“Amicizia e incontro per combattere la barbarie del terrorismo”
"Perché se non ci incontriamo - precisa monsignor Dubost - si ha paura dell’altro, e quando si ha paura sono sempre gli idioti a dire l’ultima parola gridando forte per farsi sentire"
«Rispondiamo a questa barbarie con l’amicizia. Non c’è altro sistema per combattere il terrorismo se non l’amicizia e l’incontro. Perché se non ci incontriamo, si ha paura dell’altro, e quando si ha paura sono sempre gli idioti a dire l’ultima parola gridando forte per farsi sentire. La prima reazione è quindi fare appello all’amicizia e chiamare all’incontro».
Lo ha affermato ieri sera monsignor Michel Dubost, vescovo d’Evry-Corbeil-Essonnes e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose della Conferenza episcopale francese, alla notizia del tragico attentato a Parigi alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo nel quale hanno perso la vita 12 persone tra poliziotti di guardia, vignettisti e visitatori, uccisi da due terroristi franco-algerini. Fatalità della sorte, il vescovo francese era a Roma a guida di una delegazione di imam francesi che, proprio ieri mattina, hanno potuto incontrare e parlare con Papa Francesco durante l’udienza del mercoledì: «La libertà di stampa e di pensiero – sottolinea il vescovo – è essenziale. Non si trovano le soluzioni ai problemi attraverso la violenza, ma sempre e solo nel diritto. Mi sembra che questo attentato rischia di aggravare le tensioni che possono già esistere. Siamo sconvolti per le vittime e per le loro famiglie, ma siamo sconvolti anche per la Francia e per la democrazia».
Il Papa, dunque, ha chiesto agli imam francesi di pregare per lui, manifestando una fraternità straordinaria che può esistere tra i credenti di differenti religioni, quando c’è rispetto gli uni per gli altri: «Stiamo vivendo – conclude monsignor Dubost – un momento difficile, ma è proprio questo il tempo di incontrarci, leader delle differenti religioni. È vero che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. La strada del dialogo è lunga, ma non ci sono alternative».
E intanto, un appello ai musulmani francesi, cittadini di Francia, perché scendano in piazza in massa per esprimere la loro rabbia e il loro disgusto per questa successione di violenze attribuite all‘Islam. Lo ha lanciato ieri sera a Roma, nella sede dell‘Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, l‘imam Tareq Oubrou, rettore della grande Moschea di Bordeaux. Dopo aver incontrato Papa Francesco ieri mattina, infatti, gli imam hanno appreso la tragica notizia dell‘attentato a Parigi: «Parlo con il cuore ferito – commenta Djelloul Seddiki, direttore dell‘Istituto Al Ghazali della Grande Moschea di Parigi -. Sento di aver subito una doppia violenza, in quanto cittadino francese e in quanto musulmano. Dobbiamo manifestare insieme perché siamo tutti cittadini di una stessa nazione».
E ancora: «Ciò che è successo – aggiunge Mohammed Moussaoui, presidente dell‘Unione delle moschee di Francia – ci rafforza nella necessità di intensificare il dialogo più di prima. È l’unico modo per preparare i nostri cittadini all‘impatto con questo tipo di violenza che viene dall‘estero, da estremisti che usano tutti i mezzi che hanno per esasperare le paure e portare avanti odio e ideologia». Tutti, cattolici e musulmani, comunque insistono sulla necessità di investire sull‘educazione dei giovanissimi, dei preti e degli imam, degli studenti nelle scuole. Azzedine Gaci, rettore della moschea Othman a Villeurbane, ad esempio suggerisce di inserire nei programmi scolastici almeno una visita all‘anno a moschee, chiese, sinagoghe, per conoscersi reciprocamente e rispettarsi.
Inoltre, ieri sera non si è fatta attendere neanche la condanna di Papa Francesco: «Il Santo Padre – si legge in una nota letta dal Portavoce Vaticano Padre Federico Lombardi – esprime la più ferma condanna per l’orribile attentato che ha funestato questa mattina (ieri mattina, ndr) la città di Parigi con un alto numero di vittime, seminando la morte, gettando nella costernazione l’intera società francese, turbando profondamente tutte le persone amanti della pace, ben oltre i confini della Francia.
Papa Francesco partecipa nella preghiera alla sofferenza dei feriti e delle famiglie dei defunti ed esorta tutti ad opporsi con ogni mezzo al diffondersi dell’odio e di ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e i popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura. Qualunque possa esserne la motivazione, la violenza omicida è abominevole, non è mai giustificabile, la vita e la dignità di tutti vanno garantite e tutelate con decisione, ogni istigazione all’odio va rifiutata, il rispetto dell’altro va coltivato».
Come giustamente rileva Socci nel suo blog “Lo Straniero” (www.antoniosocci.com), il Vescovo di Roma, pur condannando le persecuzioni a danno dei cristiani in Siria e in Iraq e l’attentato di Parigi, evita sempre di menzionare il fatto che gli esecutori sono di religione islamica. Poi dialoghiamo con gli imam…Ricordo che per i musulmani è lecito fingere e dissimulare le proprie reali convinzioni nei confronti degli infedeli (taqiyya e kitman).