“Domenico, apri la tua vita al Signore: ti farà servo degli ultimi”
"Mi sono fidato e affidato a un grande rivoluzionario - afferma Domenico Gargiulo -, che è quell'“uomo Dio” che si è fatto piccolo, si è abbassato a me, a ciascuno di noi, e che oggi ancora non viene né compreso né capito, come spesso anche io non ho compreso né capito in questi anni di discernimento. Però mi sono fidato, perché mi ha guidato con la Sua parola. E come Paolo anche io ripeto, “Tutto posso in colui che mi dà la forza”"

Una grande emozione, ieri sera nel Santuario di Santa Irene a Catignano (Pescara), ha fatto da sfondo all’ordinazione diaconale dell’accolito Domenico Gargiulo – 35 anni, originario di Torre del Greco (Napoli) – impartita dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, nell’ambito della santa messa da lui presieduta nella vigilia della solennità di Pentecoste. Un nuovo diacono, il quale verrà ordinato presbitero il prossimo anno, che è uno dei quattro componenti della Fraternità sacerdotale del “Fiat”, coordinata da Padre Mario Granato e ispirata alla Casa della Madia (la fraternità monastica diretta da Fratel Enzo Bianchi), a cui il presule ha affidato la cura dell’Unità pastorale di Catignano, Civitaquana, Brittoli e Vicoli.
L’OMELIA DI MONSIGNOR VALENTINETTI

Dopo la proclamazione della Parola di Dio, la presentazione e l’elezione del candidato, l’arcivescovo Valentinetti ha pronunciato l’omelia quasi completamente dedicata al neo diacono e al ministero del diaconato: «All’inizio della celebrazione – ricorda l’arcivescovo di Pescara-Penne -, ho detto che questa ordinazione diaconale può essere considerato il primo dono che questa comunità di fratelli, comunità di fratelli nel presbiterio, può fare a questa zona pastorale. Voi sapete che il diaconato ha due possibilità. Quella di essere permanente, cioè dato a coloro che hanno una famiglia, che sono legati al vincolo del matrimonio; oppure transeunte (in transito), cioè un tempo di prova, un tempo di servizio, un tempo di attenzione particolare in vista dell’ordinazione presbiterale. E questa comunità vuole caratterizzarsi proprio come un’unità presbiterale di fratelli nel presbiterio. E quindi comincia un percorso, comincia un cammino e la grazia del Signore questa sera nella vigilia della solennità di Pentecoste, ci fa questo regalo. Un regalo atteso, desiderato, che sicuramente può far rispondere generosamente, a chi lo riceve, per il servizio delle comunità parrocchiali e soprattutto per l’avvento del Regno di Dio».
Ma tutto questo non accade solo per volontà umana: «Accade – precisa monsignor Valentinetti – per la potenza dello Spirito Santo. Da quando Cristo ha lasciato i suoi discepoli e sulla primitiva comunità cristiana si è effuso il dono dello Spirito Santo, da quel momento in poi, di generazione in generazione, da vescovo a vescovo, da successore di Pietro a successore di Pietro, si è trasmesso questo dono che viene dall’alto. È un dono grande, straordinario, invisibile. Solo i dodici con Maria, nel Cenacolo, hanno udito il rombo di tuono, il vento gagliardo e le lingue di fuoco sulle loro teste. Noi non vedremo tutto questo, ma ugualmente la grazia dello Spirito Santo farà sì che questo nostro fratello possa essere confermato in questo servizio che la Chiesa gli affida, per decisione e discernimento da parte del vescovo diocesano, per decisione e discernimento di quanti hanno avuto a cura la sua formazione».

Quindi l’alto prelato ha fatto un riferimento al Vangelo della vigilia della solennità di Pentecoste (Gv 7,37-39), per rivolgere i suoi auspici al neo diacono: «Dove si parla – cita il presule – che “se qualcuno ha sete venga a me e beva chi crede in me”. Come dice la Scrittura, “dal suo grembo sgorgheranno fiumi d’acqua viva”, io vorrei augurare a Domenico che fiumi d’acqua viva di Spirito Santo, possano sgorgare anche dal suo seno. Di servizio, di attenzione ai piccoli, agli ammalati, ai poveri, alle persone che maggiormente ne hanno bisogno. Ma mi piace guardare questo flusso di “acqua viva che sgorga dal seno”, con l’immagine del bastone di Mosè che vuole far uscire acqua dalla roccia. Il popolo si era lamentato perché non aveva acqua e aveva sete. Mosè colpisce la roccia e prima esce un piccolo rigagnolo e poi, mano mano, un flusso sempre più forte. Il mio augurio dunque è che dal seno di questa realtà, di questa vita donata al Signore e di questi fratelli che vivono insieme donati al Signore, possa sgorgare fiume di Spirito Santo in modo tale che possano tanti, tantissimi, abbeverarsi a questa fonte e da essa ricevere vita eterna, beatitudine senza fine. È questo è il mio augurio… Apri il cuore, il giorno è importante. Apri la mente, l’intelligenza è da mettere a frutto. Apri tutta la tua vita al Signore e Lui farà sì che tu possa essere diacono, cioè servo. Servo degli ultimi, servo di chi veramente ne ha bisogno, servo dei tuoi fratelli. Amen».
Dopo l’omelia, ha avuto luogo il rito vero e proprio di ordinazione diaconale del giovane Domenico, con la recita delle litanie dei santi seguite dall’imposizione delle mani e dalla preghiera di ordinazione, quindi dalla vestizione degli abiti diaconali, dalla consegna dei libri Vangeli e dall’abbraccio di pace con l’arcivescovo.
IL DIACONO DOMENICO GARGIULO: “MI SONO FIDATO DI DIO, NON DEI POTENTI DELLA TERRA”

Al termine della santa messa, è stato lo stesso neo diacono a rivolgere il primo messaggio alla sua comunità parrocchiale: «Inizio con delle parole molto care – afferma Domenico Gargiulo -, che il giorno della sua ordinazione San Vincenzo Romano disse: “Signore, niente io posso, niente io sono, niente io so. La cura è vostra. Nella vostra Parola, Come San Pietro, io mi ho getto in questo mare”. Sì, anche io mi sono gettato in questo mare. Mi sono gettato tra la gente, i ragazzi, le famiglie, i bambini, gli anziani, i malati. Perché attraverso il loro sguardo, la loro parola, la loro vita, ho sentito quanto il Signore mi ha amato e mi ama. Ed ecco che mi sono fidato del Signore e non dei potenti della terra. Mi sono fidato e affidato a un grande rivoluzionario, che è quell’“uomo Dio” che si è fatto piccolo, si è abbassato a me, a ciascuno di noi, e che oggi ancora non viene né compreso né capito, come spesso anche io non ho compreso né capito in questi anni di discernimento. Però mi sono fidato, perché mi ha guidato con la Sua parola. E come Paolo anche io ripeto, “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”».
Infine il nuovo diacono in transito ha espresso la sua riconoscenza: «Ringrazio il Signore – conclude il giovane – per il popolo santo di Dio. Ringrazio Riccardo (Di Ciano, un altro diacono in transito ordinato recentemente dall’arcivescovo Valentinetti) per la Sua presenza e per il servizio da diacono. Ringrazio voi sacerdoti, ringrazio i miei fratelli, ringrazio i miei fratelli di fraternità che mi hanno sopportato e supportato in ogni momento. Un grazie alla mia famiglia, ai miei nipoti. Un grazie a lei, Eccellenza, perché ha creduto in me. L’ha dimostrato in tanti modi. Grazie per la bellissima esperienza vissuta con Fratel Enzo Bianchi, all’inizio non compresa, ma ora posso dire che è stato un grande arricchimento per la mia vita. Un grazie a tutti voi, che da ogni parte siete venuti a questa celebrazione. Grazie a tutti coloro che in questi giorni si sono adoperati per vivere al meglio questa bellissima celebrazione. Ai ministranti, ai Cori di Castilenti, Villa Bozza e del Santuario di Santa Irene. Grazie a tutti coloro che hanno organizzato il momento di festa. Grazie!».
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