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Accoglienza selettiva, carichi residuali: “In gioco civiltà della globalizzazione e democrazia”

È l’allarme lanciato da monsignor Francesco Savino, vice presidente della Cei, alla presentazione del XVII Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes

Mons. Francesco Savino, vice presidente della Cei e vescovo di Cassano allo Jonio - Foto Cei

Ieri, a Roma, la Fondazione Migrantes ha presentato la diciassettesima edizione del Rapporto Italiani nel mondo che ha dimostrato come, dopo un stop causato dalla pandemia di Covid-19, sia ripresa una preoccupante migrazione dei giovani italiani all’estero con un alto livello d’istruzione, commentata dal vice presidente della Conferenza episcopale italiana, nonché vescovo di Cassano allo Jonio, monsignor Francesco Savino: «Noi adulti – riflette – dobbiamo liberarci dalla sindrome del capezzale dei giovani. I giovani non sono il futuro, sono il presente. I giovani stanno andando via per motivi di lavoro e di studio e non tornano più. Questo significa che dobbiamo creare le condizioni per un lavoro bello, pulito e solidale. Dal rapporto emerge infatti una mobilità italiana malata, perché caratterizzata dalla necessità e unidirezionale, ossia si parte e si non torna più».

Inoltre, come vescovo meridionale, monsignor Savino ha ricordato il problema dello spopolamento delle aree interne, invitando la politica «ad assumere le proprie responsabilità» in tal senso: «Se nel dopoguerra – constata il presule – gli italiani andavano all’estero come manodopera, ora partono giovani con due o tre lauree. Questo depotenzia il nostro capitale umano mentre arricchisce il Nord Europa. Noi del Sud dobbiamo liberarci dalla cultura assistenzialista e creare invece un welfare generativo». Da qui ancora riferimento al rapporto Italiani nel mondo: «Ci aiuta ad osare di più – conclude il vicepresidente della Cei –. Quando parliamo di fenomeno migratorio è in gioco la democrazia. Per favore, osiamo di più, perché la storia di domani ci giudicherà dal coraggio che abbiamo avuto nel risolvere il fenomeno migratorio».

Ma a preoccupare la Chiesa italiana è anche la modalità, scelta dal nuovo Governo Meloni, per gestire l’accoglienza dei migranti nei porti nazionali: «Mi stanno preoccupando certe parole, e mi assumo la responsabilità di quello che dico – afferma monsignor Francesco Savino -. Ho paura e la mia coscienza è turbata quando sento dire di “accoglienza selettiva”. Non so cosa significa questo aggettivo. Come sono preoccupato quando sento parlare che questi immigrati o alcuni di questi immigrati sono “carichi residuali”. Qui a mio avviso si gioca la civiltà della globalizzazione, qui si gioca la democrazia matura a livello europeo. Se siamo qui a parlare del fenomeno migratorio degli italiani al Nord Italia o all’estero, lasciatemi dire che questi giorni ci sono altri fratelli e sorelle che vivono lo stesso fenomeno migratorio che dall’Africa stanno venendo in questo Paese. E quindi, evidentemente, se noi chiediamo per i nostri italiani atteggiamento di accoglienza, tolleranza, accompagnamento e integrazione ovunque i insorti italiani si trovano, altrettanto penso che dobbiamo utilizzare lo stesso vocabolario per i fratelli e le sorelle immigrati che vengono in Italia».

Inoltre, il presule ha rivolto un monito al Governo: «Non utilizziamo Papa Francesco come copertura di scelte politiche – avverte monsignor Savino, precisando meglio le parole del Pontefice pronunciate di ritorno del Bahrain, quando ha osservato che “l’Italia non va lasciata sola nell’accoglienza dei migranti” -. Ancora una volta Papa Francesco fa appello al buon senso. Stiamo attenti a non tirare la parola del Papa dalla destra o dalla sinistra, dal centro destra o dal centro sinistra. Il Papa è il vescovo di Roma che presiede la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Papa Francesco, ancora una volta, fa un discorso serio, responsabile e evangelico perché cerca di tradurre in scelte concrete il Vangelo. Ecco perché si è dato il nome di Francesco perché vuole mettere al centro del suo Magistero il Vangelo sine glossa, senza troppe mediazioni o senza troppi annacquamenti. Papa Francesco dice che se non vogliamo che il mare, soprattutto il Mar Mediterraneo, diventi sempre di più un cimitero liquido, senza lapidi ma una fossa, dobbiamo salvare, custodire e tutelare gli immigrati. E l’Europa – invita il vescovo, riprendendo le parole del Papa – non lasci sola l’Italia. Questo è fondamentale. E ripeto qui, a mio avviso, si gioca la civiltà dell’Europa e si gioca la democrazia non soltanto in Italia ma anche in Europa». Il vescovo di Cassano allo Jonio ha condannato anche «una sorta di disumanizzazione in atto in cui l’indifferenza è il segnale estremo, negativo, di un processo di disumanizzazione».

About Davide De Amicis (4531 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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