In Italia lavora solo il 40% dei giovani
Mentre nel resto d’Europa la maggior parte dei maggiorenni under 30 lavora, da noi a farlo è meno della metà. Infatti, se nel 2005 il tasso di occupazione era del 48% attualmente è sceso a meno del 40%, per la precisione al 39,7% nel 2012. Anche il tasso maschile è sceso sotto il 50% e ora, in base al dato più recente registrato nel 2012, è diminuito ancora fino a toccare quota 45,4%. Lo ha reso noto ieri il Rapporto Giovani, www.rapportogiovani.it, l’indagine avviata dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con la Fondazione Cariplo e l’Università Cattolica, che sta acquisendo informazioni dettagliate su valori, desideri, aspettative, progetti di vita e loro realizzazione conducendo interviste su un campione, rappresentativo su scala italiana, di circa 9 mila giovani tra i 18 e i 29 anni.
Ebbene, il 90% di loro considera il lavoro soprattutto un luogo di impegno sociale ed un mezzo per realizzarsi. Tra chi lavora, nello specifico, solo il 17,5% si dichiara totalmente soddisfatto, mentre il 24% lo è poco o non lo è. Una quota molto alta, quasi pari al 47%, si adatta a svolgere un’attività non coerente con il suo percorso di studi e magari lontana dalle proprie aspettative.
Se la domanda, invece, è quanto si è soddisfatti della propria situazione finanziaria prevalgono i non soddisfatti, con una percentuale del 50,8%, un valore che si conferma pressoché inalterato anche per i laureati, con il 51%: «Un dato – ha riflettuto Alessandro Rosina, tra i coordinatori dell’indagine – che ci conferma come molti giovani, contrariamente allo stereotipo che li indica come schizzinosi o bamboccioni, si adattino a una remunerazione più bassa e a un lavoro non soddisfacente come soluzione provvisoria per cercare di superare la crisi evitando così di ingrossare le fila dei disoccupati».
Ma anche chi lavora conosce il problema della bassa stabilità dell’impiego, un giovane su tre: «Le difficoltà di stabilizzazione occupazionale e di adeguata remunerazione – si legge nel rapporto – producono anche una grave perdita di fiducia da parte dei giovani, in primis verso la società che non offre loro spazio, ma anche verso se stessi e le proprie capacità». In questo contesto, quasi il 42% si dichiara pronto a trasferirsi all’estero per migliorare le proprie opportunità.
Solo il 25% non è disposto a trasferirsi, mentre i più propensi risultano essere i giovani del Nord, con una percentuale che sale oltre 44,5%, e di sesso maschile, essendo oltre il 45% rispetto al 38% delle ragazze. Infine, l’unica certezza resta la famiglia: più del 63% degli intervistati, dopo essere uscito per studio o lavoro è tornato a vivere con i genitori. Oltre l’85% del campione ha poi aggiunto che la famiglia rappresenta un sostegno fondamentale.