“La Chiesa si è fatta bella nelle mura per incontrare Cristo suo sposo”
"Quello di ieri - commenta il sindaco Piero Di Giulio - è stato un giorno bello per la comunità torrese che, dopo anni di vicissitudini, ritrova questo edificio dedicato al culto e importante, oltre che dal punto di vista religioso, anche dal punto di vista sociale. Una bella giornata di festa per il paese, dopo gli anni di sacrifici per la funzioni religiose vissute nella limitazione della tensostruttura che avevamo"
C’era tutta la comunità cittadina di Torre de’ Passeri ieri sera, all’interno della parrocchia o nella piazza retrostante davanti al maxischermo, per condividere e celebrare la riapertura al culto della chiesa della Beata Vergine Maria delle grazie, la chiesa madre della località della Val Pescara gravemente danneggiata dal sisma del 2009.
Dal 6 aprile di quell’anno la comunità parrocchiale ha vissuto tutte le funzioni all’interno di una tensostruttura, mentre i lavori di consolidamento e ristrutturazione sono andati avanti negli anni fino al grande giorno di ieri, sottolineato dalla presenza dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, il quale ha riconsacrato l’altare e l’intero luogo di culto, concelebrando la liturgia eucaristica con il parroco don Mauro Pallini e molti altri sacerdoti diocesani, molti dei quali originari del luogo: «Che il Signore – esordisce il presule – possa dimorare in questo luogo, perché in questo luogo rinnovato, restaurato nella bellezza – così come una sposa di adorna per il suo sposo – il Signore possa veramente incontrare la sua sposa, che è la Chiesa, la comunità dei credenti che siamo noi e che siete tutti voi, carissimi fratelli di questa comunità parrocchiale. Sì, perché la sposa si è fatta bella nelle mura, si è fatta bella nei luoghi liturgici e si deve ancora perfezionare nella bellezza – essendoci ancora degli spazi da ristrutturare -, ma soprattutto la sposa – la Chiesa e il popolo santo di Dio – si è fatta bella».
Lo dimostrano gli antichi affreschi – che dominano la volta superiore dell’altare, riportati alla luce con il restauro -, i decori della cupola e l’intera volta dell’edificio liturgico riaperto otto anni dopo quel terribile terremoto: «Dal 2009 al 2017 – ribadisce l’arcivescovo Valentinetti – sono passati molti anni. Anni faticosi, anni di sacrifici, ma perché no, forse anche anni di purificazione e quando il Signore ci purifica lo fa sempre per un bene più grande. Certamente, avere una chiesa, un luogo liturgico dove si possa celebrare con dignità e bellezza i divini misteri, è senza dubbio un fatto molto importante, perché ciò deve esprimere la bellezza della comunità, la santità della comunità, il cammino di fede della comunità».
Lo ha dimostrato anche la pagina del Vangelo, che ieri sera ha riportato ai fedeli l’episodio di Zaccheo desideroso di vedere Gesù: «È il grande anelito – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – di tutti coloro che nella Sacra Scrittura hanno desiderato incontrare il Signore. Zaccheo voleva vedere Gesù, ma Lui che fa? Non solo si fa vedere, ma va ad abitare nella sua casa e quella era la casa di un peccatore, che si trasforma in una casa di misericordia, di carità, d’amore e perché no, anche di giustizia. Sì, cari fratelli, se il Signore viene in mezzo a noi la sua intenzione è proprio quella di mostrare il volto del Padre, facendoci conoscere la sua volontà. Del resto, Gesù non è nuovo a queste operazioni di mescolanza con i peccatori, tanto è vero che – pur non avendone bisogno – andò al Giordano a farsi battezzare da Giovanni Battista, mostrando la gloria del Padre e mescolandosi a pubblicani e prostitute, purificandoli, salvandoli, amandoli e trasformandoli».
E anche noi, nella nostra piccolezza, sperimentiamo il bisogno di misericordia e amore da parte di Dio: «Noi saremo la pietra scartata dai costruttori – denota monsignor Tommaso Valentinetti -, perché se saremo accanto a Gesù e ci lasceremo raggiungere dal suo amore, probabilmente saremo anche noi come Lui, pietra scartata dai costruttori, cioè dai potenti, da coloro che pensano di essere sapienti, da coloro che pensano che con la loro superbia e la loro vanagloria possono conquistare il mondo. Saremo con Gesù pietra scartata, ma diventeremo con Gesù pietra angolare di un edificio santo, di un edificio spirituale che si chiama Regno di Dio, che viene in mezzo a noi anche grazie al nostro cammino di fede e al nostro cammino di santità».
Certo, non è facile incarnare la pietra scartata: «Non è facile – riconosce il presule – andare a raccattare le pietre scartate, che si chiamano poveri, malati, emarginati, stranieri, abbandonati, sfruttati e vilipesi, ma Cristo ricerca Lui prima di noi quelle pietre e se vogliamo essere pietra viva, scelta e preziosa davanti a Dio, noi ci dobbiamo adeguare alla ricerca che Gesù fa. Altrimenti, questo bel tempio ben adornato, ben costruito e ben restaurato, rischia di essere una casa vuota, senza vita e senza amore. Una casa senza condivisione, senza pace e senza giustizia, perché il vero compimento della giustizia è l’amore e l’amore è il vero compimento della giustizia. Sarà l’amore a darci la forza per fare tutto questo».
L’amore unito alla Parola di Dio: «La parola – ricorda l’arcivescovo – che da questa sera tornerà ad essere proclamata da questo ambone. Una parola predicata, annunciata, ma poi anche vissuta e realizzata. La Parola al centro della nostra vita, quasi che da questa chiesa, da questo ambone, debbano partire tanti fili d’oro che arriveranno nelle nostre case – le pagine della Sacre Scritture, della Bibbia – per poter arrivare al cuore di ogni famiglia di questa comunità. La Parola ci darà la forza e l’altra forza ci verrà da quel mistero sacramentale che celebriamo questa sera per la prima volta su quest’altare, il quale consacreremo e dedicheremo al Dio uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, che è il pane della vita, l’Eucaristia».
Un altare che è stato vestito con la tovaglia e adornato, con fiori e luci: «È sicuramente l’immagine – ribadisce l’arcivescovo Valentinetti – di Cristo sposo che si offre alla sua Chiesa, la sposa. Lui, il più bello tra i figli degli uomini. Ecco perché, pur nella semplicità e nell’essenzialità, questi luoghi liturgici sono belli, mostrando la bontà e la grandezza di questo Signore che si offre a noi».
Da qui l’auspicio finale: «Ci accompagni in questo mistero di consacrazione – esorta l’arcivescovo – la Vergine Maria, l’immagine e il modello della Chiesa a cui è dedicata anche questa parrocchia e questa comunità perché essa, con la sua preghiera e la sua intercessione, possa trasformare sempre più questo popolo santo di Dio in sposa di Gesù Cristo, che va incontro al suo Signore».
Al termine della liturgia eucaristica, oltre al presule, anche il sindaco di Torre de’ Passeri Piero Di Giulio, il comandante di stazione dei Carabinieri, i sacerdoti concelebranti e alcuni fedeli hanno sottoscritto il verbale di riapertura e riconsegna della chiesa madre, secondo il diritto canonico: «Quello di ieri – commenta il sindaco Di Giulio – è stato un giorno bello per la comunità torrese che, dopo anni di vicissitudini, ritrova questo edificio dedicato al culto e importante, oltre che dal punto di vista religioso, anche dal punto di vista sociale. Una bella giornata di festa per il paese, dopo gli anni di sacrifici per la funzioni religiose vissute nella limitazione della tensostruttura che avevamo, però la comunità è andata avanti e questo giorno è arrivato».