Diminuita la mortalità infantile in Europa
I tassi di mortalità fetale, neonatale ed infantile si sono ridotti ovunque con un decremento più marcato nei Paesi che nel 2004 avevano i tassi più alti, tra i quali spiccava l’Italia per la natimortalità ridottasi dal 3,7 al 2,4 per 1.000. Però si è anche notata una riduzione anche in alcuni Paesi che avevano tassi già bassi nel 2004, come Slovenia, Finlandia e Austria, e questo dimostra che altri miglioramenti sono ancora possibili.
Sono questi gli incoraggianti dati, aggiornati al 2010, emersi ieri dalla pubblicazione del secondo Rapporto sulla salute perinatale in Europa che riporta l’analisi comparativa, per 29 Paesi europei, di trenta indicatori chiave raggruppati in quattro aree principali: salute fetonatale e del bambino, salute materna, caratteristiche delle popolazioni e distribuzione di rischio, nonché assistenza sanitaria. In Italia il Rapporto “Euro-Peristat”, un progetto avviato nel 1999 dall’Unione Europea, è stato coordinato dall’Unità Operativa di Epidemiologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’Istat.
Tra gli altri fattori analizzati, inoltre, anche la frequenza di parto pretermine è rimasta pressoché costante, mentre nella maggior parte dei Paesi sono aumentate le gravidanze plurime. Un altro fenomeno risultato particolarmente evidente in Italia è stato l’aumento dell’età media delle donne al parto, con la percentuale delle madri con età maggiore o uguale a 35 anni è passata dal 23,9% all’attuale 34,7, la più elevata d’Europa. La frequenza del parto cesareo, invece, è aumentata quasi ovunque, con l’eccezione di Finlandia e Svezia dove i tassi si sono ridotti. Anche l’Italia, che nel 2004 si posizionava al primo posto con un 37,8%, ha mantenuto di fatto un valore stabile.
In generale, il nostro Paese occupa una posizione buona e in linea con quelle degli altri Paesi dell’Europa occidentale per la maggior parte degli indicatori di salute analizzati. Rispetto al 2004 ci sono stati miglioramenti non solo per quanto concerne la natimortalità, ma anche per quanto concerne la mortalità neonatale e infantile, rispettivamente con una percentuale ferma al 2,8 e al 4 per 1.000 bambini nati vivi nel 2004.