In Europa peggiora lo standard di vita

«La crisi sociale in Europa continua a peggiorare e in diversi Stati membri non vi sono segnali tangibili di miglioramento. Le fasce più povere della popolazione sono state molto spesso quelle più colpite». László Andor, commissario Ue per lavoro, affari sociali e inclusione, ha commentato così l’ultimo esame trimestrale sull’occupazione e la situazione sociale diffuso martedì dall’Esecutivo. Se ne evince che la realtà del mercato del lavoro peggiora ovunque, mentre permane grave la situazione finanziaria dei nuclei familiari, tanto da avere ripercussioni sul tasso di natalità: «Sono sempre più evidenti – si legge nel rapporto – in alcuni Stati gli effetti negativi dei tagli subiti dai bilanci pubblici e degli aumenti delle imposte sull’occupazione e sul tenore di vita, mentre l’immigrazione netta dall’esterno dell’Unione Europea è rallentata».
Di fronte a un quadro così problematico, viene sollecitata una reazione: «I governi – ha esortato Andor – devono investire per ritrovare la strada di una crescita inclusiva e per dare alle persone la possibilità reale di vivere in modo dignitoso. Il recente pacchetto della Commissione sugli investimenti sociali ha individuato i possibili percorsi. Ma abbiamo bisogno soprattutto di maggiore solidarietà: all’interno dei singoli Paesi e anche tra di essi. Potremo superare la crisi solo unendo i nostri sforzi». Fra i dati proposti dalla Commissione europea sulla situazione sociale, si conferma la presenza di 26,2 milioni di disoccupati in Europa, vale a dire il 10,8% della popolazione attiva.
La differenza, nel tasso di disoccupazione tra i Paesi meridionali o periferici e il nord dell’area euro, ha raggiunto i 10 punti percentuali nel 2012, situazione che è senza precedenti. Nell’Unione Europea a 27 Stati il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,5% nel quarto trimestre del 2012, la più grave contrazione dai primi mesi del 2009. Inoltre, la spesa complessiva della protezione sociale è diminuita più rapidamente che non durante le precedenti crisi economiche e l’inasprimento delle politiche di bilancio ha colpito l’occupazione sia direttamente, riducendo i posti nel settore pubblico, sia indirettamente, per la diminuzione della domanda macroeconomica aggregata.
I cambi apportati ai sistemi fiscali e previdenziali e i tagli degli stipendi hanno, in aggiunta, generato riduzioni significative del livello di reddito disponibile delle famiglie, sottoponendo a una forte pressione il livello di vita delle famiglie a basso reddito. L’analisi della Commissione, infine, mostra che un’attenta considerazione delle riforme di bilancio è necessaria per evitare che le fasce più povere della popolazione siano colpite in modo sproporzionato, come è avvenuto in alcuni Paesi, come in Estonia e in Lituania.