Ultime notizie

“Serve una conversione ecologia per tornare ad apprezzare il Creato”

"Questa enciclica – introduce don Antonio Del Casale - è un altro sguardo sulla realtà di un Papa che dice alla Chiesa, ma ovviamente al mondo, “C'è da conservare, da tutelare, da prendere in carico Madre Terra”. E non soltanto Madre Terra in una forma di attenzione ecologica al Creato. C'è questo, ma c'è anche la proposta di un'ecologia integrale la quale vuol dire che dentro quel pianeta ci sono persone, ci sono popoli, ci sono emergenze umanitarie, c'è da mettere in atto tutto quello che la famiglia umana, Papa Francesco spesso la diceva, può fare perché tutti possono avere la stessa dignità"

Lo ha affermato il 30 maggio scorso Angela Rossi, sociologa dell’educazione all’Istituto Toniolo di Pescara, all’incontro – promosso dalla Pastorale sociale diocesana – sui 10 dell’enclclica “Laudato si'”

Angela Rossi, sociologa dell'educazione all'Istituto superiore di Scienze religiose "Toniolo" di Pescara

A dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica ecologica di Papa Francesco Laudato si’, il cammino per la salvaguardia del Creato è più vivo che mai quanto meno nella Chiesa di Pescara-Penne, che lo scorso venerdì 30 maggio ha dedicato allo speciale anniversario un momento di riflessione dal tema “Laudato si’: una giornata per celebrare i 10 anni dell’enciclica di Papa Francesco”.

Don Antonio Del Casale, direttore Pastorale sociale diocesana

Un appuntamento organizzato dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, in collaborazione con il Progetto Policoro, la Gifra (Gioventù Francescana) e la Comunità Laudato si’ della parrocchia di Sant’Andrea che ha ospitato l’incontro: «Questa enciclica – introduce don Antonio Del Casale, direttore della Pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne – è un altro sguardo sulla realtà di un Papa che dice alla Chiesa, ma ovviamente al mondo, “C’è da conservare, da tutelare, da prendere in carico Madre Terra”. E non soltanto Madre Terra in una forma di attenzione ecologica al Creato. C’è questo, ma c’è anche la proposta di un’ecologia integrale la quale vuol dire che dentro quel pianeta ci sono persone, ci sono popoli, ci sono emergenze umanitarie, c’è da mettere in atto tutto quello che la famiglia umana, Papa Francesco spesso la diceva, può fare perché tutti possono avere la stessa dignità. Allora, la Laudato si’ ha mosso tante coscienze che erano già proposte, perché il mondo dei verdi, il mondo ecologista, l’attenzione al creato è precedente, Papa Francesco tanto prende da tutto ciò che c’era stato prima studiato e scientificamente anche testato, e dà forza anche a tante realtà che non sono ecclesiali».

Un’iniziativa, questa, tra le più dirompenti di quelle assunte da Papa Bergoglio. Infatti aveva colto tutti di sorpresa, soprattutto all’interno della Chiesa: «Ricordo che appena divenuto incaricato per la Pastorale sociale diocesana – testimonia il presbitero -, tentavo di coinvolgere tutti a leggere e a riflettere su questa enciclica e quando ci trovavamo al tavolo, ebbi davanti tutte le associazioni possibili a piano tranne quelle della Chiesa diocesana. Abbiamo fatto una fatica enorme a cominciare a pensare, a parlare, a convincere, a dire, a stimolare, perché non eravamo pronti, c’era poco da fare. Papa Francesco ci ha preso alla sprovvista, diciamolo chiaramente. Però è stato profetico, perché era un Papa che muoveva i cattolici dove altri cristiani erano già arrivati. Gli ortodossi la Giornata del creato ce l’avevano mai già da anni. Il primo settembre, per gli ortodossi, è già la giornata del creato da decenni. Noi abbiamo imparato a scoprirla. E Papa Francesco si è fatto “alunno”, si è fatto discepolo di questa cultura ortodossa. Non ha avuto paura di citarla anche nella stessa enciclica. Quindi un momento nel quale noi cattolici siamo stati messi di fronte ad un impegno sociale nuovo. Non era il lavoro, non erano i cambiamenti sociali, non era il divario economico Nord-Sud del mondo, ma era l’impegno comune verso la casa comune, verso madre terra. Che poi Papa Francesco declina in tante modalità».

È stata poi la professoressa Angela Rossi, docente di sociologia dell’educazione all’Istituto superiore di Scienze religiose “Giuseppe Toniolo”, ad approfondire i paradigmi alla base del documento nella relazione dal tema “L’eredità dell’ecologia integrale”: «Col termine ecologia integrale – afferma la professoressa Rossi -, Papa Francesco ha voluto mettere in evidenza che c’è un nesso, un’interdipendenza tra ambiente, giustizia sociale ed economia. Quindi quello che noi viviamo, l’inquinamento, il riscaldamento globale, la perdita della biodiversità, alla fine ricadono sui poveri, su quelli che vivono borderline. Per cui “occorre, dice il Papa, una rivoluzione culturale, religiosa e laica, che però non deve sfociare appunto in un’idea di apocalisse. La sua proposta è una visione olistica, ovvero d’insieme, sociale ed economica, con i principi dell’ecologia integrale e l’interconnessione che c’è tra economia, ambiente, cultura e società. La giustizia sociale dev’essere fondamentale, perché altrimenti viene alimentata dalla disuguaglianza la mancanza delle risorse. La responsabilità collettiva, i governi, le imprese, tutti devono agire per un fine comune, una conversione ecologica. Quindi occorre un cambiamento mentale, ma anche spirituale perché occorre riapprezzare e rivalutare il Creato. Qui mi viene in mente San Francesco. Noi abbiamo avuto degli esempi di grandi uomini che ci hanno già insegnato dal 1200 cos’è il sole, cos’è la luna, cosa sono i fiori, cos’è la montagna, ma sembra che ce ne siamo dimenticati. L’altro punto è la critica al consumismo, cioè lo sfruttamento smisurato delle risorse lottizzate per pochi».

Un momento dell’incontro

Un’enciclica che non si è limitata a contestare le criticità nella gestione della casa comune: «Il suo primo esempio concreto per quanto riguarda le comunità ecclesiastiche – illustra la docente dell’Issr Toniolo -, è stata la “Piattaforma Laudato sì”, che si basa sull’Agenda 2030 e ha permesso ai movimenti di proporre le proprie iniziative, sia i giovani, sia le comunità ecclesiali, gli amministratori, gli imprenditori. È uno spazio aperto a tutti, individui, comunità, che possono proporre delle azioni concrete per iniziare a fare questa operazione rivoluzionaria, ovvero cominciare dal poco a migliorare la nostra vita su questo pianeta. Per esempio, ci sono anche momenti di monitoraggio e poi i vari progetti possono anche ricevere delle certificazioni, possono essere coinvolte le famiglie, le scuole, le università, le diocesi, gli ospedali. È una piattaforma aperta, che prevede un percorso almeno di 7 anni, quindi anche qui c’è un obiettivo. Partecipano le parrocchie, le scuole con dei programmi educativi, gli ospedali con pratiche sostenibili nel settore sanitario, le imprese, le aziende agricole con dei modelli economici, ma anche gli ordini religiosi. Anche questi ultimi possono fare programmi e progetti di spiritualità, di rispetto del Creato, perché ripartiamo dalla spiritualità. Se vogliamo rispettare il pianeta, dobbiamo anche amarlo, rispettarlo, perché forse ci siamo un po’ dimenticati in questo mondo che va sempre così veloce. E quindi in questo programma è stato uno dei primi esempi di attività. In questa piattaforma sono usciti anche degli esempi. Per esempio, in Brasile è stato svolto questo Festival dell’ecologia, oppure è stata proposta la riduzione della plastica, della busta monouso, oppure coinvolgere la comunità nella raccolta differenziata. Un’altra iniziativa delle Missionarie francescane della vita interiore, loro hanno installato dei pannelli solari per ridurre il consumo energetico. Oppure alcuni hanno promosso gli orti biologici vicino al convento, come si faceva una volta. Una volta c’era San Benedetto, “Ora et labora”, si coltivava e così anche adesso si può tornare a ricoltivare la terra, senza fertilizzanti chimici. Oppure l’acquisto di prodotti a chilometro zero per attivare l’economia locale. Inoltre, sempre da questa piattaforma, sono emersi dei Circoli Laudato si’, come questo che esiste qui, anche per esempio attraverso esami ecologici per valutare l’ambiente, la lectio divina del Creato, un percorso spirituale, eventi di sensibilizzazione per coinvolgere scuole e parrocchie, come questo. E ancora orti comunitari e progetti di economia sociale. Quindi c’è un movimento silenzioso che è in atto».

Ma molto va fatto anche in ambito scolastico e universitario: «Oltre che all’educazione civica – osserva la docente di sociologia dell’educazione -, bisogna puntare anche sul curriculum scolastico, che colleghi e punti sull’ambiente, sull’economia e la giustizia sociale. Poi anche nelle scuole, a volte specialmente nelle scuole elementari ci sono delle bravissime maestre che educano i bambini ad avere l’orto vicino alla scuola, a seminare la pianta. Sono tutti tentativi educativi di rispetto dell’ambiente. Anche la riduzione dei rifiuti, del consumo responsabile, nelle scuole ormai tutti noi abbiamo dei grandi scatoloni per la carta, la plastica e dobbiamo educare i ragazzi ad usarli nel mondo giusto. Oltre questo anche la formazione dei docenti, perché gli educatori devono avere questa ottica ecologica. E poi anche i patti educativi, cioè collaborare con le istituzioni».

Il pubblico presente nella chiesa di Sant’Andrea a Pescara

E ancora, è indispensabile educare alla mobilità sostenibile: «A Pescara è facile andare in bicicletta – denuncia Angela Rossi -, ma in altre località lo è di meno. Quando si parla di mobilità in bicicletta col monopattino, significa avere anche una strada che permetta la mobilità. E utilizzare i trasporti pubblici, per usare meno auto. Anche questo fa parte di uno stile di vita che va incentivato. Quindi l’educazione allo sviluppo sostenibile significa integrazione e capire che tutto il nostro sistema, l’idrosfera, l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera, è integrato. Capire che lo sviluppo non deve essere in contrasto con l’ambiente. Capire che bisogna sostenersi nel tempo, cioè la nostra sfida è durare a lungo, perché se finiscono le risorse noi esseri umani siamo finiti. E ancora sono fondamentali la partecipazione, la qualità della vita e la globalità. Quindi ecologia ed educazione ambientale vanno di pari passo. Per cui usiamo quest’altro termine, economia ecologica. Ovviamente le scuole e le università possono puntare su questi obiettivi, proprio per educare a eliminare gli sprechi o l’inquinamento. Educare a quella che si chiama economia circolare. Nel senso che noi oggi produciamo, usiamo, gettiamo e scartiamo, mentre bisogna educare i giovani, ma anche gli adulti, a rigenerare i materiali e reintrodurli nel sistema produttivo, per evitare sprechi e inquinamento, oltre a ridurre i rifiuti. È importante diventare consumatori critici, pensando e scegliendo i prodotti che rispettano l’ambiente, preferendoli e informandoci. Quindi possiamo parlare di una conversione ecologica, che è il cuore dell’ecologia integrale».

Uno dei frutti concreti che l’enciclica ha prodotto è stata la nascita delle Comunità Laudato si’, nate nel 2018 dall’incontro dal fondatore di Slow food Carlo Petrini con l’allora vescovo di Rieti (attuale arcivescovo di Verona) monsignor Domenico Pompili. Una di queste, nel 2020, è nata anche all’interno della parrocchia Di Sant’Andrea con il nome di Comunità Laudato si’ Pecara 1: «Siamo associazioni laiche aconfessionali – racconta Elvira Miniello, una delle operatrici -. Ogni comunità dev’essere composta da almeno 5 persone, che si impegnano nel far conoscere e accrescere le tematiche dell’ecologia integrale, della tutela della casa comune attraverso eventi, laboratori, corsi, scambi e iniziative sul territorio. Abbiamo fatto delle uscite mensili per conoscere la biodiversità del nostro Abruzzo. E poi concludevamo con le messe Laudato si’, essendo il nostro un gruppo cattolico. Poi abbiamo fatto un concorso fotografico, partecipato alle Giornate del creato coinvolgendo anche gli alunni delle scuole e partecipato a eventi cittadini. All’interno del nostro gruppo, è nato anche l’impegno del professor Valter Ranieri che cura tutte le aiuole del quartiere, precedentemente abbandonate».

About Davide De Amicis (4673 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website

Rispondi