Ultime notizie

«Stato, religione, laicità: nuovi fondamentalismi»

«L’antidoto principale al fondamentalismo consiste nel mantenere la fede e la cultura insieme»: ha dichiarato Antoine Arjakovsky al giornale francese La Crux al termine di un seminario dal titolo «Stato, religione, laicità: nuovi fondamentalismi», presso il il Collège des Bernardins di Parigi.

Collège des Bernardins (Parigi, XIII sec.)La Francia non snobba la fede. Nella patria del razionalismo filosofico moderno, presso lo storico Collège des Bernardins, edificato dai cistercensi di san Bernardo di Clairvaux, lo scorso 15 marzo si è tenuto il convegno «Stato, religione, laicità: nuovi fondamentalismi», a conclusione di due anni di ricerca che hanno visto uomini di fede, esponenti del mondo culturale, politici, confrontarsi sui temi del fondamentalismo e del principio di laicità. Se gli argomenti sono fin troppo trattati, a volte abusati, del seminario francese colpisce invece la prospettiva «transdisciplinare» da cui si è scelto di studiare il problema del fondamentalismo, come dichiara Antoine Arjakovsky, condirettore del Dipartimento Politica e Religioni presso il Collège des Bernardins, nell’intervista rilasciata al giornale francese La Croix [link articolo]. Partendo dall’esperienza e dalla realtà francese, l’intervista offre spunti di riflessione sul fondamentalismo e sul rapporto tra libertà, religioni e laicità, validi per tutti gli Stati europei e per lo stesso ordine mondiale.

«Gli Stati non sono riusciti a dare risposte adeguate – dichiara Antoine Arjakovsky – perchè circoscrivono il problema del fondamentalismo all’islam». Nel tentativo di dare una risposta più complessa, invece, il gruppo di ricerca ha scelto e mantenuto nei due anni di studio una prospettiva «transdisciplinare» invitando diversi esperti del mondo accademico, religioso, politico, economico. L’assunto di base da cui far partire la riflessione è che «il radicalismo va ben oltre i confini dell’islamismo»; il fenomeno, infatti, è complesso e «colpisce altre correnti religiose e non religiose». Il fondamentalismo non riguarderebbe solo le religioni, perché lo stesso secolarismo laico è esposto al pericolo del radicalismo se si trasforma in una “religione” o in una caricatura della religione. La nostra società sempre più secolarizzata propende, infatti, per un’interpretazione “fondamentalista” della laicità «assimilando il principio di neutralità all’agnosticismo». «La neutralità – spiega Antoine Arjakovsky – richiede soprattutto l’indipendenza e l’imparzialità. Lo Stato laico deve essere indipendente e imparziale, ma non necessariamente agnostico». L’agnosticismo di Stato, che mette «alla macina le credenze religiose», non sarebbe altro che una radicalizzazione della laicità, incapace di combattere contro le radici del fondamentalismo religioso e causa esso stesso di altri scontri di civiltà.

Innanzitutto, prosegue Antoine Arjakovsky, «la nostra società sempre più secolarizzata promuove un nichilismo morbido che sarebbe alla base del nichilismo violento rivendicato dai “nuovi fondamentalismi”». La secolarizzazione imperante – nelle varianti dell’ateismo, del nichilismo e dell’indifferentismo etico religioso – contribuirebbe alla diffusione di una disperazione di senso sulla sensatezza dell’essere e dell’esistere, il «nichilismo morbido», che può capovolgersi anche in volontà di morte per sé e per gli altri, il «nichilismo violento», proprio come delirante e paradossale tentativo di affermazione di un senso nell’annichilimento definitivo. Indagando sulla vita dei terroristi, non a caso, è spesso emerso come questi conducessero una vita ai limiti dell’isolamento, dell’invisibilità, del nulla esistenziale e del vuoto affettivo. La mancanza di un autentico orizzonte religioso-metafisico, dunque, non preserva dalle degenerazioni del fondamentalismo religioso, le presenta solo sotto forma di radicalizzazione del nichilismo con risultati ugualmente nefasti. A questo si aggiunga che la società secolarizzata non promuove né crea occasione di incontro tra le diverse religioni, per favorirne la conoscenza e il reciproco rispetto. Infine, proprio la mancanza di una educazione e cultura religiosa contribuisce al dilagare del fondamentalismo religioso. Tra i giovani islamisti, esemplifica Antoine Arjakovsky, non è raro incontrare persone non praticanti o che abbiano adottato un atteggiamento fondamentalista perché si sono limitati all’interpretazione letterale dei testi, non avendo alcuno strumento per comprendere le Scritture.

Lo Stato laico non è agnostico per legge; l’agnosticismo di Stato che macina credenze religiose, per imposizione, è esso stesso un fondamentalismo: una distorsione del senso autentico della laicità. Lo Stato laico deve essere «indipendente e imparziale», sì, anche con le diverse religioni: deve offrire collaborazione ai diversi culti, e contribuire alla trasmissione della religione in quanto fenomeno anche culturale e storico. «L’antidoto principale al fondamentalismo – conclude Antoine Arjakovsky – consiste nel mantenere la fede e la cultura insieme».

Fede e cultura. Quante volte queste parole saranno risuonate nel Collège des Bernardins. Là dove nel XIII secolo giovani monaci, attraverso la propria adesione di fede e l’impegno negli studi e nel lavoro, nutrirono la teologia occidentale e gettarono le radici della cultura europea. Là dove nel 2008 Benedettto XVI, in occasione di una Sua visita, così disse: «Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che gravi».