100 anni di Ravasco: “Per attingere nuova linfa e continuare a fare il bene”
"Ripartiamo con la speranza - confida suor Miranda Ruscitti - di poter tornare ad essere quello che siamo stati fino a diversi anni fa, quando potevamo abbracciare anche i ragazzi delle scuole superiori dai 15 ai 18 anni. Adesso ci occupiamo in particolare dei piccoli della scuole dell’infanzia e della scuola primaria, che sono realtà molto frequentate perché è anche vero che Gesù ha detto “Accogliete i piccoli, perché sono quelli che hanno il cuore più libero per accogliere la verità”

La scorsa domenica, nella solennità dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria, le Suore delle Figlie dei sacri cuori di Gesù e di Maria dell’Istituto Ravasco di Pescara hanno celebrato il primo secolo di presenza a Pescara. Una giornata di giubilo, utile per fare un bilancio di questi primi 100 anni di storia e ripartire verso il futuro. La madre superiora, suor Miranda Ruscitti, ha confidato le sue emozioni e i suoi auspici a La Porzione.it e a Radio Speranza.
Suor Miranda, come vi sentite ad aver tagliato un traguardo così importante? Qual è per voi il suo significato?
«Ci sentiamo un po’ emozionate. Per noi questa festa significa riattingere alle origini nuova energia e nuova linfa per poter proseguire a fare il bene a tutti, in particolare ai giovani secondo il carisma della Beata Eugenia Ravasco».
A proposito di giovani, voi suore gestite due plessi scolastici – in viale Bovio e in via Italica – che nei decenni hanno sfornato centinaia e centinaia di giovani diplomati, ma negli ultimi anni non sono mancate difficoltà gestionali. Ciononostante siete ancora attive. Qual è l’importanza della vostra missione?
«Per noi l’educazione della mente è il punto di partenza per aprire il cuore alle verità di fede perché la nostra beata fondatrice, tra le altre cose, ci faceva riflettere sull’utilità di educare la mente, il pensiero, dare dei valori che poi diventino vita trovando un perché nella fede in Cristo».
Come ripartite da questo importante anniversario?
«Ripartiamo con la speranza di poter tornare ad essere quello che siamo stati fino a diversi anni fa, quando potevamo abbracciare anche i ragazzi delle scuole superiori dai 15 ai 18 anni. Adesso ci occupiamo in particolare dei piccoli della scuole dell’infanzia e della scuola primaria, che sono realtà molto frequentate perché è anche vero che Gesù ha detto “Accogliete i piccoli, perché sono quelli che hanno il cuore più libero per accogliere la verità”».
Come vi trovate a Pescara dopo questo primo secolo di presenza e quali sono i vostri auspici per il futuro?
«Noi siamo contente di operare in città, avendo trovato una grande corrispondenza nelle famiglie e nella società. Il Ravasco, infatti, è un nome a Pescara e cerchiamo di renderlo significativo anche oggi in un periodo in cui è cambiato tutto: dagli orientamenti sociali a quelli culturali, dai comportamenti e soprattutto da quel concetto di formazione nuova, che per noi è alla base. Noi speriamo di continuare proprio ripartendo dall’entusiasmo e dall’energia delle origini, perché possiamo continuare a fare il lavoro, la missione che abbiamo compiuto finora con grande volontà, gioia e soddisfazione».