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“Niente parole, solo vicinanza per affrontare il dolore della gente”

"Come avete notato molto spesso nelle messe - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -, quando facciamo memoria dei santi patroni, molti sacerdoti mettono anche il nome di San Nunzio. Per cui sono addivenuto all'idea che il prossimo 11 Maggio, in occasione della riunione del Consiglio presbiterale (l’organismo che deve dare pareri al vescovo sull'opportunità o meno di procedere su decisioni), vorrei proporre perché possa introdurre alla Congregazione delle cause dei santi la domanda per far proclamare San Nunzio patrono principale dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne, insieme a San Cetteo e a San Massimo"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti presiedendo la messa della festa in onore di San Nunzio Sulprizio a Pescosansonesco

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia della messa in in onore di San Nunzio Sulprizio

Quello di ieri è stato un giorno di grande festa ieri a Pescosansonesco (Pescara), la cui comunità ha celebrato San Nunzio Sulprizio – nel giorno in cui la Chiesa ricorda la sua memoria liturgica – con una santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, concelebrata dal vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Francesco Santuccione, dal rettore del Santuario don Nicola Della Rocca e dai parroci della forania di Torre de’ Passeri. Una liturgia molto partecipata dai fedeli, tra i quali spiccava un’ampia delegazione dei sindaci dei comuni della Val Pescara.

L’arcivescovo Valentinetti concelebra la messa con don Nicola Della Rocca a sinistra e monsignor Francesco Santuccione a destra

È stata molto sentita l’omelia pronunciata dall’arcivescovo Valentinetti: «Quasi sempre, provvidenzialmente – osserva il presule -, la festa di San Nunzio cade il tempo di Pasqua. Un tempo che ci fa riflettere in maniera molto particolare sulla risurrezione di Cristo, che ci fa proclamare la risurrezione di Cristo. Il testo degli Atti degli apostoli che avete ascoltato, proclama che Cristo è risorto dai morti. Del resto, anche nella pagine del Vangelo, si legge “Io sono la via, la verità e la vita”. Ma nel nostro tempo, in questo tempo che stiamo vivendo, è facile credere nella risurrezione, quando la morte continua a mietere vittime in continuazione? Siamo stati spettatori nel tempo del Covid di una mietitura di vittime, di persone forse un po’ “consentite”, di persone anziane, che ci ha creato paura, diciamoci la verità. La morte fa paura. Ma possiamo credere nella risurrezione, quando abbiamo in corso conflitti terribili alle porte della nostra casa? Il conflitto russo ucraino e altri conflitti, anche di quello che sta succedendo in Africa, nel Sudan. Possiamo continuare a credere nella risurrezione, possiamo continuare ad annunciare che Cristo è la vita, che Cristo ha vinto, la morte, che Cristo – se crediamo nella resurrezione – dobbiamo dire che Cristo ha vinto tutte le contraddizioni dell’umanità. Ha vinto tutto l’odio, ha vinto tutta la cattiveria. La pagina del libro degli Atti degli apostoli, mette in evidenza che è per la cattiveria di coloro che hanno odiato Gesù che Lui è stato messo a morte. Non hanno trovato motivo di condanna a morte per Lui, ma chiesero a Pilato che Egli fosse ucciso. La morte è un’ingiustizia, sempre, la morte è l’ultima nemica. La guerra è un’ingiustizia, la fame è un’ingiustizia. Le situazioni di disparità che ci sono nel mondo sono ingiustizie».

L’altare con le reliquie di San Nunzio insieme ai portatori in tuta da operaio

Ma, ciononostante, l’arcivescovo Valentinetti ha denotato come noi continuiamo a proclamare che Cristo è risorto dai morti: «Giustamente il povero Tommaso – approfondisce -, di cui io porto indegnamente il nome, conservando le reliquie nella mia città Natale di Ortona, aveva detto in occasione del miracolo della risurrezione di Lazzaro, “Andiamo anche noi a morire con lui”. Molto spavaldo, ma poi quando comincia a rendersi conto della realtà, così come noi ci rendiamo conto della realtà, il Signore dice “Non sia turbato il vostro cuore”. Quante volte abbiamo ascoltato parole di consolazione “Non sia turbato il vostro cuore”. Ti è morto un figlio, ti è morto un fratello, ti è morta la mamma “Eh, consolati”. Quante volte abbiamo ascoltato parole di consolazione, ma il dolore lo porta chi lo sente! Non si sollevano con le parole. Allora giustamente anche Tommaso, quando sente dire “Non sia turbato il vostro cuore, vado a prepararvi un posto”, gli dice “Signore, ma dove vai?”. Oggettivamente, concretamente, un uomo con i piedi per terra, così come siamo tutti noi, uomini e donne con i piedi per terra, dice “Signore, dove vai?” Qual è la speranza? E qui accade quello che è la nostra fede. Gli disse Tommaso, “Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?” Come possiamo conoscere la via per sconfiggere malattie terribili? Come possiamo conoscere la via per far finire la guerra? Gli dice Gesù “Io sono la via, la verità e la vita”».

Da qui il riferimento a San Nunzio Sulprizio: «Cari fratelli, care sorelle – afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne -, noi questa mattina, siamo in compagnia di questo ragazzino che si è acquistato la santità proprio attraverso queste parole. Dobbiamo avere il coraggio di ridirlo, che Gesù è la via, la verità e la vita, che Gesù è il risorto, che Gesù è la risposta a queste inquietudini dell’umanità, alle nostre inquietudini, che solo Gesù può essere Colui che ci conduce a una pienezza di vita, a una pienezza di grazia di Spirito Santo. Così come ha condotto questo ragazzino, alla pienezza di vita, alla pienezza dello Spirito Santo, malato gravemente quando le malattie non si curavano assolutamente – è stato ricoverato all’ospedale degli incurabili -, allora si mette al servizio degli altri ammalati. Ecco la fede, la fede che riesce non tanto a dire parole, ma a creare vicinanza».

I sindaci della Val Pescara e i fedeli presenti nel santuario di Pescosansonesco

Da qui l’invito di monsignor Tommaso Valentinetti: «Vogliamo veramente affrontare i dolori dell’umanità, i dolori dei fratelli, delle sorelle? – esorta – Dobbiamo stare vicino, forse non dobbiamo parlare, non dobbiamo usare parole, ma la vicinanza sì. La comprensione di un’empatia per chi vive queste terribili situazioni nella vita. Allora sì, incarneremo questa parola di Gesù “Io sono la via, io sono la verità, io sono la vita”. Ci vuole fede, ci vuole molta fede, ma noi siamo venuti qui stamattina per immergerci nella fede di un fratello, per immergerci nella sua fede e immergendoci in quella fede, noi possiamo dire “Signore, ti riconosciamo come ti ha riconosciuto San Nunzio che Tu sei via, verità e vita”. Io la dico sempre questa frase, perciò qualcuno di voi l’avrà già sentita. La fede non serve per chiedere i miracoli. Vi state scandalizzando, dite la verità. La fede serve anche per quello, ma i miracoli il Signore non li fa sempre. Anche quando è stato sulla faccia della terra ne ha fatti alcuni, ma non ha guarito tutti. La fede serve per attraversare la vita, così come l’ha attraversata Lui, così come l’ha vissuta Lui, fino in fondo. Perché la fede, e solo la fede, gli ha fatto attraversare una vita molto complicata e molto difficile. La storia, la sapete, non ve la ripeto io, ma la fede lo ha condotto a dire con la sua vita “Gesù è la via, la verità e la vita”. Con questo spirito di grande adesione al Cristo risorto dai morti, noi vogliamo dire ancora una volta la nostra fede e chiedere al Signore che interceda per tutte le situazioni più difficili che ci sono sulla faccia della terra. Vorremmo che questa che questo santuario, questa mattina, per la preghiera di tutti noi, diventasse un piccolo granello di fede deposto nei solchi di questa terra, che ha tanto bisogno di amore e che ha tanto bisogno di via, verità e vita, amen».

L’effige di San Nunzio Sulprizio portato in processione

E a proposito di San Nunzio Sulprizio, al termine della liturgia eucaristica, l’arcivescovo Valentinetti ha anche fatto un annuncio: «Come sapete – ricorda il presule -, i due patroni principali della nostra Arcidiocesi di Pescara-Penne sono San Cetteo e San Massimo (che verrà celebrato domani a Penne, dove l’arcivescovo di Pescara-Penne alle 18 celebrerà una santa messa nella chiesa dell’Annunziata). Ma come avete notato molto spesso nelle messe, quando facciamo memoria dei santi patroni, molti sacerdoti mettono anche il nome di San Nunzio. Per cui sono addivenuto all’idea che il prossimo 11 Maggio, in occasione della riunione del Consiglio presbiterale (l’organismo che deve dare pareri al vescovo sull’opportunità o meno di procedere su decisioni), vorrei proporre perché possa introdurre alla Congregazione delle cause dei santi la domanda per far proclamare San Nunzio patrono principale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, insieme a San Cetteo e a San Massimo. Abbiamo un santo pescarese, cerchiamo di valorizzarlo».

La piazza antistante il Santuario di San Nunzio

Ma in realtà la Chiesa di Pescara-Penne contempla anche un’altra figura che, un giorno, potrebbe salire all’onore degli altari: «A Bisenti – ricorda monsignor Valentinetti – c’è un seminarista, Pasqualino Canzii, che è stato dichiarato venerabile dalla Congregazione della Cause dei santi, quindi dal Papa. Adesso speriamo che faccia un primo miracolo, perché così potremo dichiararlo beato e se ne farà un altro ancora lo dichiareremo santo come San Nunzio. Io probabilmente nei miei anni di episcopato non lo vedrò, però questo mi dà occasione di dirvi che siccome questo ragazzino è seminarista che si ammalò al Seminario di Penne, dobbiamo pregare per le vocazioni. Dobbiamo pregare perché ci siano sacerdoti nella nostra diocesi». A tal proposito, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha chiesto di pregare per la vocazione del diacono Daniele Partenza, che ieri concelebrava la messa, il quale verrà ordinato sacerdote giovedì 29 giugno nella solennità dei Santi Pietro e Paolo.

Infine, l’arcivescovo ha ricordato l’invito alla santa messa che presiederà domani alle 11 nella chiesa dello Spirito Santo a Pescara, per pregare a sostegno delle famiglie dei pazienti affetti da malattie rare: «Voi sapete quanto è complicato assistere i malati in generale – conclude il presule – e quanto è complicato assistere i malati di malattie rare, per i quali non c’è cura. O, perlomeno, le cause farmaceutiche non investono perché siccome i malati rari sono pochi e quindi in pochi acquistano le medicine, non le producono. Ancora una volta vince il denaro, vince la finanza e non vince la necessità della gente. Io peli sulla lingua non ne ho e questa è un’ingiustizia che dovrebbe finire. Allora la Chiesa si fa vicina a queste persone, le accoglie, non le dice parole di consolazione – come ho detto nell’omelia –, ma vuole condividere il cammino della vita di questi fratelli e di queste sorelle. Se qualcuno vuole venire, appuntamento a domenica (domani) nella chiesa dello Spirito Santo».

Il servizio a cura di Radio Speranza
About Davide De Amicis (4466 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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