieri (il 3,3%).

Per quanto concerne i sacerdoti in servizio all’estero, il loro numero (sono 348 i preti italiani fidei donum operativi fuori dai nostri confini, l’1,1% del totale) non è paragonabile con quelli in entrata, visto che in Italia oggi prestano servizio 2.631 sacerdoti stranieri. Negli ultimi vent’anni, infatti, il numero dei sacerdoti italiani oltreconfine si è dimezzato (erano 630 nel 2000).

L’anno scorso, infine, sono morti 958 preti con un aumento di quasi un terzo, rispetto ai 742 morti del 2019. In particolare, guardando alla mortalità della prima ondata, emerge che nel periodo marzo/aprile 2020 sono venuti a mancare 248 sacerdoti, quasi il doppio (+92%) di quelli scomparsi nello stesso periodo del 2019 (129). Un incremento culminato nella seconda ondata. Infatti i 240 morti registrati tra novembre e dicembre del 2020, sono stati più del doppio (+101%) rispetto ai 119 del 2019.

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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