“Bene comune, liturgie attive e digiuno da gossip per riconciliarci con Dio”
"Fratelli e sorelle, mettiamoci in cammino - esorta l'arcivescovo Valentinetti -, perché la riconciliazione con il Signore passa attraverso gesti non solo personali, ma anche comunitari"
Con la solenne celebrazione delle Ceneri, presieduta ieri sera dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti – concelebrata dal vicario generale dell’Arcidiocesi monsignor Francesco Santuccione con i sacerdoti del capitolo metropolitano e l’animazione liturgica del Coro diocesano diretto da Roberta Fioravanti – nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, anche la Chiesa di Pescara-Penne è entrata in Quaresima: «Tempo di riconciliazione con Dio, tempo di conversione», premette il presule iniziando la liturgia eucaristica.
In seguito, nell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha approfondito il senso e il valore del tempo quaresimale che ci apprestiamo a vivere: «Lasciamoci riconciliare con il Signore – afferma monsignor Valentinetti – Senza presunzione, senza vanagloria, in nome della Chiesa, oggi io dico fungo da ambasciatore, così come San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: “Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio”. È Lui che prende l’iniziativa, non è nostra. Del resto, sappiamo molto bene che quel figlio che torna a casa, che si era preparato il discorso per poter essere riaccolto nella casa paterna, non fa in tempo nemmeno a parlare che il padre gli butta le braccia al collo, il che vuol dire che l’iniziativa è di Dio che si prostra davanti a noi e vuole la nostra riconciliazione. E vi esorto ancora una volta – lo dice San Paolo, ma a nome mio questa sera – a non accogliere invano la grazia di Dio, perché questo è il tempo favorevole. La Quaresima è il tempo favorevole della riconciliazione. E il profeta Gioele dice che bisogna accogliere questo invito “lacerandosi il cuore e non le vesti”, perché il Signore è buono e grande nell’amore, e soprattutto vivendo più intensamente i misteri dell’amore del Signore, i sacramenti, la celebrazione eucaristica, la preghiera, l’adorazione».
Quindi l’arcivescovo Valentinetti ha ricordato le tre privilegiate per riconciliarci con Dio: «L’elemosina, la preghiera, il digiuno – ricorda l’arcivescovo -. Vengono declinate nel Vangelo come atteggiamenti personali: “Quando fai l’elemosina non strombazzare davanti a te che stai facendo l’elemosina, ma fallo nel segreto perché non sappia la tua sinistra cosa fa la tua destra. E quando preghi nasconditi, non ti mettere in posizione eretta per farti vedere che stai pregando, ma mettiti nel segreto della tua camera e lì, nel segreto, il Signore ti guarda e ti offre il suo amore. E infine il digiuno. Non sfigurare la tua faccia, ma se digiuni, digiuna con amore, con serenità, con gioia. Questi sono i tre capisaldi del nostro lasciarci riconciliare con Dio“».
A questo punto, l’arcivescovo Valentinetti si è chiesto se questo percorso di riconciliazione, oltre che a livello personale, possa essere vissuto anche a livello comunitario: «Cioè – precisa monsignor Tommaso Valentinetti -, non solo l’elemosina fatta per conto proprio. Esiste qualcosa che va un po’ al di là e che possiamo sperimentare insieme? Voi mi direte “il servizio di volontariato nella Caritas?” Sì, ma c’è qualcosa di più profondo, che può essere fatto senza interesse personale, il bene comune. Avere il coraggio di schierarsi sempre dalla parte del bene comune. Avere il coraggio, cioè, di ricercare il bene della società intera, dei più poveri, ma nel senso anche della giustizia sociale, perché queste cose molte volte ci sfuggono. Presi dal nostro impegno personale, ci sfuggono gli impegni comunitari e l’impegno comunitario di essere schierati dalla parte della giustizia, dalla parte di chi non ha nulla, dalla parte di chi soffre per la mancanza di cure. Il Papa, ultimamente, ci ha ricordato che tantissime persone soffrono nel mondo per la mancanza di cure essenziali, di quelle che dovrebbe assicurare lo Stato. E anche noi non è che siamo molto lontani da questa situazione. Una lista d’attesa per avere un’analisi, una lista d’attesa per avere un ricovero. Fratelli, sorelle, dobbiamo pensare un po’ di più al bene comune. E mi fermo perché potrei continuare all’infinito».
Quindi l’arcivescovo ha riflettuto anche sulle preghiera vissuta non solo in segreto, ma anche in ambito comunitario: «Come rendiamo bella la nostra partecipazione alla vita comunitaria? – s’interroga – Con i canti, con la partecipazione personale, con una partecipazione attiva, con una liturgia attiva, attraente, che riesca ad attrarre anche i lontani. Non una liturgia sciatta, una liturgia noiosa, una liturgia partecipata per forza. Una liturgia dove realmente il popolo Santo di Dio si incontra per lodare e ringraziare il Signore. Non per farsi vedere, non per primeggiare, ma per essere popolo Santo di Dio che vuole lodare e ringraziare il Signore. E anche qui mi fermo, potrei dire ancora».
E infine il digiuno: «È facile fare un po’ di digiuno – osserva Valentinetti -, perché ci fa anche un po’ bene mangiare di meno, mangiamo pure troppo. Ma un altro digiuno che forse sarebbe necessario, serenamente, profumandoci la testa, sorridendo sempre a tutti, è evitare il chiacchiericcio, il pettegolezzo, la calunnia gratuita. Che malattia brutta, molte volte, abbiamo di fronte a queste realtà, a queste situazioni. E il Signore, invece, ci dice che bisogna digiunare. Cerchiamo allora il senso profondo di questo digiuno. Ci dobbiamo mordere la lingua. Anche il Papa lo raccomanda sempre. Sapete a chi lo raccomanda? Alla curia romana! Mi sa che non devo raccomandarla alla mia Curia perché, bene o male, grazie a Dio, mi sembra che siano abbastanza tranquilli. Ma nelle parrocchie tanto chiacchiericcio, molto spesso, si fa. E allora, fratelli e sorelle, mettiamoci in cammino, perché la riconciliazione con il Signore passa attraverso gesti non solo personali, ma anche comunitari».
A margine dell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha anche salutato i fedeli non udenti che, grazie alla traduzione nella Lingua italiana dei segni (Lis), partecipano alle sante messe in Cattedrale. Ha poi fatto gli auguri al Gruppo scout parrocchiale Agesci, che celebra un secolo dalla sua fondazione, e infine all’emittente radiofonica diocesana che ieri ha trasmesso in diretta la santa messa e oggi – giovedì 15 febbraio – celebra il 45° anniversario di fondazione: «Facciamo un saluto particolare – afferma l’arcivescovo – a quelli che ci stanno ascoltando attraverso le onde, e anche il digitale, di Radio Speranza».