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“Non vogliamo essere succubi della morte, ma proclamatori di una resurrezione da vivere”

"Ci immergiamo profondamente in questo mistero di passione e morte - afferma monsignor Valentinetti -, ma da questa narrazione nasce tanta speranza che la lotta contro il male, che la lotta contro la morte la possiamo ingaggiare anche noi"

Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo l’Adorazione della croce al Santuario della Divina misericordia a Pescara

«Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato». Dal commento di questo versetto presente alla fine del prologo del Vangelo di Giovanni, al centro della liturgia della Passione di Gesù proclamata ieri nel Venerdì santo, è partita la riflessione dell’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che ieri ha presieduto la liturgia dell’Adorazione della croce nel Santuario della Divina misericordia a Pescara: «Questo versetto – premette il presule – è il punto più alto della spiegazione che il Figlio unigenito, cioè Gesù, fa del Padre. Infatti Gesù, nella sua pienezza di umanità, totalmente uomo e pienamente uomo, rivela il vero volto di Dio, rivela quel Dio compassionevole, quel Dio pieno d’amore che non disegna di consegnarsi nelle mani dei malfattori, quel Dio che subendo un ingiusto processo, alla domanda “Chi sei?” risponde con quel “Io sono” in memoria dell’antico testamento quando Dio appare a Mosè e dice “Io sono colui che sono”. E anche l’ultima frase “Volgerai lo sguardo a colui che hanno trafitto”, richiama immediatamente la stessa Parola dell’Apocalisse “Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. Io sono Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!”. Ma questa umanità di Gesù, che rivela la pienezza della divinità, in realtà si sintetizza con un grande combattimento. Gesù combatte un combattimento interiore, un combattimento fisico, un combattimento per la verità, un combattimento contro tutto ciò che nega questa evidenza e l’ultimo nemico, la morte. Gesù la subisce, entra nella morte, ma non è una morte disperata. Se andate a rileggere la narrazione della morte di Gesù secondo il Vangelo di Marco, voi troverete che Gesù muore con un grido straziante “Ed emesso un altro grido spirò”. La narrazione dell’Evangelo di Giovanni, invece, ci parla di un atto solenne. Innanzitutto l’affidamento dei discepoli alla madre. Poi il “tutto è compiuto”, come per dire “Ecco, la rivelazione piena è fatta”. Poi quel “Ho sete”, che sicuramente risponde ad una sete fisica, tanto è vero che corrono a dargli una spugna imbevuta di aceto, ma Gesù quando dice “Ho sete” dice “Ho sete di Te, Signore, il Tuo volto Signore io cerco”. E infine l’evangelista Giovanni dice “morì”, non dice “spirò”, ma dice “consegnò lo spirito”. L’atto del dono di una continua presenza, questa continua rivelazione della divinità che rimane sulla faccia della terra».

L’arcivescovo Valentinetti presiede la liturgia solenne

Tutto ciò, chiaramente, non avviene invano e produce frutto: «Cari fratelli – ricorda l’arcivescovo Valentinetti -, è vero (ieri) che siamo di venerdì santo e ci immergiamo profondamente in questo mistero di passione e morte, ma da questa narrazione nasce tanta speranza che la lotta contro il male, che la lotta contro la morte la possiamo ingaggiare anche noi. Che la lotta per la verità, la giustizia e l’amore la possiamo ingaggiare anche noi, con la certezza che siamo affidati totalmente nelle mani della Chiesa. La consegna del discepolo nelle mani di Maria e la consegna di tutti noi alla Chiesa. E affidati alla Chiesa, essere capaci di continuare a ricevere lo Spirito».

Da qui l’auspicio finale dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Con questa speranza nel cuore – conclude -, proseguiamo il nostro cammino per celebrare domani sera (questa sera) la risurrezione dei Cristo, ma per dire ancora una volta – in questo tempo che stiamo vivendo – che non vogliamo essere succubi della sofferenza e della morte, ma vogliamo essere proclamatori di una resurrezione che vogliamo sperare di vivere in pienezza, affidandoci alla nostra fede».  

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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