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Italia, bambini: “In 15 anni 600 mila in meno e 1 milioni di poveri in più”

"Sono necessari interventi concreti a favore dell’infanzia – rilancia Claudio Tesauro, presidente di Save the children Italia -. Solo se le risorse dedicate alla Next Generation saranno utilizzate con coraggio e mettendo al centro le giovani generazioni, non avremo perso un’occasione preziosa di rilancio del Paese"

Emerge dalla XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the children, pubblicato lunedì

In 15 anni, in Italia la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila minori e oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. Nello stesso arco temporale si è estesa a macchia d’olio la povertà assoluta, con un milione di bambine, bambini e adolescenti in più senza il necessario per vivere dignitosamente. È lo scenario emerso dalla XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio (a cura di Vichi De Marchi e edita da Ponte alle Grazie), “Il futuro è già qui”, presentato lunedì da Save the Children, a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza di martedì 30 novembre.

Una pubblicazione che presenta un’infanzia, in Italia, che sembra «a rischio estinzione»: «Un debito demografico, economico e soprattutto un debito di investimento nelle generazioni più giovani – denuncia il report -. Tra il 2010 e il 2016 la spesa per l’istruzione è stata tagliata di mezzo punto di Pil e si è risparmiato anche sui servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno, lasciando che, allo scoppio della pandemia, i divari e le disuguaglianze di opportunità spianassero la strada ad una crisi educativa senza precedenti». L’eredità è un Paese in cui la percentuale di Early School Leavers – cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione – raggiunge il 13,1% (a fronte della media europea del 9,9%) e quella di Neet – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione – raggiunge il 23,3% (media europea 13,7%). Anche l’ambiente in cui vivono è piuttosto compromesso. Infatti, più di un minore su cinque in Italia (il 21,3% del totale) abita in città inquinate, in un Paese dove vi sono oltre 4 autovetture in circolazione per ogni minore.

Tornando alla povertà assoluta, quest’ultima è aumentata costantemente nel tempo: «In Italia – prosegue lo studio – ha visto una crescita continua negli ultimi 15 anni, ed ha registrato una lieve frenata solo nel 2019, con l’entrata in vigore del reddito di cittadinanza. Poi, nel 2020, con l’arrivo della crisi innescata dalla pandemia ha ripreso ad aumentare e su una platea di 3 milioni di beneficiari del reddito di cittadinanza, 753 mila sono minorenni». Oltre alla povertà, le diseguaglianze sociali, economiche e geografiche sono sempre più evidenti e le opportunità di sviluppo molto diverse a seconda del luogo in cui si nasce o si cresce.

Fin dalla primissima infanzia, si legge ancora nell’Atlante, solo un bambino su 7 (14,7%) utilizza asili nido o servizi integrativi finanziati dai Comuni, ma con grandi differenze nell’offerta territoriale. Infatti, in Calabria solo il 3,1% dei bambini ha accesso al nido, opportunità offerta invece al 30,4% dei bambini che nascono nella provincia di Trento. La spesa media pro capite (per ogni bambina o bambino sotto i 3 anni) dei Comuni per la prima infanzia è di 906 euro ciascuno, con divari che vedono arrivare la spesa a Trento a 2.481 euro e scendere in Calabria a 149 euro. Anche crescendo, le disuguaglianze non spariscono: in Italia solo il 36,3% delle classi della scuola primaria usufruisce del tempo pieno, con la provincia di Milano in testa, con una copertura del 95,8% delle classi, e quella di Ragusa ultima, con appena il 4,5% di copertura. Per quanto concerne la dispersione implicita, ovvero il mancato raggiungimento del livello sufficiente in tutte le prove, è in media del 10% nell’ultimo anno delle scuole superiori, con significative variazioni su scala regionale.

E nel nostro Paese, ormai, a detta dei dati, i ragazzi non abitano più le città ma i loro “contenitori”, come la casa, la scuola, i luoghi dello sport e quelli della famiglia. Inoltre, hanno scarsa mobilità, hanno perso la dimensione urbana e vivono in una sorta di bolla di sicurezza che non li porta lontano da casa, con il rischio, per molti, di vivere segregati in periferie prive di opportunità.

Claudio Tesauro, presidente Save the Children Italia

Tra l’altro, in Italia, sono quasi 2 milioni i minori (il 21,3% del totale) che vivono in aree inquinate e dove, nel 2020, circolavano oltre 4 autovetture per ogni minore residente. Sempre l’anno scorso, si legge nel report di Save the children, sono stati iscritti all’anagrafe 404.104 nuovi nati e immatricolate 1.437.259 vetture, 3,5 per ogni nuovo nato. Un dato, quello della motorizzazione privata, che va confrontato con quello relativo, ad esempio, alla disponibilità di autobus per il trasporto pubblico locale, fondamentale per la mobilità degli adolescenti, che è in media di 76 mezzi ogni 100mila abitanti. Tra questi ancora troppo pochi sono gli autobus di nuova generazione, cioè a basse emissioni. Sono, quindi, pochissimi i bambini e i ragazzi tra i 6 e i 17 anni che utilizzano solo mezzi di trasporto pubblici per andare a scuola: poco più di uno su 4 (25,9%), con la percentuale che scende a meno di uno su 5 al Sud e nelle isole (18,6%).

Uno scenario che necessita interventi immediati: «Sono necessari interventi concreti a favore dell’infanzia – rilancia Claudio Tesauro, presidente di Save the children Italia -. Solo se le risorse dedicate alla Next Generation saranno utilizzate con coraggio e mettendo al centro le giovani generazioni, non avremo perso un’occasione preziosa di rilancio del Paese».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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