Sinodo: “Non vuole creare esperienze da archiviare, ma nuove prassi”
"È necessario – esorta monsignor Castellucci - adottare un’ottica di ascolto, non più solo dell’altro, ma di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Dobbiamo porci in un atteggiamento di ascolto profondo, non funzionale a una risposta immediata, ma che si lascia raggiungere ed eventualmente provocare e ferire dalla domanda. Lo Spirito ci parla così"
Ieri e sabato a Roma si è tenuta l’Assemblea nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, per fare il punto della situazione su quanto elaborato finora nelle diocesi italiane. E nel corso del secondo anno del Cammino sinodale, alla data del 31 gennaio 2023 sono stati attivati 377 cantieri (I cantieri di Betania con che hanno contraddistinto il secondo anno di ascolto più approfondito). Di questi, 101 sono cantieri della “strada e del villaggio”; 99 dell’“ospitalità e della casa”, 93 delle “diaconie e formazione spirituale” e 84 scelti dalla diocesi.
Per quanta riguarda i temi, i cantieri “della strada e del villaggio” affrontano temi rivolti ai giovani, alle famiglie, all’iniziazione cristiana, alla carità, al volontariato, all’ambito socio-politico, ai linguaggi, alle fragilità, al lavoro e al Creato. I cantieri dell’“ospitalità e della casa” hanno concentrato l’attenzione sugli organismi di partecipazione (Consigli presbiterali, Consigli pastorali, Affari economici…), sulla corresponsabilità, sulla fraternità, sui sacerdoti e sul rapporto tra consacrati e laici e con la comunità, sulla leadership e sulla gestione di beni e strutture. Infine il cantiere delle “diaconie e della formazione spirituale” ha approfondito le strutture ecclesiali, la centralità e riscoperta della Parola, la formazione, i ministeri, il ruolo delle donne e i passaggi di vita. Gli 84 cantieri individuati da ogni diocesi, in base alle priorità emergenti si riferiscono soprattutto all’iniziazione cristiana, alle relazioni tra le generazioni, alla liturgia, alle donne e ai ministeri, alle forme di vita pastorale (unità o comunità pastorale), agli organismi di partecipazione, all’organizzazione delle strutture ecclesiali, all’autorità e alla corresponsabilità, nonché alla pietà popolare. Emergono, in particolare, alcuni cantieri incentrati su temi “originali” e particolarmente legati al territorio, come quello sulle solitudini (Rieti), lo spopolamento (Messina), l’impegno sociale e politico (Anagni-Alatri), la giustizia e legalità (Foggia, Oppido-Palmi), la cura del creato (Potenza), l’ecumenismo (Pinerolo), le culture diverse (Bolzano-Bressanone), i giovani, la famiglia e l’accoglienza turistica (Tempio-Ampurias), i mondi “altri” (Napoli), l’ascolto dei sacerdoti da parte dei Vescovi (Pozzuoli).
Ad aprire i lavori dell’Assemblea nazione dei referenti diocesani del Cammino sinodale è stato il responsabile de settore dell’Apostolato biblico dell’Ufficio catechistico nazionale, don Dionisio Candido: «La sapienza – afferma – è la bussola nei percorsi della vita: “Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni. Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza” (Libro della Sapienza 9,11.18). Non è una teoria, ma una prassi: ha a che vedere con le decisioni da prendere. La sapienza salva, perché illustra la volontà di Dio sulle cose e consente a ciascuno di essere se stesso, libero dai condizionamenti esterni ed interiori e quindi lo rende capace di decidersi e di decidere per il bene. Allo stesso tempo la sapienza serve a raddrizzare i sentieri della vita, che talora sono tortuosi o rendiamo tortuosi e pertanto va chiesta in dono, perché per apprendere la sapienza biblica bisogna avere l’umiltà di assumere un pensiero superiore, quello di Dio. Nessuno può generarla da sé, c’è sempre bisogno di un altro». Il presbitero ha poi fatto riferimento alla cosiddetta “preghiera di Salomone”: «La sapienza – aggiunge Don Candido – si ottiene soltanto chiedendola a colui che solo può condividerla, a Dio. Se vuoi essere sapiente, prega per ottenerla».
A ricordare qual è la vara finalità del Sinodo ci ha poi pensato il presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, nonché arcivescovo di Modena, monsignor Erio Castellucci: «Non è creare delle esperienze che poi vengono archiviate – ricorda il presule -. Lo scopo è creare uno stile e strutture nuove di Chiesa, delle prassi. È necessario creare ponti con i nuovi mondi. Questo è l’obiettivo dei cantieri del Cammino sinodale». Da qui l’invito di monsignor Castellucci: «È necessario – esorta – adottare un’ottica di ascolto, non più solo dell’altro, ma di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Dobbiamo porci in un atteggiamento di ascolto profondo, non funzionale a una risposta immediata, ma che si lascia raggiungere ed eventualmente provocare e ferire dalla domanda. Lo Spirito ci parla così». A tal proposito, l’arcivescovo di Modena ha fornito anche alcuni spunti pratici: «La sapienza della Chiesa e della Scrittura – sottolinea Castellucci – ci consigliano momenti di lettura e ascolto profondo, vincendo la tentazione di arrivare subito a una risposta immediata, questo quando raggiunge più persone diventa discernimento comunitario. Come Chiesa e come comunità dobbiamo svolgere un servizio di tramite tra il Vangelo e il mondo, come suggerisce il Concilio Vaticano II. Dobbiamo indossare uno zaino che ci consenta di camminare con i fratelli e le sorelle. Tutti siamo popolo di Dio e unti dallo Spirito, e il compito della Chiesa è quello di mantenere l’aggancio con la dottrina degli apostoli e con l’autenticità del Vangelo. Ascoltiamo quindi lo Spirito che ci parla». Questa la conclusione del presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, che ha citato l’enciclica Redemptoris missio nella quale San Giovanni Paolo II scrisse “Lo Spirito si manifesta in maniera particolare nella Chiesa e nei suoi membri; tuttavia, la sua presenza e azione sono universali, senza limiti né di spazio né di tempo”».
E di recente ha avuto luogo a Praga anche la tappa continentale del Sinodo, alla quale ha preso parte anche la delegazioni italiana guidata dal vescovo di Nuoro e Lanusei monsignor Antonio Mura: «Il Cammino sinodale – racconta il presule sardo – ha raggiunto tutte le parti della Chiesa universale. Si è dato grande spazio all’ascolto delle persone presenti e delle esperienze che portavano dai loro territori (dalla Russia, all’Ucraina, passando dalla Turchia e da Malta, arrivando al Portogallo fino all’Irlanda, ai Paesi nordici e alla Germania). Un ascolto vissuto come conversazione spirituale, metodo che conosciamo e che ha contraddistinto anche il nostro cammino. Il metodo scelto e quindi proposto, credo abbia dato spazio allo Spirito santo di essere protagonista, e questo conferma che la metodologia non è solo tecnica, ma può favorire una autentica esperienza di Chiesa». Una tappa continentale che quindi ha portato i suoi frutti: «Da questo scenario – precisa monsignor Mura – è emersa prepotentemente la bellezza e la complessità dell’Europa in questo momento. La bellezza rappresentata dalla diversità delle storie, delle culture, dei riti e delle tradizioni, non solo quindi della lingua. La complessità emerge dalla velocità diversa con la quale camminano i Paesi e i territori, anche nella vita di fede; questo comporta valutazioni e orizzonti spesso non assimilabili, ma comunque sempre reali e da rispettare senza pregiudiziali». Da qui alcuni spunti per rilanciare il cammino: «L’importanza – evidenzia il responsabile della delegazioni italiana alla tappa continentale del Sinodo – di dare sempre più spazio nelle comunità alla Parola, all’Eucaristia e al silenzio e la necessità di una Chiesa che in ogni parte d’Europa sia accogliente ed includente verso tutti, con la consapevolezza di essere soggetti ecclesiali, parte del tutto e mai da mettere da parte. Perché la vera dignità nasce dal battesimo».
All’evento ha preso parte anche Gioele Anni, membro del Comitato nazionale del Cammino sinodale, che ha presentato il lavoro svolto nei due anni dai Cantieri di Betania del Cammino sinodale: «Cantieri – conclude Anni – che non hanno data di scadenza e sono sempre aperti in un’ottica di circolarità e non linearità. I Cantieri difatti sono già esperienza di Chiesa sinodale, per mettere in pratica quello stile nuovo in cui l’esperienza del territorio innervano le realtà nazionali e globali».