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Nuova chiesa a Congiunti: “Nata per la fede. Così si risolvono i problemi”

"Per essere veramente Chiesa - sottolinea monsignor Tommaso Valentinetti -, nel vero senso della parola, una chiesa dev'essere attenta a rispondere, nel nome del Signore, alle necessità di chi chiede. Una vedova chiedeva giustizia. Gli uomini del nostro tempo, molto spesso, non sanno dare giustizia, ma il grido di giustizia dei poveri, degli ultimi, degli abbandonati, dei diseredati, di coloro che nella nostra società - che sembra una società progredita, ma che molto spesso non lo è - chiedono giustizia. Che sia questo il luogo dove ci sia una profezia della giustizia, una profezia della verità, una profezia della pace, un rispondere a quelli che sono le necessità e i bisogni"

Ieri l’arcivescovo Valentinetti ha inaugurato la chiesa di San Nunzio Sulprizio, nella popola frazione di Collecorvino

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

È stata inaugurata ieri pomeriggio la chiesa di San Nunzio a Congiunti, popolosa frazione di Collecorvino (Pescara), con una solenne ed emozionante celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, concelebrata – tra gli altri – dal vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Francesco Santuccione, dal parroco don Celestino Tsivony e dal parroco di Collecorvino paese don Roberto Goussot, che ha quindi eseguito il suggestivo rito della consacrazione dell’altare attraverso la sua unzione e quella delle pareti. Procedimento a cui è seguita l’incensazione dell’altare e della pareti e, in conclusione, l’accensione del cero pasquale e delle luci.

La facciata anteriore della chiesa di San Nunzio

Un evento molto sentito e partecipato per una comunità parrocchiale, come quella di San Nunzio, che abbraccia le frazioni di Congiunti, Campotino e Santa Lucia raggiungendo un totale di 2 mila abitanti e che da tempo richiedeva un edificio liturgico più ampio e funzionale per ospitare al meglio le celebrazioni liturgiche le quali, molto spesso, venivano celebrate all’aperto per sopperire alla mancanza di spazi e servizi. Per questo, alla piccola chiesetta preesistente a pianta ottagonale è stato aggiunto un prolungamento di 230 metri quadri, grazie ai lavori diretti dal geometra Luigi Terrenzi, capace di ospitare comodamente circa 200 fedeli.

L’arcivescovo Valentinetti unge l’altare

Uno sforzo importante, quest’ultimo, riconosciuto dall’arcivescovo Valentinetti nell’omelia, iniziata con una citazione biblica tratta dal salmo 126: «“Se il Signore non costruisce la casa – esordisce il presule -, invano faticano i costruttori. Se il Signore non veglia sulla città, invano vegliano i custodi. Questa dimora che oggi dedichiamo alla Santissima Trinità, a Dio ottimo massimo, a Gesù Cristo suo figlio nostro Signore e salvatore, allo Spirito Santo che è fonte di luce, di gioia, di fede, d’amore. È stata costruita, come avete ascoltato all’inizio della celebrazione, dall’impegno e dalla volontà di tanti, particolarmente di un gruppetto di persone che hanno portato a compimento quest’opera, degni di riconoscenza e di rispetto. I contributi che sono arrivati sono arrivati per la fede, per la Provvidenza e per l’impegno di chi ha contribuito personalmente. Di solito si costruiscono le nuove chiese con una grossa fetta di partecipazione del famosissimo otto per mille per la per l’edilizia di culto. Anche qui c’è un piccolo contributo, ci sarà perlomeno per coprire le spese rimanenti, un piccolo contributo dell’edilizia di culto, non un grande contributo, perché la volontà di risolvere un problema che era pastoralmente importante, e cioè avere un luogo di culto capiente per questa comunità, finalmente ha trovato la sua geniale soluzione. Siano rese grazie al Signore per questo grande dono e soprattutto per l’impegno di tanti. Ma siano rese grazie al signore perché è il Signore che ha costruito la casa. È il signore che ha voluto la sua dimora in mezzo alle case, in mezzo alla città, nel cuore della città».

L’incensazione dell’altare

Dopo questa premessa, l’arcivescovo di Pescara-Penne si è domandato cosa sia una chiesa: «La parola di Dio che abbiamo ascoltato – osserva – ci dice due cose importanti. La prima cosa è che la chiesa è il luogo della preghiera. La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Ma com’è possibile? Pregare sempre, senza stancarsi mai. Sarebbe difficile oppure potrebbe diventare esercizio di verbosità, esercizio cerebrale, ma non quello che veramente è la preghiera. Da dove nasce la preghiera? La preghiera nasce dal silenzio. Dobbiamo fare silenzio. Allora la prima raccomandazione è che questa casa sia una casa di preghiera, ma casa del silenzio dov’è possibile raccogliersi in preghiera, dov’è possibile dare spazio all’origine della preghiera che è l’ascolto. Non c’è preghiera senza ascolto. Pensiamo di parlare noi a Dio, ma in realtà con la preghiera è Dio che parla a noi, è Dio che ci dona la sua presenza, è Dio che invade il nostro cuore. Avete ascoltato che cosa dice la seconda lettura… Tutta la Parola di Dio, tutta la scrittura, ispirata da Dio è anche utile per insegnare, convincere, correggere, educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato in ogni opera buona. Dunque, non una preghiera di verbosità, non una preghiera di devozionismi che possono lasciare il tempo che trovano, non una preghiera rumorosa, ma una preghiera che attinge dal silenzio e attinge soprattutto dalla fede che Dio opera, che Dio agisce, che Dio può operare grandi cose. E la preghiera è soprattutto metterci in sintonia con Dio non per piegare Dio alla nostra volontà, ma per entrare noi nella volontà di Dio. E qui il mistero di una preghiera che si fa consegna, che si fa affidamento, che si fa l’alzare le mani al cielo per invocare e basta, per intercedere e basta. Sapete cosa significa la parola “intercedere”? Significa camminare in mezzo. Chi si mette in preghiera, si mette a camminare in mezzo tra Dio e il popolo, tra Dio e le necessità della vita e della storia. Così come la prima lettura, il libro dell’Esodo, Mosè che con le mani alzate intercede, ma poi è Dio che opera, è Dio che lavora, è Dio che risolve tutto quello di cui abbiamo bisogno. E poi, la terza e ultima annotazione. Per essere veramente Chiesa, nel vero senso della parola, una chiesa dev’essere attenta a rispondere, nel nome del Signore, alle necessità di chi chiede. Una vedova chiedeva giustizia. Gli uomini del nostro tempo, molto spesso, non sanno dare giustizia, ma il grido di giustizia dei poveri, degli ultimi, degli abbandonati, dei diseredati, di coloro che nella nostra società – che sembra una società progredita, ma che molto spesso non lo è – chiedono giustizia. Che sia questo il luogo dove ci sia una profezia della giustizia, una profezia della verità, una profezia della pace, un rispondere a quelli che sono le necessità e i bisogni. Ma per fare questo ci vuole la fede. Ma quando il figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?».

La chiesa di San Nunzio Sulprizio gremita dai fedeli

Da qui un nuovo riferimento alla comunità parrocchiale di Congiunti: «I fratelli e le sorelle che conoscevo già prima, evviva Dio – ricorda monsignor Tommaso Valentinetti -, ma che ho avuto modo di frequentare in questi anni, perché è dal 2019 che stiamo giocando con questo “giocattolo” della chiesa, ci siamo fermati per un anno di pandemia, hanno espresso il loro impegno, ma soprattutto hanno espresso la loro fede. Perché per tutto quello che è necessario nella vita, e nell’esperienza ecclesiale, ci vuole la fede. Una fede che non serve per chiedere miracoli. Del resto, questa Chiesa non è nata per uno schiocco di dita, è nata per la fede. È nata perché attraverso la fede si risolvono i problemi, attraverso la fede si affrontano le difficoltà e si fanno i progetti di chiesa. È questo il senso anche del nostro percorso sinodale che stiamo portando avanti. Affrontare con maggiore serietà questa innervatura della fede dentro la storia e dentro la società. Per me – precisa l’arcivescovo, interrompendosi per la commozione – consacrare questa chiesa al centro di questo percorso sinodale è un piccolo sacramento. Consacrarla nel nome di San Nunzio è ancora un piccolo sacramento. Santo della nostra terra, santo umile, santo povero, santo semplice, ma santo per amore del Signore, santo perché realmente incarnato dentro una storia. Che questa storia ci rapisca e ci faccia diventare con lui, e con tanti altri, santi perché quando il Figlio dell’uomo verrà possa trovare un piccolo granello di senape della nostra fede, amen».

Don Celestino Tsivony, parroco di Santa Lucia e San Nunzio Sulprizio

Al termine della santa messa, non sono mancati i ringraziamenti del parroco: «Io ringrazio – dichiara don Celestino – tutti coloro che hanno collaborato per questo dono, un grandissimo dono, come diceva prima l’arcivescovo. E ringrazio i miei fratelli qui presenti, confratelli sacerdoti, i diaconi, le religiose. E ringrazio in modo particolare il mio comitato perché, ringrazio il Signore, non c’è stato mai un momento di litigio fino alla fine. Penso, credo che sia veramente questo un dono, è la volontà di Dio. E ringrazio tutti i miei educatori e le persone che hanno collaborato».

Paolo D’Amico, sindaco di Collecorvino

Estremamente soddisfatto anche il sindaco di Collecorvino Paolo D’Amico, presente alla celebrazione insieme al sindaco della vicina Cappelle sul Tavo Lorenzo Ferri e all’assessore all’Urbanistica del Comune di Penne Antonio Baldacchini: «Sicuramente si tratta di un’opera importante per questa comunità – conclude -, che aspettava questo questa nuova chiesa con ansia, con aspettativa. Una comunità di circa duemila anime, quindi erano stretti i luoghi che avevamo in zona e qui, adesso, vicino al Parco comunale di Congiunti nasce questa bellissima struttura, che potrà accogliere appunto la comunità di Congiunti, di Santa Lucia e Campotino. Un ringraziamento particolare va innanzitutto a Dio, perché ha scritto una storia importante qui a Collecorvino, attraverso sacerdoti che si sono impegnati, hanno dato frutto. Frutto di una comunità viva che si stringe intorno al suo parroco nel momento del bisogno e anche al Comune, prima con il mio predecessore Antonio Zaffiri, del quale ero assessore, e ora con me. Ma con una grande squadra, siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo che era importante per il nostro territorio».

About Davide De Amicis (4483 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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