“Il Signore tornerà: il massimo del suo giudizio sarà la misericordia”
'"Gesù ci benedice, perché dice bene di noi - spiega monsignor Valentinetti -. Perché il suo amore, l'amore di Dio Padre, l'amore di Dio Figlio, l'amore dello Spirito Santo, è un amore infinito che si riversa su di noi. Allora, lasciandoci cullare da questo amore infinito, lungi dal temere il ritorno del Signore nella gloria, gli vogliamo dire, "Signore Gesù, vieni presto in mezzo a noi. Signore Gesù, torna presto in mezzo a noi e instaura quel regno di amore, di giustizia e di pace che tu ci hai promesso"'

Ieri pomeriggio è stata, come ogni anno, molto partecipata – da fedeli e autorità – la santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella basilica della Madonna dei sette dolori a Pescara colli, in occasione della festa della Beata Vergine Maria Addolorata, compatrona della città di Pescara.
Una festività coincisa con la solennità dell’Ascensione di Gesù, alla cui riflessione il presule ha dedicato la sua riflessione a partire dalle parole introduttive: «Nella solennità dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo – esordisce il presule -, veneriamo la Vergine Maria, anche lei in attesa di quell’evento che vedeva il suo Figlio salire in cielo. Vogliamo seguire anche noi, con lo stesso sguardo di Maria, Gesù che come è salito in cielo così tornerà nella gloria».

Ascensione che, nel suo significato, l’arcivescovo Valentinetti ha approfondito nell’omelia attraverso la Parola di Dio: «Se c’è un’analogia tra la nascita di Gesù e la sua definitiva dipartita dalla terra – spiega l’arcivescovo di Pescara-Penne -, è proprio un mistero. Perché? Gesù nasce, ma nasce senza opera dell’uomo. Maria partorisce questo Figlio e lo concepisce per opera dello Spirito Santo. E avete ascoltato per ben due racconti, il racconto degli Atti degli apostoli e il racconto dei Vangeli, che Gesù alla fine sale in cielo. Altro mistero. Così come entra nel mondo, così esce dal mondo. Mistero che dobbiamo contemplare, perché non lo possiamo spiegare. Non possiamo assolutamente trovare le strade per una comprensione, ma una parola la possiamo dire. Dio, attraverso suo Figlio, irrompe sulla faccia della terra. Dio, attraverso suo Figlio, vive sulla faccia della terra. Dio, attraverso il suo Figlio, torna alla casa del Padre, ma c’è una promessa, tornerà di nuovo. E questo è il mistero più grande che possiamo pensare. È un mistero a cui, diciamocelo con molta franchezza, facciamo molto poco caso. Chi si aspetta che il Signore potrebbe tornare domani mattina? Eppure ci è stato sempre detto, “State pronti, con le lucerne accese e con i fianchi cinti, perché così come il lampo passa da Oriente a Occidente, così sarà il ritorno del Figlio dell’uomo”. Ma se consideriamo questo ritorno come una punizione, come un giudizio terribile che si può abbattere su tutti noi, perdiamo la speranza. Invece la speranza è che tornerà e lo farà nella gloria per giudicare i vidi e i morti, ma dove il massimo del suo giudizio è la misericordia e il massimo della sua misericordia è il giudizio».
Non è una semplice convinzione quest’ultima: «Perché – aggiunge monsignor Valentinetti – ci ha dato lo Spirito Santo, ha promesso agli apostoli il dono dello Spirito Santo, quello stesso Spirito che aveva invaso la vita di Maria e quello stesso Spirito che continua ad invadere la vita della Chiesa, che continua ad invadere la nostra vita. Durante il conclave molte persone mi chiedevano “Tu che dici, chi sarà il nuovo Papa?” E io non rispondevo niente. E poi mi replicavano “Ma Tizio ha tanto favore, Caio ha tant’altro favore, quell’altro è predicato che può fare il Papa”. E allora ad un certo punto mi sono stufato e ho risposto così, “Se c’è un luogo dove lo Spirito Santo riesce a scombinare le carte, è proprio la Cappella Sistina”. E tale è stato. Il che vuol dire che lo Spirito Santo agisce, ma agisce anche in noi, agisce anche nella vita della nostra comunità parrocchiale, agisce nella vita della nostra diocesi».

E l’operato dello Spirito Santo produce una conseguenza precisa: «La sua azione – puntualizza l’alto prelato – è una benedizione. Avete ascoltato quando Gesù sta per staccarsi da terra… “Per ben due volte li benedisse”. Ma benedire sapete cosa significa? Dire bene. Noi pensiamo che la benedizione sia solo il segno di croce che si fa giustamente, ma la benedizione è dire bene. Dire bene di noi. Gesù ci benedice, perché dice bene di noi. Perché il suo amore, l’amore di Dio Padre, l’amore di Dio Figlio, l’amore dello Spirito Santo, è un amore infinito che si riversa su di noi. Allora, lasciandoci cullare da questo amore infinito, lungi dal temere il ritorno del Signore nella gloria, gli vogliamo dire, “Signore Gesù, vieni presto in mezzo a noi. Signore Gesù, torna presto in mezzo a noi e instaura quel regno di amore, di giustizia e di pace che tu ci hai promesso“. Amen».
Al termine della liturgia eucaristica, come da tradizione, la statua della Madonna dei sette dolori è stata portato in processione nelle vie di Pescara colli, accompagnata dalla musica della Banda “Città di Chieti”. Intanto la festa della Madonna dei sette dolori continua anche oggi, con il programma religioso che alle 18 vedrà il vicario generale dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne don Amadeo Josè Rossi presiedere la santa messa mentre, per quanto riguarda il programma civile, alle 22 ci sarà il concerto dei Collage e alle 23.45 avrà luogo l’estrazione dei biglietti della lotteria.
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