Cursillos: “Il Signore vi ispiri sempre più come nuclei di fermento di fede”
"L'auspicio – conclude Giuseppe Di Donato, coordinatore diocesano del movimento - è che sempre più si riesca a far percepire il vero significato dell'esperienza del Curisillos. Permettere a persone, amici, conoscenti del proprio contesto di vita quotidiano, di trascorrere tre giorni di un ritiro (il piccolo corso breve), in cui riscoprire un po’ nella spiritualità ciò che sono i messaggi chiave della vita cristiana e poi viverli dove si possano trovare, con lo spirito di non tenere per sé la gioia dell'amore di Cristo per ciascun partecipante, ma di poterlo condividere con i suoi amici, con i suoi conoscenti e anche con persone che non la pensano allo stesso modo"
I Cursillos di cristianità hanno compiuto 40 anni di presenza nella Chiesa di Pescara-Penne e per l’occasione la scorsa domenica, il 23 ottobre, si sono ritrovati all’Oasi dello spirito di Montesilvano colle per celebrare lo speciale anniversario con un incontro dal tema “40 anni di vita: percorso di grazia e sfida di sinodalità”, sul quale hanno rispettivamente relazionato il coordinatore nazionale e l’animatore spirituale nazionale del movimento, Armando Bonato e don Alessandro Fadda, assistiti dall’animatore spirituale diocesano don Mauro Pallini che ha tratto le conclusioni.
Nel pomeriggio il momento apicale dell’incontro, con l’intervento dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, dedicato all’impegno dei Cursillos di cristianità nel cammino sinodale: «Se anche la realtà dei Cursillos si è posta dentro questo percorso – afferma il presule -, particolarmente nella nostra diocesi, sia lodato e benedetto il Signore, perché questo è stato un buon risultato. Che cosa dire? Io dico che l’intuizione di Papa Francesco di indire un Sinodo che adesso praticamente si è sdoppiato, non so se avete avuto notizia ma non solamente ci sarà un’assemblea sinodale nel 2023, ma ce ne sarà un’altra anche nel 2024 (che, secondo alcune indiscrezioni da confermare, vedrebbe la partecipazione anche di rappresentanti di sacerdoti, religiosi, diaconi e laici con diritto di voto). Quindi il tema della comunione, della partecipazione, della missione sarà sviluppato e approfondito in maniera veramente capillare, come del resto è stato per il Sinodo sulla famiglia, che inizialmente era nato con una sola assemblea sinodale di vescovi. Poi è stato replicato l’anno successivo, alla luce delle acquisizioni che nel primo anno erano state fatte. L’intuizione, dicevo, è stata bella, ma più che altro perché dietro di essa non c’è lo scopo di creare sostanzialmente una discussione più o meno approfondita sul tema, che pur resta molto importante “Comunione, partecipazione e missione”, ma è uno stimolo perché ci sia una rigenerazione del nostro essere Chiesa e ricreare esperienze nuove, che siano capaci di rigenerare la vita di Chiesa all’interno della nostra società, all’interno della storia. C’è stata una un’affermazione di monsignor Erio Castellucci (recentemente intervenuto all’Incontro regionale del clero che si è svolto nell’Abbazia di Castelpetroso, in provincia di Isernia) che mi ha fatto molto riflettere. “Finora, purtroppo, e da parte dei cosiddetti non credenti, ma forse anche da parte dei credenti, la Chiesa è stata concepita come una dirimpettaia”. Cioè la Chiesa, coloro che vanno in chiesa, e forse noi, abbiamo considerato dirimpettai il mondo, la società, la storia. La Chiesa è dentro la storia, è un pezzo di storia e vive dentro una dimensione storica ed ecco perché il Papa ci tiene molto a che la consultazione arrivi agli estremi confini della possibilità di ascolto che, in qualche modo, viene richiesto. Questa è senz’altro una novità, una bella novità che stiamo ancora inseguendo, perché se considero ciò che abbiamo vissuto durante questo primo anno nella mia diocesi, la nostra diocesi di Pescara-Penne, e ciò che hanno vissuto la quasi totalità delle diocesi italiane, questo è un dato che rilevo dal confronto che ci siamo fatti nell’ultima assemblea di maggio, ve lo dico in dialetto abruzzese, “ce la siamo cantata e ce la siamo suonata”. Cioè, è stato più che altro un guardarci dentro, ma non è stato un guardare fuori. In realtà, forse, molto probabilmente lo stimolo, particolarmente forte in questo secondo anno, dovrebbe essere quello di guardare fuori. Sarà una sfida, quella di andare alla ricerca di una comprensione della realtà che forse, molte volte, ci sfugge».
Da qui il ruolo, la missione dei Cursillos: «Il Cursillos, dentro questa storia, ha una vocazione particolare – ricorda l’arcivescovo Valentinetti -, perché così come tante altre aggregazioni laicali è molto più incline, o dovrebbe essere molto più incline, a guardare fuori, a guardare all’esterno. Vi invito ai momenti comunitari, il piccolo corso. Quest’ultimo credo possa e debba essere sempre più rivolto a chi, in qualche modo, vive un’esperienza da lontano, in modo da avvicinarlo usando, per quanto possibile, anche il metodo della conversazione spirituale. Cioè quel metodo che pone la persona nella capacità di essere ascoltata e non tanto di essere imbonita. Ci vuole un cammino abbastanza serio, ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole tanta preghiera, perché queste cose non si ottengono con uno schiocco di dita, ma con la pazienza e con la calma. Io lo dico, lo sto ripetendo ormai a fino alla noia, l’ho detto anche l’ultima volta che ci siamo visti con i responsabili delle associazioni e dei movimenti nella Consulta diocesana dell’Apostolato dei laici, il Signore sta preparando una novità bella per la vita della Chiesa. Io non la vedrò, non perlomeno come attività diretta da un punto di vista pastorale in quanto fra qualche fra qualche tempo sarò in pensione, ma sicuramente la vedrà chi verrà dopo di me. E spero che possa avere tanto entusiasmo, perché vedrà delle cose molto, molto belle. Nello stile, certamente, non delle grandi masse, ma nello stile di cui parlava il professor Joseph Ratzinger nel 1965/66, quando era professore a Tubinga, il quale diceva “La comunità cristiana si ricaratterizzerà per i piccoli nuclei di fermento dentro la storia e dentro la società”. Voi lo siete già perché siete sempre stati piccoli nuclei di fermento, quindi credo che il Signore non debba far altro che ispirarvi sempre più di essere fedeli alla vostra vocazione. È questo quello che vi auguro con tutto il cuore».
A margine dell’evento, il coordinatore diocesano dei Cursillos di cristianità Giuseppe Di Donato ha spiegato a La Porzione.it e a Radio Speranza la finalità della loro missione evangelizzatrice: «Riassumiamo 40 anni di grazia di cammino – ricorda -, con l’insieme di conversioni che ci sono state da parte di persone, uomini e donne, circa un migliaio di persone che, partecipando ad un piccolo corso di cristianità, hanno scoperto o riscoperto i valori del proprio battesimo. I Cursillos di cristianità hanno proprio questa finalità, l’obiettivo di avvicinare chi in chiesa non ci va, i cosiddetti lontani. Il primo annuncio si inserisce nella pastorale di evangelizzazione, nella pastorale di ambiente, con la creazione di gruppi di fermentazione cristiana degli ambienti. I Cursillos provengono da un metodo messo a punto dai giovani dell’Azione cattolica degli anni ‘40 del secolo scorso. Un vescovo, alcuni sacerdoti e alcuni laici che, in vista del Giubileo del 1948, a Santiago de Compostela pensarono di studiare un metodo che potesse risvegliare le coscienze in una società scristianizzata, qual era quella di quel periodo. La domanda che ci poniamo è se oggi sia ancora attuale. Sì, è attuale perché oggi qual è la realtà del nostro mondo, della nostra società? Anche le parole del vescovo sono servite per darci uno stimolo in questo percorso sinodale. E vedo molto l’interazione e la collaborazione con le diverse aggregazioni laicali, l’Azione cattolica e gli altri movimenti che in questa occasione sono stati presenti, Comunione e liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Movimento Pro Sanctitate, le Acli, e la stessa Azione cattolica stessa. Ed è un modo anche per lavorare con spirito sinodale».
Dunque, la sfida lanciata nel secolo scorso dai Cursillos di cristianità è ancora attualissima: «Oggi la sfida è, per ciascuna persona che ha vissuto l’esperienza del cursillos (piccolo corso) e ha scelto di vivere da cristiano, riuscire a suscitare ciascun individuo di essere un cristiano nel proprio ambiente di vita, a cominciare dalla famiglia, nel lavoro. Suscitare curiosità da parte dei propri colleghi, di altre persone che frequentano i propri ambienti, come potrebbe essere anche il bar, un circolo ricreativo o la scuola, consentendo innanzitutto di parlare di Cristo, trovando punti d’incontro anche con chi non è credente. Tutto questo, magari, sentendosi accomunati da quella ricerca del bene comune, che supera anche la propria fede o la fede degli altri, perché vuole il bene delle persone».
Tra l’altro i cursillos a Pescara sono molto numerosi: «Coloro che hanno frequentato il corso sono tantissimi – sottolinea Di Donato -. Poi a ciascuno viene detto di seguire la propria vocazione. Sono impegnati in parrocchia, nel sociale, in tutte le attività diocesane, cercando di essere un fermento nella vita della Chiesa. Il nostro obiettivo non è quello di “richiudere” i componenti nel movimento. Poi chi sente la vocazione di impegnarsi come responsabile, che è necessario al fine di organizzare i corsi, può farlo – per un determinato tempo – dando seguito a ciò che altri hanno precedentemente fatto».
Infine uno sguardo verso l’immediato futuro: «L’auspicio – conclude il coordinatore diocesano dei Cursillos di cristianità – è che sempre più si riesca a far percepire il vero significato dell’esperienza del Curisillos. Permettere a persone, amici, conoscenti del proprio contesto di vita quotidiano, di trascorrere tre giorni di un ritiro (il piccolo corso breve), in cui riscoprire un po’ nella spiritualità ciò che sono i messaggi chiave della vita cristiana e poi viverli dove si possano trovare, con lo spirito di non tenere per sé la gioia dell’amore di Cristo per ciascun partecipante, ma di poterlo condividere con i suoi amici, con i suoi conoscenti e anche con persone che non la pensano allo stesso modo. Questa è la vera sfida, quella di essere sempre più elemento di condivisione, di ascolto, di unione, indipendentemente dalla propria storia professionale, personale, dalle proprie idee, che sono maturate anche in virtù delle esperienze. Lo spirito è vivere e condividere la propria fede, ovunque ci si trovi».