Cattolici: “Diano nuovo significato a una società globalizzata e nichilista”
"Accanto alla necessità morale di ricostruire ciò che è distrutto - sottolinea Bassetti -, c’è un’urgenza spirituale di ricucire ciò che è sfilacciato e un dovere sociale di pacificare ciò che è nella discordia
Ieri è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, a introdurre il seminario per la presentazione di “’Ditelo sui tetti’ (Mt 10,27). Pubblica agenda sussidiaria e condivisa”, a cui all’Angelicum di Roma hanno partecipato circa 70 associazioni: «Il suo intento – premette il porporato – è quello di sollecitare la ricerca di una rinnovata presenza dei cristiani nello spazio pubblico, nel quadro di una società democratica e composita, con una pluralità di visioni e prospettive, con espressioni valoriali, convinzioni etiche, posizioni politiche assai diverse, e non sempre convergenti per l’edificazione del bene comune».
Nella sua riflessione, il presidente della Cei è partito da un presupposto: «Restare umani – afferma – è frutto di una costante vigilanza e non si improvvisa. Spesso assistiamo ad antropologie che non riescono a fare i conti con la persona concreta, storicamente segnata, costitutivamente relazionale e bisognosa dell’altro. Ci si dipinge onnipotenti, abili risolutori di ogni questione, ciechi confidenti nella tecnocrazia, idolatri del denaro in campo economico, egocentrici e forti delle proprie certezze. È bastato un virus invisibile a spazzare molte illusioni».
Da qui il monito del cardinale Bassetti: «La tentazione di non pensarsi in relazione – avverte -, finisce per sposare derive utilitaristiche, che fanno dei poveri ‘vite di scarto’, che vedono nella disabilità e nella debolezza un inutile peso, che sostituiscono alla giustizia del lavoro per tutti l’assistenzialismo filantropico. Il quadro antropologico è fondamentale per abitare un cambiamento d’epoca capace di salvaguardare la dignità della persona. Ai cattolici italiani è dunque chiesto uno sguardo a 360 gradi, che chiama in causa alcuni binomi fondamentali. Cultura e formazione, per una piena, non superficiale, vera comprensione del tempo presente e delle sfide che lo caratterizzano; solidarietà e sussidiarietà, principi della Dottrina sociale che possono aiutare a modellare una società più giusta, equa e moderna; diritti e doveri, che sempre devono procedere di pari passo, così che gli uni e gli altri promuovano un senso comunitario improntato al rispetto reciproco, alla responsabilità collettiva, al bene pubblico in sintonia con la promozione di ogni vita umana».
Tutto ciò si traduce quindi in una missione fondamentale: «È necessario l’impegno dei cattolici – ribadisce Bassetti – per dare un nuovo significato alla nostra società globalizzata e nichilista, indifferente e individualista. Accanto alla necessità morale di ricostruire ciò che è distrutto, c’è un’urgenza spirituale di ricucire ciò che è sfilacciato e un dovere sociale di pacificare ciò che è nella discordia. Quello che serve, a mio avviso, è la cultura del “pane e della grazia”, come avrebbe detto La Pira, per dare vita a una società nella quale a tutte le creature venga assicurata una vita dignitosa, ma le cui fondamenta siano saldamente radicate nella Grazia di Cristo».
Quindi il presidente dei vescovi italiani ha rilanciato la sfida: «È doveroso lavorare per il bene comune dell’Italia – esorta -, in un orizzonte europeo e internazionale, con carità e responsabilità, mettendo da parte opportunismi e radicalismi, e senza soffiare sul fuoco della pur comprensibile frustrazione e della protesta sociale. Siamo in una stagione nella quale avvertiamo l’esigenza della concordia, di un dialogo che sappia abbattere i muri delle divisioni, recuperando uno spirito costruttivo di cui il nostro Paese ha immenso bisogno».
Da qui emerge l’Agenda a cui il Paese dovrebbe attenersi: «Un’agenda – illustra il cardinale Gualtiero Bassetti – che contempli al primo posto la cultura della vita, da accogliere, tutelare, curare, accompagnare in ogni sua stagione; dobbiamo ugualmente porre in primo piano la famiglia, che richiede scelte coraggiose atte a favorire la formazione dei nuovi nuclei, a sostenere i redditi più bassi, a promuovere una conciliazione tra la dimensione professionale e quella domestica. C’è bisogno di una scuola accogliente per i nostri ragazzi, di lavoro per i giovani, di efficaci tutele per le donne, di un welfare in grado di tendere la mano a tutti i soggetti fragili. Occorre dare una nuova centralità, infine, ai poveri, agli emarginati e agli sfruttati».
Quindi la conclusione del porporato, che ha inviato ad adottare lo sguardo del buon samaritano, che sa «accompagnare la vita in tutte le sue fasi, anche nella sofferenza estrema, e non procura mai la morte»: «Sappiamo che le preoccupazioni e le necessità del momento sono infinite – conclude -, ma non possiamo fare dei passi indietro».