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Giuseppe Toniolo. Modello di santità laicale.

Il Beato Toniolo: esempio del ruolo dei laici cattolici nella vita civile di questo Paese.

Il 29 aprile è stato proclamato beato, in San Paolo fuori le mura, il venerabile Servo di Dio Giuseppe Toniolo; la festa liturgica sarà celebrata il 7 ottobre, data della sua morte avvenuta a Pisa il 7 ottobre 1918.

Il beato Giuseppe Toniolo contribuì alla formazione e allo sviluppo di un laicato cattolico, attivo ed organizzato, che ebbe un grande ruolo nella Chiesa, e nella società tutta, tra l’Ottocento e il Novecento. Avendo vissuto tutte quelle esperienze che chiamiamo laicali, conoscere la sua vita, il suo pensiero, può servire di esempio a quanti, oggi come ieri, si chiedono quale debba essere il ruolo dei cattolici nella vita civile di questo Paese.

Come sociologo ed economista, fu un interprete, lungimirante e determinante, della dottrina sociale della Chiesa. Ora che l’Italia e l’Europa sono attraversate da una grave crisi economica, il pensiero del beato Toniolo può costituire un valido contributo, affinché l’economia riscopra alcune intuizioni della dottrina sociale della Chiesa, tanto utili, quanto attuali: la centralità della persona nel mondo del lavoro, il fondamento etico dell’economia, l’emergenza della “questione sociale”, e, soprattutto, il primato della carità come cardine dell’intera società civile.

La vita del beato Giuseppe Toniolo, considerata nel suo complesso, si presenta come «una sottile trama di continue scelte vocazionali», tutte perfettamente coese e integrate, nell’unità della profonda fede in Dio e del servizio fedele alla Chiesa.

«Sacerdozio familiare». Guidato nel discernimento vocazionale da mons. Luigi Dalla Vecchia, rettore del Collegio Santa Caterina di Venezia, Toniolo sposa il 4 settembre del 1878, a 33 anni, Maria Schiratti, perché ­– come Egli stesso scrive – si convince che «una buona compagna possa essere scala a salire al cielo». In quanto istituto naturale elevato a Sacramento, Toniolo crede che il matrimonio cristiano sia esperienza reale, e testimonianza concreta, dei valori cristiani e della loro realizzabilità. Nel matrimonio cristiano i coniugi, mutuum auditorium, trovano quella linfa che sospinge «all’operosità buona e proficua», come scriverà Toniolo ad un allievo, alla vigilia del matrimonio di quest’ultimo: «Ci sono degli amori che deprimono e dissipano; altri, che sospingono viemmeglio all’operosità buona e proficua. Le auguro quei conforti veri ed inestimabili, che accompagnano sempre il connubio cristiano, e di cui io (contro i miei meriti) feci e faccio ampio esperimento». Maria Schiratti non deluderà le speranze di Toniolo, e sarà sempre capace di spronarlo e sostenerlo nella sua carriera; mai gelosa della sua attività, sarà sempre pronta a fare un passo indietro per quella corte di amici, discepoli, ammiratori, che circondavano lo studioso, più che rassegnata ad avere un marito «in mezzadria», come diceva scherzando (cit. in E. Da Persico, La vita di Giuseppe Toniolo, Verona, 1959). La loro fu una famiglia grande, rallegrata da sette figli. La vita familiare era festosa e Toniolo, nonostante i numerosi impegni, seguiva con cura l’educazione dei figli, dalle preghiere ai giochi, senza tralasciare le letture (da Collodi, a Zanella, fino agli Inni manzoniani). Mons. Minoretti sulla rivista “La scuola cattolica” ricorda quando, in sua presenza, ai figli che gli auguravano la buonanotte, Toniolo rispose – «Buonanotte figlioli, ricordate le vostre orazioni» – e, alzatosi, li benedisse. Scrive mons. Minoretti: «Noi che gli sedevamo ai fianchi ci siamo sentiti inteneriti. Era il sacerdozio familiare che egli esercitava in quel momento».

Studio e insegnamento come vocazione. Accanto alla vita familiare, Toniolo visse anche la vita professionale come una vocazione, anzi come la via privilegiata per raggiungere il proprio ideale di santità. Scrive nelle sue note spirituali: «Gesù, dirigete gli studi e l’attività mia al mio perfezionamento e alla Vostra gloria».

Laureatosi in Giurisprudenza a Padova, intraprende la carriera universitaria – con difficoltà e sacrifici – fino a diventare professore straordinario di economia politica a Pisa, con una tesi dal titolo già profondamente intriso di quello che sarà il suo pensiero economico e sociale: Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche (5 dicembre 1873). In un momento in cui l’economia politica fa i suoi primi passi, Toniolo sostiene con forza il fondamento etico dell’economia, rielaborando la migliore filosofia Scolastica, e soprattutto San Tommaso: oggetto dell’economia politica deve essere l’uomo nella sua complessità antropologica, e non solo l’homo œconomicus. La Scolastica è intesa da Toniolo nel senso di un metodo di indagine razionale che ricerca guidato dal riferimento costante alle verità eterne, «fari luminosi che impediscono alla conoscenza umana di perdersi ed indugiare in zone d’ombra inutili». Solo un’economia fondata sull’etica è capace di superare le derive inevitabili, e gli esiti fallimentari, tanto del socialismo, quanto del capitalismo [Precorrendo l’economista e sociologo tedesco Max Weber, Toniolo è il primo a parlare di capitalismo (Il compito economico dell’avvenire, 1900)]. Al capitalismo e al socialismo, Toniolo oppone, come valida alternativa, quello spirito corporativo che, a suo giudizio, aveva trovato piena realizzazione negli ordinamenti corporativi e sociali della civiltà toscana medievale. Toniolo intendeva la cooperazione come forma concreta di solidarietà economica e, concretamente, proponeva la creazione di cooperative di credito, casse di risparmio, banche popolari, e casse rurali cattoliche, per liberare le classi lavoratrici dalla precarietà economica e dallo sfruttamento dei capitalisti; proponeva, per gli stessi fini, la riforma del contratto di lavoro in contratto di partecipazione, in base al quale il lavoratore diventa consocio nella gestione dell’impresa; richiamava il mondo della finanza, sopratutto dopo lo scandalo della Banca di Roma del 1894, alla necessità di sottoporre la gestione delle banche ad un controllo pubblico. È evidente, già con questi accenni, l’attualità delle sue proposte, rispetto alle cause dell’odierna crisi economica europea.

Per Toniolo, infine, un’economia fondata sull’etica, nella quale tutte le parti cooperino al perseguimento del bene comune, avrebbe realizzato la democrazia che, autenticamente, è solo la democrazia cristiana (La democrazia Cristiana, 1900, p. 48 e ss.): «La democrazia è un ordine sociale gerarchico, rivolto alla tutela e all’aiuto reciproco nell’asseguimento del bene comune. In ciò sta appunto la sua essenza. In ciò la democrazia è essenzialmente legata ai principi evangelici e in particolare ai valori di giustizia e di fratellanza. In altre parole la democrazia nella sua essenza, cioè nei suoi intendimenti finali, e perciò nel suo valore assoluto, coincide con la sostanza dell’ordine cristiano. Da ciò consegue la responsabilità della Chiesa nella promozione e nella realizzazione della democrazia; la Chiesa deve sentire la responsabilità in ordine alle disuguaglianze presentate dalla società, così come mettere al centro i diseredati, ed il concetto di bene comune, esteso agli uomini di qualunque condizione e classe. […] Veramente da quel dì in cui si vide Gesù piegare le ginocchia dinanzi ai dodici pescatori, e ad essi riluttanti lavare i piedi, prescrivendo che per lo innanzi essi pure facessero altrettanto; da quel dì solenne, il mondo assistette allo spettacolo nuovo e commovente di tutta intera la gerarchia sociale, che, a grado a grado fra le resistenze di una natura orgogliosa, si ripiega all’ingiù a servire le moltitudini ignare, povere, sofferenti. Ecco la democrazia cristiana».

In un ambiente accademico in cui quasi tutti erano schierati sulla linea ufficiale del positivismo e dell’anticlericalismo, Toniolo era osteggiato per l’aspetto sociale del suo cristianesimo, e per il fondamento cristologico del suo ideale di democrazia: era additato come “clericale”, definito “professore prete” e ritratto in schizzi caricaturali con gli abiti episcopali e la mitra. Inviso all’ambiente accademico ufficiale, Toniolo era invece molto apprezzato dagli studenti – che considerava prolungamento della sua famiglia naturale e «amici del mio cuore da dirigere nelle vie del Signore» – per l’attenzione che loro poneva e la passione con cui insegnava, senza risparmiarsi.  Spesso gli studenti lo accompagnano a casa dall’università, ponendogli quesiti, chiedendogli chiarimenti sulle lezioni, o commentando i fatti del giorno; Toniolo, del resto, considerava l’amicizia come «sacra estensione della famiglia», e la sua abitazione era definita la «casa dei cattolici italiani».

«Vivere è pensare e operare!»: questo era il motto di Toniolo. La sua vocazione intellettuale, la cultura ispirata cristianamente, diventerà anche, e soprattutto, strumento per agire concretamente nella storia e nella società, attraverso la militanza nel Movimento cattolico. Nella seconda metà dell’Ottocento il Movimento Cattolico era raccolto, principalmente, intorno all’Opera dei Congressi, nata – sostanzialmente – per tutelare i diritti della Chiesa, dopo l’unificazione italiana, e promuovere le opere caritative cristiane. Sono gli anni della “questione romana” che spacca il Movimento cattolico tra cattolici intransigenti e cattolici transingenti. I primi avvertono come traumatica la fine dello Stato della Chiesa, mentre gli altri cercano una conciliazione tra Stato e Chiesa. Toniolo si mostra più vicino alla posizione “conciliatorista”, ma è indubbia la sua fedeltà piena al magistero e alla figura stessa del Papa; sarà proprio Pio X che nel 1906, dopo aver sciolto l’Opera dei Congressi con l’Enciclica Il fermo proposito, affiderà a Toniolo la presidenza della Unione popolare, nata allo scopo di riordinare l’associazionismo laicale. Sotto la presidenza di Toniolo – non può stupire, del resto – per il Movimento cattolico diventerà sempre più rilevante la “questione sociale” rispetto alla “questione romana”. La Chiesa, contemporaneamente, comincerà ad elaborare una compiuta e organica dottrina sociale, confluita nella enciclica di Leone XIII, Rerum Novarum (1891), alla cui stesura Toniolo parteciperà attivamente, in parte avendola già anticipata con il suo pensiero. Numerose saranno le iniziative delle quali Toniolo, nel corso della propria vita professionale, si farà promotore: nel 1907 darà il via alle Settimane Sociali dei cattolici; con notevoli difficoltà, tanto da dimettersi dall’Unione popolare nel 1910, medierà tra le donne cattoliche per la formazione di una “Unione tra le donne cattoliche italiane”; convinto fermamente che il riordinamento e la forza propulsiva del laicato si fondasse sulla formazione culturale, fonderà una Società Cattolica italiana per gli studi scientifici (1889) con tre distinte sezioni: le scienze religiose, apologetiche e filosofiche; le scienze fisico naturali; le scienze morali, sociali-giuridiche e discipline storiche. Toniolo si adopererà affinché le sezioni si dotino anche di riviste periodiche scientifiche e abbiano un respiro europeo, promuovendone la collaborazione con le università cattoliche di Lovanio, Friburgo e Parigi. Interessante, infine, è l’incontro e lo scambio di idee tra Toniolo e Agostino Gemelli; entrambi erano convinti – in un clima di monopolio statale della scuola e dell’istruzione – della esigenza di costituire anche in Italia una Università cattolica, come era emerso anche durante il congresso internazionale degli studiosi cattolici di Friburgo nel 1897. Toniolo non vedrà sorgere l’Ateneo dei cattolici italiani e se ne rammaricherà pochi giorni prima di morire; tuttavia, il 6 febbraio del 1920, quando il piccolo gruppo di amici riunito da padre Gemelli si presenterà davanti al notaio per fondare l’Istituto di studi superiori che dovrà dare vita all’Università cattolica, dichiarerà di intitolarlo a Giuseppe Toniolo.

Il beato Giuseppe Toniolo, con la sua vita e il suo pensiero, ci ha lasciato la testimonianza di come sia possibile una santità autenticamente laicale, nella quale il pensiero si fa azione e l’azione pensiero, nell’unità della preghiera e dell’adesione alla «volontà di Dio»: «Invano l’azione torna ordinata e feconda (giusta i disegni della Provvidenza) senza che la preceda e accompagni costantemente la vita interiore, l’esercizio cioè delle virtù intime nella quotidiana riforma di sé (Scritti spirituali, frammento non datato)».

NOI CREDENTI SENTIAMO,

NEL FONDO DELL’ANIMA,

CHE CHI DEFINITAMENTE RECHERÁ

A SALVAMENTO LA SOCIETÁ PRESENTE,

NON SARÁ UN DIPLOMATICO, UN DOTTO,

UN EROE, BENSÌ UN SANTO,

ANZI UNA SOCIETÁ DI SANTI.

Giuseppe Toniolo

 

Bibliografia essenziale:

Ernesto Preziosi, Giuseppe Toniolo. «Per una Società di Santi», Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2012.

Ernesto Preziosi, Giuseppe Toniolo. Attualità di un laico cristiano, In Dialogo Cooperativa Culturale srl., Milano 1997.